Tentato omicidio del macellaio Ferré, Lale Demoz condannato anche in appello

I giudici, al termine del processo di secondo grado a Torino, hanno inflitto all’imputato 8 anni di reclusione, confermando la pena comminata dal Tribunale di Aosta il 17 marzo dell’anno scorso. I fatti il 1° ottobre 2018.
Tribunale - Uscita Camillo Lale Demoz
Cronaca

Anche per la Corte d’Appello di Torino, l’impresario Camillo Lale Demoz di Quart, 76 anni, è colpevole del tentato omicidio del macellaio di Charvensod Olindo Ferré. Ieri, martedì 09 febbraio, al termine dell’udienza i giudici hanno inflitto all’imputato del processo di secondo grado 8 anni di reclusione, confermando quindi la pena comminata dal Tribunale di Aosta il 17 marzo dello scorso anno.

I fatti risalgono al 1° ottobre 2018, quando il commerciante (che non si è mai ripreso completamente) era stato trovato in condizioni disperate in un capannone in località Séran a Quart, di proprietà di Lale Demoz. Sui fatti aveva indagato la Squadra Mobile della Questura di Aosta e l’impresario era stato arrestato l’11 gennaio 2019.

L’accusa, rappresentata nel procedimento di primo grado dal pm Eugenia Menichetti, sosteneva la colpevolezza dell’imputato sulla base delle tracce, di sangue e di altre materie, ritrovate sul manico di una zappa sequestrata nel capannone e su alcuni indumenti dell’imputato. Per gli inquirenti, sostenuti da una consulenza tecnica, l’attrezzo era stato usato per colpire Ferré al culmine di una lite dalle cause ignote, ma “verosimilmente riconducibili allo stato di ebbrezza”.

Attraverso una perizia, la difesa di Lale Demoz (gli avvocati Viviane Bellot e Antonio Rossomando) aveva invece ricondotto al contatto, e non alla proiezione durante l’aggressione, le macchie di sangue rinvenute sui reperti, sostenendo che l’imputato fosse arrivato sul luogo “dopo l’aggressione” quando la pozza di sangue vicino alla vittima “si era già formata”. Per i difensori, l’analisi del “DNA colloca sulla scena del crimine un terzo contributore, mai individuato”.

Olindo Ferré era andato a Quart per trattare l’acquisto di bestiame con degli allevatori. Erano stati raggiunti da Lale Demoz, quindi l’impresario e il macellaio si erano spostati nel capannone. Il “film” della giornata presentava un “buco” fino all’intervento del 118, verso sera, per soccorrere Ferré gravemente ferito. Le indagini si sono sviluppate su quelle ore, definendo le scene confermate ora dal secondo grado di giudizio.

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