Aggressione a Verrès, l’imputato sceglie la “messa alla prova”

Nell’udienza di oggi, mercoledì 21 maggio, il pm Ceccanti ha riqualificato in lesioni (inizialmente era tentato omicidio) l’accusa nei confronti del 21enne Andrea Dorindo. L’imputato ha così optato per la modalità alternativa di estinzione del reato.
Il Tribunale di Aosta
Cronaca

E’ la “messa alla prova”, una modalità alternativa di estinzione del reato attraverso l’effettuazione di lavori di utilità sociale, l’epilogo del processo ad Andrea Dorindo, il 21enne di Verrès a giudizio per l’aggressione ad un 32enne aostano, rimasto ferito.

Nell’udienza di oggi, il pubblico ministero Luca Ceccanti ha riqualificato l’accusa nei confronti del ragazzo in lesioni (inizialmente era imputato di tentato omicidio). Una decisione assunta sulla base della perizia che ha escluso che la lesione all’aostano avesse cagionato un pericolo di vita.

Un consulente tecnico della difesa (l’imputato è assistito dall’avvocato Massimo Campanale di Ivrea) aveva altresì testimoniato che la ferita fosse stata cagionata con un “oggetto dalla punta aguzza e con un filo tagliente”, quindi un coltello, ma “altrettanto idoneo può essere un coccio di vetro”.

Secondo il consulente, oltre a non essere letale, la ferita si presentava compatibile con uno scenario di concitazione in cui, nella colluttazione tra le due persone, potesse non essere stata inferta intenzionalmente. “Credo possa avere un fattore di casualità importante” erano state le parole del medico-legale.

Con la revisione dell’accusa, l’imputato ha scelto la “messa alla prova”, il cui programma sarà approvato dal Collegio (presieduto dal giudice Marco Tornatore) in una prossima udienza. I fatti risalgono al 10 settembre 2023, a Verrès. L’aggressione (dalle indagini dei Carabinieri  erano stati individuati anche altri componenti del gruppo con cui si trovava Dorindo, due giudicati con rito abbreviato per lesioni) era avvenuta nella zona delle case popolari del comune della bassa valle.

L’episodio aveva avuto un antefatto, la serata precedente, quando il fratello del ferito era stato colpito con una bottiglia alla festa dei coscritti di Montjovet. I tre aostani si erano quindi recati a Verrès, il pomeriggio successivo, per chiedere spiegazioni. Una volta nel paese, l’incontro tra i due gruppi era però culminato in una lite e nel ferimento.

Soddisfazione per l’epilogo processuale è stata espressa dall’avvocato Campanale, che ha sottolineato come l’imputato non si sia mai sottratto al vaglio processuale e come la ricostruzione formatasi a dibattimento sia così stata riallineata all’accaduto. L’imputato, nella fase delle indagini era stato arrestato, per poi rimanere una settimana in carcere e un mese e mezzo agli arresti domiciliari.

Tentato omicidio a Verrès, in aula la ricostruzione dei Carabinieri

16 Aprile 2025 – Ore 16.12

Nuova udienza, nella mattinata di oggi, mercoledì 16 aprile, del processo che vede imputato il 21enne Andrea Dorindo, con le accuse di tentato omicidio e porto abusivo di armi. I fatti risalgono al 10 settembre 2023 e sono avvenuti a Verrès. In quell’occasione, secondo l’accusa, il giovane avrebbe colpito con una coltellata all’addome un 32enne aostano, curato e sottoposto ad intervento al “Parini”.

In aula è stato sentito anzitutto il sottufficiale dei Carabinieri della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent che ha seguito le indagini. L’episodio, si è appreso, ha un antefatto la serata precedente, quando il fratello dell’accoltellato era stato colpito con una bottiglia alla festa dei coscritti di Montjovet. Da lì nasce la “spedizione” di tre aostani a Verrès, il pomeriggio successivo, per chiedere spiegazioni.

L’incontro tra i due gruppi è avvenuto nella zona delle case popolari del comune della bassa Valle, ma è culminato in una lite e nel ferimento. Nella scorsa udienza, il 19 febbraio, due testimoni citati dall’accusa, dei giovani residenti a Verrès, avevano ricordato, quel pomeriggio, di essere stati fermati, nella zona del Municipio, da “dei ragazzi, di origine nordafricana”, che “sembravano minacciosi” e “avevano delle bottiglie di birra” e che avevano chiesto loro indicazioni su dove trovare un ragazzo, di cui conoscevano solo il nome.

Oggi, il militare ha spiegato che gli accertamenti svolti, condotti anche attraverso le immagini della videosorveglianza comunale, hanno consentito di ricostruire dettagliatamente i movimenti delle auto dei due gruppi, l’ora dello scontro e del soccorso al ferito (che, allontanatosi dal luogo dello scontro, si è poi accasciato nei pressi di un esercizio pubblico). Ha aggiunto che il ferito ha riconosciuto “con assoluta certezza” l’imputato.

E’ stato quindi sentito un consulente difensivo, un medico-legale soffermatosi sul fatto che a ferire è stato “un oggetto dalla punta aguzza e con un filo tagliente”. Un coltello, ma “altrettanto idoneo può essere un coccio di vetro, appuntito ovviamente”. La lesione riportata dal 32enne, nell’esame dello specialista, aveva un “tramite breve e scarsa profondità” e, oltre a non essere letale, si presenta compatibile con uno scenario di concitazione, in cui “credo possa avere un fattore di casualità importante” (cioè non sia stata inferta intenzionalmente, ma quale “effetto collaterale” della colluttazione).

E’ stata quindi la volta di quattro ragazzi (alcuni ancora minorenni), presenti al momento della lite: tutti hanno riferito di aver visto quattro persone, con spranghe e birre, sopraggiungere nella zona del campo da basket delle case popolari e aggredire i verrezziesi. I loro racconti, però, oltre a non corrispondere con gli orari forniti dal sottufficiale dell’Arma, hanno presentato tratti non sempre lineari sulla dinamica dell’accaduto e sulle persone presenti.

Il pm Luca Ceccanti ha chiesto almeno tre volte, ad uno di loro, di ripetere cosa avesse esattamente visto (“mi scusi, ma proprio fatico a capire…”, lo ha incalzato, replicando poi “è il mio lavoro” alle rimostranze del difensore dell’imputato, l’avvocato Massimo Campanale) ed il magistrato Marco Tornatore, presidente del collegio giudicante, ha ricordato allo stesso ragazzo che “la falsa testimonianza è un reato grave, punito dai 2 anni di carcere”. Il processo riprenderà il prossimo 21 maggio, con la discussione tra le parti.

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