Due svedesi 24enni le vittime della valanga in Val Veny
Si chiamavano Annika Maria Henriette Frankendal e Theresia Jansson Palmer, entrambe 24enni di nazionalità svedese, le due vittime della valanga caduta domenica pomeriggio, nel canale degli Spagnoli, sopra Courmayeur. Il Soccorso Alpino della Guardia di finanza di Entrèves ha completato le operazioni di riconoscimento e identificazione dei due cadaveri recuperati tra ieri e l’altro ieri. Negli accertamenti sul distacco sono stati sentiti anche i due superstiti, connazionali delle due giovani, trascinati dalla massa per qualche metro, ma che sono riusciti a restarne fuori.
Sono stati così ricostruiti gli accadimenti dei momenti prima e dopo l’incidente. I ragazzi, che erano a Chamonix da qualche tempo (alcuni forse anche perché lavoratori stagionali), domenica avevano deciso di spostarsi sul versante italiano del Monte Bianco, per una uscita di fuoripista. Hanno scelto una zona molto apprezzata dai freerider stranieri, il canale degli Spagnoli appunto, per la particolarità della sua conformazione (già teatro di un grave incidente nel febbraio 2019).
La valanga staccatasi al passaggio
Il distacco, nel racconto reso agli uomini del Sagf dagli sciatori ancora emotivamente provati, si è praticamente verificato al loro passaggio. I due superstiti hanno perso l’equilibrio per una decina di metri, ma ne sono usciti e, visto che stavano bene, si sono messi alla ricerca delle due amiche. Erano equipaggiati a dovere e, utilizzando l’Artva, hanno localizzato una delle due ragazze travolte. Era più in basso di circa 120 metri, ma si sono resi subito conto che aveva perso la vita.
Chiamati i soccorsi, inizialmente è stato impossibile per l’elicottero alzarsi in volo. Gli uomini del Soccorso Alpino Valdostano e del Sagf, composte due squadre, si sono mossi via terra, da valle e da monte rispetto al punto del distacco. Raggiunto il posto, a circa 2.300 metri di quota, si sono trovati dinanzi a una valanga dallo sviluppo importante, non lontano dai seicento metri. Recuperata la prima vittima, c’era da cercare la seconda.
La valanga staccatasi al passaggio
Il distacco, nel racconto reso agli uomini del Sagf dagli sciatori ancora emotivamente provati, si è praticamente verificato al loro passaggio. I due superstiti hanno perso l’equilibrio per una decina di metri, ma ne sono usciti e, visto che stavano bene, si sono messi alla ricerca delle due amiche. Erano equipaggiati a dovere e, utilizzando l’Artva, hanno localizzato una delle due ragazze travolte. Era più in basso di circa 120 metri, ma si sono resi subito conto che aveva perso la vita.
Chiamati i soccorsi, inizialmente è stato impossibile per l’elicottero alzarsi in volo. Gli uomini del Soccorso Alpino Valdostano e del Sagf, composte due squadre, si sono mossi via terra, da valle e da monte rispetto al punto del distacco. Raggiunto il posto, a circa 2.300 metri di quota, si sono trovati dinanzi a una valanga dallo sviluppo importante, non lontano dai seicento metri. Recuperata la prima vittima, c’era da cercare la seconda.
La sospensione delle ricerche
Purtroppo, la scarsa visibilità nella parte centrale della valanga, unita al manto ancora instabile, ha portato, domenica sera, alla sospensione delle ricerche. Sono riprese il mattino dopo, quando – grazie al tempo tornato bello – è stato possibile posizionare due “vedette” (per proteggere gli operanti sulla massa nevosa sia da eventuali ulteriori distacchi, sia dall’arrivo di altri sciatori) e compiere un sorvolo in elicottero.
Il segnale Artva ha così condotto al cadavere dell’altra giovane, che era a circa 270 metri dal punto del distacco. I corpi sono stati portati alla camera mortuaria del cimitero di Courmayeur, per il riconoscimento e gli accertamenti. Nel giorno del distacco, per l’area della Val Veny il bollettino valanghe stabiliva un rischio di 3 (marcato) su 5, individuando la principale fonte di rischio negli “strati deboli presenti nella neve vecchia”.
Il Sagf relazionerà alla Procura sull’incidente, ma – considerando che i quattro erano un gruppo di amici – non sono determinabili, rispetto ad eventuali profili di responsabilità, posizioni di garanzia in capo ai due superstiti. Dalle valutazioni dei soccorritori, sul verificarsi dell’incidente hanno influito anche la pioggia, che cadeva al mattino mista a neve, e l’innalzamento della temperatura. I profili social delle due vittime, una nata a Stoccolma e l’altra che viveva a Lund, restituiscono la passione per la montagna, lo sci e i viaggi.
Gli accertamenti sull’altra valanga
Proseguono, nel mentre, gli accertamenti sull’altra valanga che ha funestato la scorsa settimana in Valle d’Aosta. Parliamo di quella che il 13 marzo è costata la vita al 27enne monegasco Jean-Vincent Lausseure, che partecipava ad un’uscita in eliski nella conca di Cheneil, in Valtournenche. Nell’ambito del fascicolo aperto per omicidio colposo, la Procura (il fascicolo è affidato al pm Giovanni Roteglia) ha disposto l’acquisizione delle immagini della “action cam” indossata dalla vittima.
Nel contempo, è stata indagata la guida che accompagnava Lausseure nella discesa, Nicola Corradi di Valtournenche. Si trattava della quarta discesa di quel giorno, partita dal colle di Croux, a 2.700 metri. Un atto anche a garanzia del professionista, considerando che la posizione di garanzia rivestita in qualità di guida integra la soglia degli “indizi” previsti dalla riforma Cartabia per l’iscrizione nel fascicolo.
L’obiettivo dell’accertamento sulla telecamera è ottenere elementi utili a corroborare la ricostruzione compiuta sinora dai finanzieri del Sagf di Breuil-Cervinia, secondo la quale la guida precedeva il giovane, per creare la traccia, e lui era subito dietro. Forse si è spostato oltre il tracciato ed è stato visto cadere da un gruppo che seguiva alla distanza, probabilmente avendo staccato la valanga al suo passaggio.