Francesco Renga, live al Palais di Saint-Vincent

Boccoli nero corvino e un timbro di voce inconfondibile. Ospite della Saison Culturelle 2019/2020, torna in Valle d’Aosta il cantautore italiano Francesco Renga. Ieri sera al Palais di Saint-Vincent con “L’altra metà Tour”.
Francesco Renga, Saison Culturelle 2019/2020
Cultura

Vederlo è un piacere, ma ascoltarlo ancora di più. Boccoli nero corvino e un timbro di voce inconfondibile. Francesco Renga arriva a Saint-Vincent per la Saison Culturelle 2019/2020.

Ieri sera, il cantautore si è esibito sul palco del Palais. Un appuntamento live imperdibile del tour “L’altra metà”, con tappe da ottobre a dicembre nei Teatri e negli Auditorium di tutta Italia.

Accolto da un pubblico numeroso, ma fin troppo moderato. La platea timida ed educata, rimproverata dal cantante, svela la sua presenza solo dopo la prima ora di concerto intonando “Dimmi che tu ci sarai”.

Più di venti canzoni si susseguono e completano la scaletta. I brani estratti dal suo ultimo album “L’altra metà”, “Aspetto che torni”, “Finire anche noi” e “L’odore del caffè”, si alternano con gli indimenticabili successi del suo repertorio, “Angelo”, “Ci sarai” e “Il mio giorno più bello nel mondo”.

“Tutto ruota intorno all’Amore, secondo Renga. Quello immenso, unico, esemplare, finito o infinito. Come un poeta, augura al pubblico di pronunciare almeno una volta “Era una vita che ti stavo aspettando” e inizia così a sussurrare le prime strofe dell’omonimo brano.

E la felicità? Dipende da noi stessi. “Dipende da chi abbiamo di fronte quando ci guardiamo allo specchio. Dipende dall’altra metà, l’unica in grado di completarci”. Un messaggio che si ripercuote sulla scenografia, caratterizzata dalla presenza di specchi.

Ad accompagnare l’artista, i musicisti Fulvio Arnoldi, chitarra acustica e tastiere, Vincenzo Messina, pianoforte e tastiere, Stefano Brandoni e Heggy Vezzano, chitarre, Phil Mer, batteria, e Gabriele Cannarozzo, basso.

Con gli ultimi brani della performance, la comunione tra cantante e pubblico si realizza. Alcuni fan raggiungono il palcoscenico. Si respira l’aria del “live”. Sulle note di “Guardami amore”, Francesco Renga si concede. Mostra le sue piccole imperfezioni, il sudore sulla fronte, il ricciolo spettinato e stringe la mano delle persone con cui in quel momento sta condividendo la sua musica.

“Normale” dà la buonanotte e chiude il concerto. “Che male c’è a essere normale?” A dirlo è un artista da anni sulla scena musicale italiana. Un uomo spontaneo, con i piedi per terra, che ama stare tra la gente. Un elogio alla normalità per insegnare che anche le cose più semplici della vita di tutti i giorni possono diventare speciali.

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