La Polizia di Stato di Aosta ha eseguito sette misure cautelari, nei confronti di soggetti tra i 20 e i 45 anni, a conclusione dell’attività di polizia giudiziaria – su delega della Procura della Repubblica di Aosta – legati all’indagine sullo spaccio di stupefacenti che ha coinvolti, stando alla tesi d’accusa, anche un rappresentante della curva del Milan.
Il giudice per le indagini preliminari del tribunale del capoluogo ha infatti sciolto la riserva sulla richiesta delle misure cautelari avanzate dalla procura di Aosta per le otto persone indagate e accusate, a vario titolo, di detenzione, spaccio e approvvigionamento di sostanze stupefacenti.
Dopo gli interrogatori, il gip ha disposto tre obblighi di dimora nei comuni della Valle d’Aosta, uno dei quali congiunto all’obbligo di presentazione in Questura, un divieto di dimora nei comuni della regione per un residente in provincia di Milano e tre obblighi di presentazione in Questura. Ha invece rigettato la richiesta di misura cautelare per un altro indagato.
Cocaina, indagato anche un rappresentante della sezione di Aosta della Curva sud del Milan
23 maggio 2025
di Christian Diémoz
Agli occhi della Squadra Mobile, che ha indagato per un anno circa, quello composto dalle persone per cui la Procura ha chiesto otto misure cautelari (ieri si sono tenuti gli interrogatori preventivi dinanzi al Gip Davide Paladino, di cui è atteso il pronunciamento), era un “giro” di droga in grado di fruttare 50mila euro al mese sull’area di Aosta.
Otto gli indagati, tra i 20 e i 45 anni. Per gli inquirenti era un rappresentante della sezione aostana della Curva Sud del Milan, Domenico Cataldo, 29 anni, a “tirare le fila” dello spaccio, assieme ad altre due figure ritenute centrali da chi ha investigato: il cugino Gianluca Fazari (45) e Edoardo Laface (21). Gli altri indagati, considerati posizioni minori, sono: Massimiliano Boga, residente in provincia di Milano, e i valdostani Matteo Girardi, Andrea Agostino, Mattia Raffa e Nicolas Cannatà.
Nel fascicolo dell’inchiesta, che ha visto pedinamenti e appostamenti per ricostruire attività e ruoli, sono incluse diverse intercettazioni telefoniche. Da quelle conversazioni, gli inquirenti hanno tratto la convinzione di trovarsi di fronte ad un gruppo strutturato, in grado di movimentare quantitativi non indifferenti di stupefacente, in particolare cocaina. Un convincimento rafforzato, negli investigatori, anche da altri dettagli.
Ad esempio, il fatto che nei “viaggi” di approvvigionamento (che avveniva nella cintura di Milano, dove risiede appunto Boga, anch’egli nel pianeta degli ultras del Milan) venisse usata la tecnica del “convoglio”, con l’auto su cui viaggiava la droga preceduta da automezzi “staffetta” (compito di cui si occupavano, per gli inquirenti, in genere gli indagati considerati marginali), in grado di avvisare dell’eventuale presenza di forze dell’ordine lungo l’itinerario e di “immolarsi” in caso di controlli.

Nell’arco dell’inchiesta, partita dopo aver trovato un giovane in possesso di modeste quantità di stupefacente, gli agenti hanno sequestrato, fermando più volte gli indagati, complessivamente 300 grammi di cocaina e 700 di hashish, oltre a 1.500 euro, ritenuti il provento dell’attività illecita. Finite sotto sequestro anche 12 sigarette elettroniche, che però contenevano un liquido in cui è stato individuato del principio attivo tipo cannabis. Un rinvenimento “interessante” per gli inquirenti aostani.
Tra i luoghi oggetto di perquisizione, pure la sede a Quart del circolo cui fanno riferimento i tifosi, svolta dalla Mobile circa un mese fa con l’ausilio di un’unità cinofila della Guardia di finanza. Là non sono stati trovati però più di qualche grammo di hashish e un bilancino. Il luogo era visto dagli inquirenti come una “base” per i vertici del giro, ma lo smercio avveniva anche fuori dalla tifoseria.
Nel monitorare il gruppo lungo tutto l’arco dell’inchiesta, gli inquirenti hanno anche registrato le tensioni al suo interno. In un’intercettazione si sente: “Se vogliamo prenderci Aosta dobbiamo ‘fare fuori’ mio cugino”. Non certo un’eliminazione fisica, ma un “tagliare fuori”. Parole che gli inquirenti collocano a valle di un periodo di crisi di liquidità del presunto vertice del gruppo, con gli altri componenti desiderosi di scalzarlo quale punto di riferimento dello smercio.
Un quadro probatorio sulla base del quale la Procura della Repubblica, tirate le somme dell’indagine, ha chiesto al Gip otto misure cautelari per gli indagati: una custodia preventiva in carcere (per Fazari), tre arresti domiciliari (per Boga, Cataldo e Laface) e quattro obblighi di presentazione periodica alla polizia giudiziaria (per tutti gli altri). Ieri si sono svolti gli interrogatori preventivi (una nuova procedura, prevista dalle riforme recenti sulla giustizia), in cui Cataldo ha scelto di rispondere alle domande e gli altri si sono avvalsi della facoltà di non rispondere al Gip, ed è atteso che li giudice decisa se concederle, o meno.
Spaccio di stupefacenti, in sette davanti al Gip dopo le richieste di misure della Procura
Giovedì 22 maggio 2025 – Ore 13.30
di Christian Diémoz

Si sono svolti in mattinata, dinanzi al Gip del Tribunale di Aosta, gli interrogatori preventivi di sette indagati, a vario titolo, per detenzione, spaccio ed approvvigionamento di stupefacenti, per cui la Procura ha chiesto l’emissione di misure cautelari. Si tratta, in un caso, della custodia cautelare in carcere, in altri due di arresti domiciliari e, per i restanti, di vari obblighi (come quello di firma).
L’inchiesta da cui sono emersi gli addebiti contestati agli indagati, condotta dalla Polizia di Stato, è iniziata circa un anno fa. Durante le indagini, gli agenti della Squadra Mobile hanno recuperato vari quantitativi di cocaina, la droga al centro degli episodi monitorati dagli inquirenti. Sulla concessione delle misure, il Gip deciderà a seguito degli interrogatori, in cui quasi tutti gli indagati (alcuni residenti in Valle, altri in Lombardia) si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’interrogatorio preventivo è stato introdotto dalle recenti riforme sulla giustizia (in particolare, dalla legge Nordio) ed ha la finalità di offrire maggiore tutela all’indagato, consentendogli di esporre le proprie ragioni e difese prima dell’adozione di una misura cautelare chiesta dagli inquirenti. L’obiettivo è quello di evitare la disposizione di misure non fondate.