Tor des Géants 2014, Francesca Canepa non ci sta. Se la sentenza del Giudice di Pace dello scorso 21 gennaio ha cancellato l’onta del presunto passaggio in macchina, condannando per diffamazione il concorrente che l’aveva accusata, ora l’atleta di Courmayeur vuole che salti anche la squalifica comminatale in quell’edizione del trail sulle alte vie della Valle, “perché non me la merito, è sbagliata”.
Assieme all’allenatore Renato Jorioz, in una lunga conferenza stampa tenuta ieri, giovedì 20 febbraio, ad Aosta, sottolinea che “tutto è nato da parole buttate lì”, ma “alla fine, i fatti veri nessuno li ha mai approfonditi ed è stato necessario aspettare cinque anni per avere la sentenza di un giudice che dicesse quel che è successo” e, documenti alla mano, “ve lo vogliamo far vedere, perché più nessuno nei bar ne parli”.
La motivazione che cambia
Jorioz ricorda che la squalifica inizialmente interviene per “mancato passaggio” al punto di controllo di Les Goilles (Cogne) e che lui e la concorrente presentano reclamo: “nel momento in cui si portano prove fotografiche e si dimostra, in maniera inequivocabile, che eravamo sul percorso, non avevamo motivo di pensare che non venisse accolto”.
“Non è stato così – dice il coach della vincitrice delle edizioni 2012 e 2013 del Tor – e la squalifica diventa per mancata registrazione di passaggio”. Proiettando un foglio di calcolo in cui, tra le caselle di colore giallo con i tempi, ne compaiono diverse di bianche senza contenuto, aggiunge: “solo quell’anno le mancate registrazioni sono state più di 150. Allora? 150 squalificati? No, ne risulta solo uno”.
La “confessione” di Galeati
Oltretutto, incalza l’allenatore, “il regolamento del 2014 non prevedeva che ci fosse squalifica per mancata registrazione”, viene inserita l’anno dopo. “Io avevo una ‘confessione’, chiamiamola così, – va avanti Jorioz – di Galeati (Gianluca, settimo al traguardo quell’anno, ndr), che all’arrivo mi ha detto: ‘Non vorrei finire negli stessi casini di Francesca, ma io dal Merdeux al Malatrà non sono passato al Frassati. Mi sono confuso, mi sono sbagliato’. È successo qualcosa per Galleati? Io lo ho reso pubblico nel 2015 e nessuno ha detto nulla”.
“Due pesi e due misure” per Canepa e Papi?
L’immagine sul grande schermo cambia ancora: appaiono a confronto due fogli controllo. L’allenatore della vincitrice dell’UTMB si fa provocatorio: “Quello sopra è del Tor, in cui devi essere registrato con il chip, e manca il numero di Francesca. Quello sotto è del Tor des Glaciers 2019. Il regolamento dice di firmare. Dov’è la firma di Luca Papi, il vincitore?”. Jorioz aggiunge: “Dice di essersi sbagliato, con problemi al Gps, di non essere passato al ristoro Crest, di avere chiamato Nicoletti (Alessandra, a capo dell’organizzazione, ndr) che gli ha detto: ‘Vai pure’. Due pesi e due misure, però, me li devi spiegare”.
Un’affermazione per cui la pluri-campionessa sbotta: all’epoca “Nicoletti non ha chiamato nessuno. Ha detto di non averci chiamato volutamente, per evitare polemiche. Allora, Papi lo senti, e va tutto bene, e me no?”. Peraltro, “quello che mi fa incazzare”, afferma senza badare alle parole, “è che se io esco da Cogne e, entro un tempo che non supera l’ora, non ti avvisano che io sono passata, devi attivare i soccorsi. Non pensi a passaggi in macchina, ad altro. Attivi i soccorsi. Da Les Goilles al Sogno ci sono minimo ancora due ore. Io dove sono? Questa è una mancanza. Però l’ho pagata io”.
