Trasportava 36 kg di cocaina, è definitiva la pena a 5 anni di carcere
E’ divenuta definitiva la pena, a cinque anni di reclusione (e 24mila euro di multa), inflitta al 49enne albanese che, nell’agosto 2021, era stato arrestato a Morgex alla guida di un furgone su cui erano stati trovati 36 chilogrammi di cocaina. Il patteggiamento dinanzi al giudice del Tribunale di Aosta, scelto da Norend Kapo (residente a Pesaro) a fronte della richiesta della Procura di giudizio immediato, risale al novembre dell’anno scorso.
Subito dopo, però, l’uomo – attraverso il suo legale – aveva proposto ricorso per Cassazione. Nell’impugnazione, lamentava tra l’altro l’erronea qualificazione del fatto in termini di trasporto e detenzione della sostanza stupefacente, anziché di importazione della medesima. Inoltre, contestando l’accertamento sulla consapevolezza della detenzione della droga, aveva posto un tema di correttezza della motivazione.
Argomenti sui quali la Suprema Corte si è pronunciata la scorsa estate, ritenendo tali censure – si legge nella relativa ordinanza – “in parte prive di specificità” e, per i profili residui, “non riconducibili a quelle previste come ammissibili” dal Codice di procedura penale. Ne è conseguita la dichiarazione di inammissibilità del ricorso del 49enne, per il quale la sentenza ha così assunto carattere definitivo (e si sono aggiunti tremila euro da versare alla cassa delle ammende).
A fermare Kapo in alta Valle, dopo l’ingresso in Italia dalla Francia, era stata una pattuglia della Guardia di finanza. In una perquisizione con termoscanner, era spuntata fuori la “neve”, frammista all’imbottitura dei sedili del Fiat Iveco: in tutto 34 panetti. Diciotto nascosti nel sedile del conducente e sedici in quello del passeggero. Era stato quindi arrestato e, nel momento del giudizio al Tribunale di Aosta, il suo difensore aveva raggiunto con il pm Manlio D’Ambrosi, titolare del fascicolo, l’accordo sulla pena (formula che permette di fruire di uno “sconto” di un terzo sul totale), poi applicata dal giudice.
L’episodio è richiamato nella relazione del Ministro dell’Interno al Parlamento sui risultati e sull’attività della Direzione Investigativa Antimafia nel secondo semestre 2021. Detto degli scenari infiltrativi legati alla ‘ndrangheta, il documento spiega che, sebbene “non si siano avuti recenti riscontri circa l’operatività di gruppi strutturati” relativamente a “sodalizi criminali di altre matrici”, si “registrano talvolta episodi delittuosi relativi al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti”. Insomma, “Carrefour d’Europe”, a volte, anche per i crimini.