Scialpinista in un crepaccio sul Monte Bianco, quattro ore per salvarlo

L’incidente è avvenuto nel pomeriggio di ieri, lunedì 28 marzo, sul versante francese della montagna. La zona, ricca in voragini e sovrastata da una parete a rischio crollo, ha complicato l’intervento del PGHM di Chamonix.
PGHM crepaccio
Cronaca

Missione di soccorso complessa, nel pomeriggio di ieri, lunedì 28 marzo, per il Peloton de Gendarmerie de Haute Montagne di Chamonix. L’allarme scatta alle 15.30, dopo la caduta in un crepaccio di uno scialpinista, sul ghiacciaio della Jonction, sotto il rifugio dei Grands Mulets (3.051 metri). Siamo sul versante francese del “Tetto d’Europa”, la zona è ricca in voragini nel ghiaccio e – come raccontato dai Gendarmi sul profilo Facebook dell’unità – “se la stagione invernale del Monte Bianco inizia tradizionalmente in questo periodo, attualmente le condizioni non sono ancora propizie”.

La vittima dell’incidente viene localizzata, è in fondo al crepaccio in cui è sprofondata, coperta da blocchi di ghiaccio e roccia. Solo la testa è visibile: risulta cosciente e risponde alle sollecitazioni. Oltre all’accumulo di materiale su di lui, un altro rischio non indifferente è nel fatto che sopra al punto della caduta si staglia una parete alta una trentina di metri, che ha nei continui rumori di materiale in distacco da essa il sintomo lampante del rischio di un crollo.

“Scendere nel crepaccio – scrivono i gendarmi – significa chiaramente esporsi a un grave pericolo. Un caso di coscienza si pone all’equipaggio: occorre andarci?”. La decisione – prosegue il resoconto social – è collettiva: procedere al soccorso, riducendo al massimo il numero di gendarmi che entreranno nel cuore del ghiacciaio. Il Pghm utilizza praticamente tutte le attrezzature a disposizione: materassini di sollevamento, motosega, estrattore, paranchi, perforatori e un argano. La difficoltà è nel rimuovere i blocchi che lo coprono senza schiacciare lo sciatore.

L’operazione (paragonata letteralmente ad un “cantiere in alta montagna”) ha termine attorno alle 18.40. Resta da riportare in superficie la vittima dell’incidente. Interviene in supporto agli uomini sulla montagna l’elicottero “Choucas 74” del Peloton. Si opta per issare il ferito a bordo attraverso una lunga verricellata. Aiutato dai soccorritori, il medico degli ospedali del Monte Bianco realizza una medicazione d’urgenza, per stabilizzare le condizioni del paziente, che alle 19.30 vola verso il nosocomio di Annecy.

Il velivolo recupera gli uomini che hanno operato quando l’oscurità è già calata. Ufficialmente, l’operazione si chiude alle 21.45. Nel trarre il loro bilancio della giornata, i gendarmi scrivono: “l’équipe ha assunto la decisione di tentare il salvataggio, durato quattro lunghe ore, il cui esito non era scontato. Possiamo congratularci per il loro senso dell’attaccamento”. Un’osservazione alla quale ne viene affiancata un’altra, sotto forma di domanda che “ognuno può porsi in questi giorni: quali sono le condizioni dell’itinerario di montagna che intendo intraprendere?”. La risposta è un fatto di coscienza, anch’essa individuale.

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