Un detenuto ha aggredito tre agenti di Polizia penitenziaria nel carcere di Brissogne

L'allarme è lanciato dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, che denuncia: "Sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore". Il segretario generale del Sappe spiega: "È urgentissimo dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser".
Carcere Brissogne
Cronaca

Un detenuto, trasferito al carcere di Brissogne dalla struttura detentiva di Biella, si è rifiutato di scendere dal mezzo della Polizia penitenziaria che lo ha trasportato, cercando di aggredire il comandante di Reparto intervenuto per mediare.

A denunciare i fatti è il Sappe, il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per bocca del segretario Massimo Chiepolo, che aggiunge: “Ieri, dopo analoghi comportamenti aggressivi e turbativi dell’ordine e della sicurezza interna, veniva accompagnato in ospedale per essere sottoposto a visita specialistica ma qui aggrediva il personale di scorta con calci e pugni tentando, presumibilmente, la fuga”.

L’uomo è stato fermato dall’intervento della scorta di Polizia penitenziaria. “Purtroppo, il bilancio è pesantissimo, con tre colleghi feriti con diversi giorni di prognosi”, dice ancora Chiepolo, che aggiunge: “Le scellerate decisioni dell’Amministrazione penitenziaria continuano a ricadere sui colleghi che, nonostante l’abbandono in cui il nostro Corpo versa da anni, riescono col sacrificio personale, l’abnegazione e grande professionale a garantire la sicurezza della comunità”.

Anche il segretario regionale per il Piemonte del Sappe, Vicente Santilli, stigmatizza l’episodio ed esprime solidarietà ai poliziotti coinvolti: “Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi nel Distretto penitenziario di Valle d’Aosta, Piemonte e Liguria. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi della Casa circondariale di Brissogne. Questi ultimi episodi devono far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione: ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere”.

Non solo: “Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali – aggiunge Santilli –: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni”.

“La situazione penitenziaria è sempre più critica a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto – dice invece Donato Capece, che del Sappe è segretario generale –. I detenuti sono tornati a numeri allarmanti: 60mila a livello nazionale, oltre 120 quelli ristretti ad Aosta”.

Attraverso Capece, il Sappe “torna chiede l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi, l’espulsione dall’Italia dei detenuti stranieri per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di appartenenza, la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari per il contenimento dei numerosi detenuti affetti da problemi mentali (oggi ristretti indiscriminatamente nelle carceri tra gli altri e molto spesso responsabili di gravi eventi critici), la previsione che i detenuti tossico ed alcoldipendenti siano destinati in Comunità di recupero. Ma è urgentissimo dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.

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