Ci sono anche due valdostani, un 40enne e un 45enne, tra i quattro denunciati dalla Polizia in un’operazione su un “traffico” di Green pass falsi. Le abitazioni degli implicati, individuati quali utilizzatori dei certificati contraffatti, sono state perquisite dagli agenti della Sezione investigativa della Digos di Genova, con il supporto dei colleghi di Aosta e della Polizia postale. I reati contestati loro sono ricettazione, falsità materiale commessa dal privato in certificati o autorizzazioni amministrative e uso di atto falso.
Dalle investigazioni, coordinate dalla Procura del capoluogo ligure, i quattro (tra i 29 e i 51 anni, tutti occupati ed in contatto tra di loro) risultano essersi adoperati per ottenere il “QR code” contraffatto per sé stessi e procurarlo anche a conoscenti. In quel modo, gli utilizzatori riuscivano ad avere accesso ad attività e servizi dove era richiesto il Green pass rafforzato, eludendo le restrizioni previste dalle norme sul contenimento del Covid-19.
Secondo le indagini, per avere un certificato falso attraverso la rete di contatti finita nel mirino degli inquirenti liguri bisognava pagare 250 euro. Al momento dell’“ordine”, al potenziale cliente veniva chiesto un acconto da 50 euro, assieme ai dati anagrafici. Il saldo veniva liquidato alla consegna della certificazione. La Polizia è arrivata ai denunciati incrociando i controlli ai Green pass dei lavoratori con i dati dell’anagrafe vaccinale.
Durante le perquisizioni sono stati sequestrati gli smartphone, le certificazioni sanitarie, nonché le varie ricevute a disposizione dei quattro. L’indagine prosegue con l’analisi dei contenuti dei dispositivi prelevati, al fine di identificare i soggetti che materialmente producevano i Green pass falsi e di stabilire le modalità tecniche di generazione del “QR Code” associato al nominativo, in grado di risultare “in regola” ai controlli.