Un risarcimento appena superiore ai 23mila euro al cameriere che erano accusati di aver picchiato e la revoca del licenziamento scattato nei confronti dello stesso (sostituendolo con la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro) ha condotto al ritiro della querela con cui, all’epoca dei fatti, un 20enne di origini marocchine aveva denunciato di essere stato malmenato.
“Non luogo a procedere”
Si è così chiuso, con il “non luogo a procedere” pronunciato oggi, venerdì 25 febbraio, dal giudice monocratico Marco Tornatore, il processo nei confronti del vicecommissario della Polizia di Stato in pensione Valter Martina, del sottufficiale dei Carabinieri in congedo Luigi Di Bella e di Alessandro Udali, uno dei titolari del ristorante “Lo Riondet” di La Thuile, luogo dei fatti nel luglio 2021. I tre erano stati chiamati a giudizio per violenza privata e lesioni personali aggravate dall’aver agito in più persone riunite, nonché per i “motivi abietti” alla base del gesto.
La ricostruzione degli inquirenti
Nella ricostruzione degli inquirenti, le botte erano giunte quale “ritorsione” per una discussione avuta dal dipendente con la sorella di Udali, relativamente alle mance lasciate dai clienti e che il cameriere chiedeva di riconoscergli. Un diverbio al culmine del quale il lavoratore si sarebbe lasciato andare ad uno schiaffo alla donna, innescando – nella tesi d’accusa – la reazione del fratello, che avrebbe cercato (e trovato) aiuto per la “punizione” negli altri due accusati.
La versione degli imputati
Una versione sempre smentita dagli imputati. “Io e il collega dei CC” – aveva scritto Martina in un post su Facebook, lo scorso novembre, all’emergere della notizia della citazione a giudizio – ci siamo limitati a contenere una persona che dava in escandescenza ed aveva malmenato una giovane”, per poi aggiungere che “siamo tranquilli di poter affermare la nostra completa innocenza in fase dibattimentale”.
Dopo l’episodio, il 20enne era stato visitato in pronto soccorso, dove gli erano state riscontrate ferite riconosciute guaribili in 10 giorni, quindi aveva denunciato l’accaduto. Un esposto per il gesto violento alla titolare e per le presunte escandescenze era stato presentato nei confronti del ragazzo. La Procura lo ha definito con richiesta di archiviazione, dopo il supplemento d’indagini disposto dal Giudice di pace, ed è comunque stato anch’esso rimesso nel quadro dell’intesa raggiunta.
L’udienza odierna
A quanto emerso, nell’ambito delle negoziazioni tra le parti, oltre al risarcimento e all’annullamento del licenziamento, gli accusati si sono dichiarati dispiaciuti per l’accaduto, riconducendo la situazione ad un malinteso. All’udienza di oggi, comunicato l’avvenuto risarcimento (con rinuncia del ragazzo alla costituzione di parte civile), il pm Manlio D’Ambrosi, titolare del fascicolo, ha riqualificato l’imputazione in lesioni (sgombrando così il campo dalle aggravanti che lo rendevano procedibile d’ufficio), chiedendo al giudice di pronunciare il “non luogo a procedere”, cosa avvenuta poco dopo. A carico degli imputati sono rimaste solo le spese processuali e il reato contestato è stato dichiarato estinto per la remissione della querela.
La persona offesa: “Grazie” agli inquirenti
Martina era difeso dall’avvocato Corinne Margueret, Di Bella dal legale Claudio Soro e Udali dall’avvocato Davide Sciulli. A rappresentare gli interessi della persona offesa erano gli avvocati Massimo Balì e Sandro Sorbara, che nell’esprimere soddisfazione per l’esito della vicenda dichiarano: “Il nostro assistito tiene a ringraziare la Procura e il Corpo forestale della Valle d’Aosta (le indagini sono state svolte dalla Sezione di Polizia giudiziaria presso la Procura, ndr.) per la ricostruzione dei fatti cui hanno proceduto”.