Si è chiuso nella mattinata di oggi, venerdì 15 febbraio, con una condanna a tre anni ed otto mesi di reclusione per estorsione e truffa, il processo a carico del 48enne barese Diego Carli. L’uomo era finito alla sbarra per aver carpito ad una imprenditrice della media valle, dopo aver stabilito una relazione prima amichevole poi sentimentale con lei, una somma di oltre 110mila euro. Il giudice monocratico Marco Tornatore ha, inoltre, stabilito, a favore della persona offesa (costituitasi parte civile con l’avvocato Ascanio Donadio), una provvisionale di 62mila 500 euro.
Nella scorsa udienza, dedicata alla discussione delle parti, il pm Luca Ceccanti aveva chiesto quattro anni di carcere, ricostruendo in un’articolata requisitoria la lunga serie di “blandizie, millantazioni ed artifizi” posti in essere da Carli per farsi consegnare il denaro, tra assegni e ricariche di carte Postepay. Oltre ad atteggiarsi “da brillante imprenditore”, avrebbe accampato anche momentanee difficoltà economiche dovute alla morte di un fratello (risultato, dalle indagini, mai essere esistito) e ad un grave incidente (del quale gli inquirenti non hanno trovato traccia). Quando la donna aveva smesso di pagare, dilaniata dai dubbi sul suo partner, secondo l’accusa l’avrebbe presa per le spalle e strattonata, minacciandola pure di rivelare al marito la relazione extraconiugale.
Il difensore dell’imputato, l’avvocato Federico Fornoni, aveva ricordato come – nell’udienza in cui era stato sentito – Carl avesse ammesso la truffa, sostenendone però una diversa entità: “non stiamo parlando di 110mila euro, piuttosto di 50-60mila”. L’imputazione per estorsione era stata poi “fortemente contestata” dal legale, per non essere stata riferita dalla persona offesa al momento della denuncia. Il giudice Tornatore, tuttavia, ha ritenuto che Carli fosse colpevole di entrambi i reati per cui era a processo, non andando lontano, nel sentenziare, dalla pena richiesta dal pm.