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Spaccio di cocaina, crack ed eroina: quattro persone in carcere, una ai domiciliari

L’operazione antidroga effettuata ieri dai Carabinieri è il frutto di indagini iniziate lo scorso gennaio. Colpito da misura cautelare, ma attualmente irreperibile, anche Matabara Dia, il 37enne senegalese marito di Jessica Lesto, trovata morta in maggio.
Cronaca

E’ di quattro persone in carcere ed una ai domiciliari il bilancio di un’operazione antidroga condotta dai Carabinieri del Reparto Operativo del Gruppo Aosta, al culmine di indagini avviate all’inizio dell’anno. Gli arresti, disposti dal Gip Giuseppe Colazingari, sono stati eseguiti ieri, giovedì 28 luglio, tra la Valle d’Aosta, il Piemonte e la Sicilia. Secondo l’inchiesta, lo spaccio avveniva soprattutto nel capoluogo regionale e riguardava cocaina, crack ed eroina.

In cella sono stati portati: Gueye Babacar, 21enne senegalese fermato a Torino (già arrestato a Châtillon lo scorso 3 maggio, in flagranza di reato); Patrick Giuseppe Michel Bertucci, 43enne di Aosta (finito in manette a Noto, nel siracusano); Fabian Marciano, 44enne di Aosta ed Antonio Meli, 42enne di Sarre. Ai “domiciliari” si trova invece Stephanie Ansermin, 36enne di Sarre (moglie di Meli). Sono accusati, a vario titolo, di spaccio (singolarmente o in concorso) e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente.

La misura cautelare è stata spiccata, per le stesse accuse, anche nei confronti di Matabara Dia, 37enne senegalese, attualmente irreperibile e noto ad Aosta come “Tyson”. Il suo nome era di recente assurto alle cronache per essere il marito di Jessica Lesto, la 32enne ritrovata lo scorso 31 maggio senza vita lungo la Dora. Anche la ragazza, a quanto fa sapere l’Arma, “era oggetto della medesima attività investigativa”. L’accampamento di fortuna vicino al fiume era stato individuato come uno dei luoghi di spaccio (in cui, stando ai monitoraggi del Nucleo Investigativo, oltre alla coppia gravitava anche Babacar).

Con il decesso della ragazza, l’allontanamento del marito verso l’estero e l’arresto in flagranza del suo connazionale (condannato per quell’episodio ad otto mesi di reclusione e rimesso in libertà da poco), l’indagine – spiegano i Carabinieri – “ha subito una battuta d’arresto”, ma è a seguito di quegli eventi che, secondo le investigazioni, nell’attività di smercio “subentrano”, da un canto, Bertucci e Marciano e, dall’altro, Meli ed Ansermin, che per un periodo risultano utilizzare anche i telefoni già in possesso dei tre. L’approvvigionamento di stupefacente è risultato avvenire anche da Torino (con “viaggi” in auto e treno) e la modalità era quella di incontri con i clienti (in parte, già noti per la loro tossicodipendenza) fissati a seguito di messaggi o chiamate, anche via WhatsApp.

Messa a fuoco la nuova fisionomia del gruppo, unitamente ad ulteriori episodi di smercio, la Procura (il fascicolo è assegnato al pm Manlio D’Ambrosi) ha richiesto le misure cautelari eseguite ieri. Le indagini hanno visto intercettazioni, pedinamenti e altre attività tecniche, consentendo di accertare ventun casi di cessione, tra il gennaio e il giugno di quest’anno, con il sequestro di 22 grammi di crack, 8 di eroina e 15 di cocaina. Sono ventitré le persone, tutte residenti in Valle o lavoratori stagionali, segnalate all’autorità amministrativa come consumatori, tra loro anche un infermiere.

Nel disporre le misure cautelari, il Gip ha valutato la pericolosità e l’inclinazione a commettere reati di Marciano, Gueye e Bertucci dall’esistenza di precedenti specifici a loro carico (così come per Dia), mentre quella di Meli da condanne per altri reati. Per tutti loro la custodia in carcere è stata ritenuta dal magistrato la sola misura in grado di garantire le esigenze cautelari. Leggermente più sfumata la posizione di Ansermin, incensurata, per cui sono quindi stati disposti i domiciliari. Nei prossimi giorni gli arrestati compariranno dinanzi al giudice per i rispettivi interrogatori di garanzia.

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