Nel 2024, al Tar della Valle d’Aosta sono stati depositati 46 ricorsi. Un dato identico a quello dell’anno precedente che conferma una riduzione graduale: nel 2019 erano stati 51; nel 2020, 80; nel 2021, 56 e nel 2022, 64. Cifre emerse durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, tenuta ad Aosta nella mattinata di oggi, mercoledì 12 marzo, in biblioteca regionale.
Non è fuga dalla giustizia amministrativa
Per la presidente Giuseppina Adamo, al suo esordio nel ruolo nella cerimonia odierna, il numero “non denota né una fuga dalla giustizia amministrativa, né una marginalità di questo Tribunale”. A sostegno di quest’affermazione, il tasso di litigiosità, cioè il rapporto tra le cause e la popolazione, che in Valle d’Aosta è dello 0,04%, in linea con gli altri TAR del nord e addirittura superiore al Piemonte, ove è dello 0,03%.
La natura del contenzioso
Guardando alla natura del contenzioso in Valle, Adamo ha sottolineato che “il numero e la percentuale dei ricorsi in materia edilizia, del resto storicamente uno dei settori principali” sono “impercettibilmente diminuiti, attestandosi al 24.4%, contro il 26.7% dell’anno precedente”.
Un livello ampiamente superiore al dato medio nazionale dell’11.7%, “segno del dinamismo del settore alimentato dall’attrattività turistica del territorio, ma anche della penuria dei terreni edificabili”, cui “si aggiunge un non perfetto coordinamento tra le regole dettate dalla disciplina regionale e le leggi nazionali che sempre più stesso si affastellano”.

I ricorsi definiti
Inoltre, quasi il 18% del contenzioso è rappresentato dai ricorsi in materia di sicurezza pubblica, per “la stragrande maggioranza in materia di armi, precipitato logico della passione dei valdostani per la caccia”. Quanto ai ricorsi definiti nel 2024, il numero è 41: 36 con sentenza, 4 con sentenza immediata e 1 con decreto decisorio.
“I tempi medi di definizione sono inferiori all’anno”, ha detto la presidente Adamo, sottolineando poi che “13 si sono conclusi con una sentenza di accoglimento, 11 sono stati respinti e il resto ha avuto esiti multipli o in rito”. Tra questi, 3 di cessazione della materia del contendere (che implica il riconoscimento, da parte dell’amministrazione, delle ragioni del ricorrente) e 4 di improcedibilità per sopravvenuta carenza d’interesse.
Delle 40 sentenze emesse, attualmente ne risultano appellate 11. Nello scorso anno, inoltre, il Consiglio di Stato si è pronunciato su 10 appelli relativi a sentenze emesse dal TAR della Valle d’Aosta, di cui 2 hanno trovato accoglimento.

Il “clamore” su una sentenza
Nella cerimonia di stamane, la Presidente del TAR si è anche soffermata su alcuni dei pronunciamenti del Tribunale nello scorso anno. Tra questi, uno che “ha trovato vasta eco sugli organi d’informazione”, la sentenza con cui è stato annullato un provvedimento di ammonimento del Questore ad un uomo, sostenendo che si fosse “limitato ad un corteggiamento”.
Per Adamo, la “ragione di questo certo clamore risiede, secondo la mia opinione, soprattutto nel fatto che a rimarcare il confine tra corteggiamento e stalking sia stato un collegio giudicante tutto femminile, a cui quindi non si poteva certo addebitare un atteggiamento maschilista”.
“Se questo è l’aspetto più s spendibile a livello comunicativo, – ha aggiunto la Presidente – quello più problematico è quello del campo applicativo della prevenzione”. Il punto sta nel fatto che “l’insieme di queste misure” è “però sempre più messa in discussione dalla Corte europea dei diritti dell’uomo”.
Il ragionamento della Corte europea, nella lettura della presidente, “si presenta fin troppo semplice ma chiaro: una misura ‘afflittiva’, anche se formalmente amministrativa, è equiparabile a una pena e come tale deve essere trattata. E’ questa visione panpenalistica di cui bisogna tener conto, pur essendo lontana dalla nostra tradizione”.