“Bastava fare come il giudice”
Per Jorioz, era sufficiente che “l’organizzazione facesse l’esame che ha fatto il giudice”, perché “le evidenze erano tutte nella nostra denuncia”. “Ti hanno vista a Cogne – continua come un fiume in piena – Ti hanno vista appena prima di Les Goilles (il riferimento è ad una foto scattata da uno spettatore, ndr.). O eri sulla poderale, ma non c’era perché c’è stato un controllo della Forestale (Jorioz è stato multato e mostra il verbale, in cui si menziona che dell’atleta in auto non c’era traccia, ndr.), o è implicito che il passaggio ci sia stato”. Si torna quindi “a quello che abbiamo detto noi dall’inizio”, cioè “è possibile che quei signori fossero tornati in baita, perché faceva freddo”.
“Non ho niente contro i volontari di Les Goilles. – si affretta a precisare Francesca Canepa – Capisco che alle 5 del mattino potessero essere dentro. Non capisco l’accanimento che loro hanno nel dire che non sono passata”. Da qui, la conferenza stampa prosegue nelle parole della sentenza del giudice Giuseppe De Filippo, perché al processo i due volontari sono stati sentiti come testimoni, e si sofferma “per completezza” sulla squalifica.
I volontari “non proprio attendibili”
Se “forniscono delle versioni certamente coincidenti sul fatto che quella notte al punto ristoro fossero in tre”, criticità sono individuate dal magistrato sulla “circostanza di aver posizionato delle apparecchiature elettroniche (non autorizzate e non omologate) idonee a rilevare il passaggio degli atleti”, in particolare una fotocellula. Canepa e il concorrente americano Nickademus Hollon parlano “di una mancata presenza dei volontari all’esterno del rifugio, i quali vengono richiamati dal rumore di una bottiglia”.
A quel punto, “fuoriescono dalla baita per segnare il passaggio di Hollon senza presumibilmente accorgersi dell’arrivo e passaggio della Canepa”. Per il magistrato, “non può escludersi che i volontari addetti al solo controllo manuale fossero all’interno della baita con limitata visuale sul transito dei concorrenti e che il mancato rilevamento da parte dell’apparecchio elettronico installato” dai due “fosse dipeso da un suo mancato funzionamento anche temporaneo”.
Insomma, considerando che “meraviglia e non poco” l’aver deciso “di loro spontanea volontà e senza alcuna autorizzazione da parte della Direzione gara di collocare un apparecchio artigianale”, “qualche dubbio e perplessità sorge spontaneo tanto da far ritenere nel suo complesso le deposizioni” dei due volontari “non proprio attendibili relativamente alla squalifica della Canepa”.
“La mia non è una versione, è la verità”
Finito di leggere, Jorioz si fa perentorio: “Da cinque anni leggiamo che Francesca là non è passata, senza che si dica dove altro sarebbe passata. Perché lo si dice? Perché ce lo dicono due persone… giudicate inattendibili dal magistrato. La squalifica deve essere tolta, così come è stato fatto con la diffamazione”. Canepa non è meno categorica: “Non accetto che si scriva che non sono passata. Al limite, potete scrivere ‘La Nicoletti dice…’, ma io lì ci sono passata”.
Richiamato un interrogatorio, dinanzi alla polizia giudiziaria, del 5 dicembre 2015 in cui la presidente di “VdA trailers” (l’associazione che organizza il Tor, ndr.) ha messo a verbale “Direi che è possibile che all’esterno del rifugio di Les Goilles non vi fosse alcun volontario”, l’atleta conclude: “la mia non è una versione, la mia è la verità. Il resto sono illazioni. Peccato che le ho pagate io”. E se la squalifica non saltasse? “Valuterò nelle sedi opportune come procedere, perché è una cosa sbagliata. È come il fatto della macchina. Nella mente della gente io ho commesso qualcosa”.