Tentato omicidio a Verrès, in aula la ricostruzione dei Carabinieri

Nuova udienza, nella mattinata di oggi, mercoledì 16 aprile, del processo a carico di Andrea Dorindo, 21 anni residente a Verrès, accusato di tentato omicidio e porto abusivo di armi. Sentiti anche alcuni testimoni della difesa.
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Cronaca

Nuova udienza, nella mattinata di oggi, mercoledì 16 aprile, del processo che vede imputato il 21enne Andrea Dorindo, con le accuse di tentato omicidio e porto abusivo di armi. I fatti risalgono al 10 settembre 2023 e sono avvenuti a Verrès. In quell’occasione, secondo l’accusa, il giovane avrebbe colpito con una coltellata all’addome un 32enne aostano, curato e sottoposto ad intervento al “Parini”.

In aula è stato sentito anzitutto il sottufficiale dei Carabinieri della Compagnia di Châtillon/Saint-Vincent che ha seguito le indagini. L’episodio, si è appreso, ha un antefatto la serata precedente, quando il fratello dell’accoltellato era stato colpito con una bottiglia alla festa dei coscritti di Montjovet. Da lì nasce la “spedizione” di tre aostani a Verrès, il pomeriggio successivo, per chiedere spiegazioni.

L’incontro tra i due gruppi è avvenuto nella zona delle case popolari del comune della bassa Valle, ma è culminato in una lite e nel ferimento. Nella scorsa udienza, il 19 febbraio, due testimoni citati dall’accusa, dei giovani residenti a Verrès, avevano ricordato, quel pomeriggio, di essere stati fermati, nella zona del Municipio, da “dei ragazzi, di origine nordafricana”, che “sembravano minacciosi” e “avevano delle bottiglie di birra” e che avevano chiesto loro indicazioni su dove trovare un ragazzo, di cui conoscevano solo il nome.

Oggi, il militare ha spiegato che gli accertamenti svolti, condotti anche attraverso le immagini della videosorveglianza comunale, hanno consentito di ricostruire dettagliatamente i movimenti delle auto dei due gruppi, l’ora dello scontro e del soccorso al ferito (che, allontanatosi dal luogo dello scontro, si è poi accasciato nei pressi di un esercizio pubblico). Ha aggiunto che il ferito ha riconosciuto “con assoluta certezza” l’imputato.

E’ stato quindi sentito un consulente difensivo, un medico-legale soffermatosi sul fatto che a ferire è stato “un oggetto dalla punta aguzza e con un filo tagliente”. Un coltello, ma “altrettanto idoneo può essere un coccio di vetro, appuntito ovviamente”. La lesione riportata dal 32enne, nell’esame dello specialista, aveva un “tramite breve e scarsa profondità” e, oltre a non essere letale, si presenta compatibile con uno scenario di concitazione, in cui “credo possa avere un fattore di casualità importante” (cioè non sia stata inferta intenzionalmente, ma quale “effetto collaterale” della colluttazione).

E’ stata quindi la volta di quattro ragazzi (alcuni ancora minorenni), presenti al momento della lite: tutti hanno riferito di aver visto quattro persone, con spranghe e birre, sopraggiungere nella zona del campo da basket delle case popolari e aggredire i verrezziesi. I loro racconti, però, oltre a non corrispondere con gli orari forniti dal sottufficiale dell’Arma, hanno presentato tratti non sempre lineari sulla dinamica dell’accaduto e sulle persone presenti.

Il pm Luca Ceccanti ha chiesto almeno tre volte, ad uno di loro, di ripetere cosa avesse esattamente visto (“mi scusi, ma proprio fatico a capire…”, lo ha incalzato, replicando poi “è il mio lavoro” alle rimostranze del difensore dell’imputato, l’avvocato Massimo Campanale) ed il magistrato Marco Tornatore, presidente del collegio giudicante, ha ricordato allo stesso ragazzo che “la falsa testimonianza è un reato grave, punito dai 2 anni di carcere”. Il processo riprenderà il prossimo 21 maggio, con la discussione tra le parti.

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