Italia amica del regime iraniano: un dibattito in Valle

L'associazione "Iran libero e democratico" ospite della Consulta per la laicità delle Istituzioni VDA. Si è parlato della repressione delle rivolte di piazza, della resistenza laica e degli interessi economici italiani. Presenti anche Arcigay e Valdesi.
Manifestazione di studenti iraniani
Cultura

“A chi giova il feroce governo iraniano, che dalle elezioni del 2009 ha inasprito la repressione dei dissidenti politici e degli studenti in rivolta? A chi conviene mantenere in vita il regime degli Ayatollah iraniani?” Yoosef Lesani, vicepresidente dell’associazione ‘Iran libero e democratico’, ha posto tante domande al pubblico presente ieri sera al Casale, a Saint Cristophe, per il dibattito organizzato dalla Consulta per la laicità delle Istituzioni della Valle d’Aosta.
Per rispondere basta mettere una vicina all’altra alcune considerazioni e fare due più due. L’Iran è il secondo produttore mondiale di petrolio, l’Italia è il secondo partner commerciale dell’Iran, ed è riuscita a raddoppiare il flusso di affari dopo l’embargo ONU e le sanzioni dell’Unione Europea. Importiamo petrolio e gas, esportiamo armi e tecnologia per l’esercito – siamo secondo produttore ed esportatore mondiale di armi dopo gli Stati Uniti. “Gli interessi economici sono enormi, e molti politici e giornalisti sono a libro paga dell’Iran” ha spiegato il presidente dell’associazione, Tulio Monti, anche lui ospite della serata.

I media italiani e occidentali trasmettono puntualmente molte immagini di studenti in piazza e sanguinose repressioni dell’esercito e della polizia. Pochi sanno però che esiste fin dal 1980 un consiglio nazionale della Resistenza iraniana, con sede a Parigi, in esilio. Ne fanno parte esponenti di tutte le confessioni religiose, di tutte le etnie e di tutte le tendenze politiche democratiche, ed è composto per oltre la metà da donne.

L’associazione Iran libero e democratico si fa portavoce della resistenza, appoggiata dagli iraniani rifugiati politici: “I nostri valori sono la laicità, la parità tra uomo e donna, la democrazia e il rispetto dei diritti umani” ha dichiarato Lesani. “Crediamo nella possibilità di una pacifica transizione alla democrazia, ma serve il sostegno internazionale che finora è clamorosamente mancato. Hanno preferito credere nella favola dell’opposizione moderata al regime, ai cosiddetti riformisti, che sono stati al governo 16 anni, e non hanno modificato la situazione, ma a tratti l’hanno aggravata, proseguendo con la corsa alla bomba atomica. L’accondiscendenza criminale degli occidentali verso il regime ha fatto troppe vittime”.

Tra queste vanno contati anche i morti di Ashraf, un’enclave pacifica di iraniani appartenenti all’opposizione, situata in territorio irakeno, e protetta per anni dalle convenzioni internazionali. Gli Usa se ne sono andati, lasciandola in mano all’esercito irakeno, che ha massacrato la popolazione a più riprese, obbedendo alle richieste di Ahmadinejad.

Sono intervenuti alla serata anche il pastore valdese Maurizio Abbà e la presidente dell’Arcigay Valle d’Aosta Elena Tartaglione. “Gli omosessuali sono puniti con la morte, ma spesso oltre che per omosessualità sono condannati anche per stupro” ha dichiarato quest’ultima. “Si tratta dell’ennesima deformazione della realtà, che costringe molti a dichiarsi vittime di una violenza sessuale per poter evitare l’accusa di omosessualità consenziente, e la conseguente impiccagione”.
Il pastore Abbà, infine, ha evocato la lapidazione, con cui vengono messi a morte uomini e donne. “Di fronte a queste questioni la religione deve fare due passi indietro” ha sostenuto il pastore. “Gesù disse “chi è senza peccato scagli per primo la pietra, ma la cosa più terribile è che purtroppo molti di quei fanatici, certi di essere nel giusto, quella pietra la scaglierebbero senza esitazione. Guai a chi fa a meno dei dubbi, delle domande. L’Iran infama la sua storia ricchissima e la sua cultura millenaria agendo in questo modo”.
Dopo il dibattito c’è stata una cena a base di specialità persiane, il ricavato è stato devoluto all’Associazione Iran libero e democratico.
 

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