Sequestro della pista al Breuil, l’ipotesi di abuso nata in una causa civile

La necessità di un permesso di costruire, per lo spostamento del tragitto, e non della semplice “Scia” depositata è emersa dalla consulenza disposta dal Tribunale e poi trasmessa in Procura.
L'area dei lavori sotto sequestro.
Cronaca

Affonda le radici in un giudizio civile l’inchiesta nell’ambito della quale ieri, giovedì 15 ottobre, è stata sequestrata la pista numero 16 del comprensorio sciistico di Breuil-Cervinia (Valtournenche). A promuoverla, un condominio nelle adiacenze dell’area interessata dai lavori di spostamento del tragitto, dov’erano state notate alcune crepe nelle proprietà dopo l’inizio dell’intervento. Per dirimere quella causa, il Tribunale nomina un consulente tecnico, che mette nero su bianco la necessità, per le opere in corso, di un permesso per costruire e non della semplice “Scia” depositata al riguardo.

Quella perizia, trasmessa alla Procura (dov’era arrivato anche un esposto dei condomini), fa prendere corpo all’ipotesi di abuso edilizio, relativa all’aver eseguito lavori senza titolo, oltretutto in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico-ambientale. Il pm Francesco Pizzato la contesta a otto persone, con vari ruoli nell’intervento, richiesto da un gruppo di privati alla “Cervino Spa” (che non risulta coinvolta nell’inchiesta), nell’ottica di “liberare” alcune superfici di loro proprietà attraversate dalla pista, per realizzare su di esse un complesso immobiliare.

Si tratta dei committenti dell’intervento (Carlo Marcoz, 76 anni di Aosta; Rino Pascarella, 67, di Valtournenche, dov’è anche assessore comunale; Chiara Luisa Lea Cipriani, 45, e Rina Meneghini, 49, entrambe di Cervinia), dei direttori dei lavori (Marco Fiou, 54, di Aosta e Mariapia Bettiol, 32, di Valtournenche), nonché degli esecutori materiali dell’opera (Renato Paola, 60, di Perosa Canavese e Shkeizen Terzia, 36, di Châtillon). L’avvenuto avvio dei lavori di spostamento del tracciato è stato accertato dagli inquirenti nell’agosto 2019 e il cantiere era ancora in corso.

Il sequestro della pista è di carattere probatorio, mirato cioè a mantenere intonso lo stato dei luoghi interessati dal provvedimento, al fine di consentire agli inquirenti la ricostruzione della portata dell’abuso ipotizzato. Non è escluso, a tal fine, il ricorso ad una consulenza tecnica da affidare a professionisti del settore. Se il procedimento penale è avviato per quanto riguarda la presunta irregolarità ambientale, dalla vicenda derivano anche altri interrogativi ai quali la Procura sta guardando per trovare risposte, uno in particolare.

È rappresentato dall’assenso ai lavori, dato dalla “Cervino Spa” ai richiedenti dello spostamento della pista. Nonostante la società che gestisce gli impianti di risalita non abbia dovuto far fronte ad un esborso economico, del quale si sono fatti carico i committenti-proprietari dei terreni da “liberare”, il segmento di pista rettificato scorre in una zona di maggiore pendenza e che presenta pericoli idrogeologici rispetto all’attuale. Caratteristiche che rendono il tracciato sfavorevole per la società (e, di conseguenza, per gli utenti), sulle quali la stessa non pare però avere eccepito.

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