La storia di Viktoria attraverso l’obiettivo di Sophie-Anne Herin

L'esposizione fotografica Viktoria è in mostra da Inarttendu, in via Martinet.
Sophie-Anne Hérin
Cultura

Viktoria, un nome e un destino. Combattere per riuscire a vincere contro il mondo, contro un futuro che qualcuno avrebbe scritto per lei, ma che il suo coraggio le ha permesso di cambiare. Vicino a lei, per documentare involontariamente i gesti semplici e quotidiani che si fanno potenti e simbolici in questo caso, Sophie-Anne Herin, fotografa aostana a Torino da anni. Da questo viaggio, inaspettato e condiviso è nata l’esposizione Viktoria, in mostra da Inarttendu in via Martinet.

L’epopea di Viktoria, ragazza ucraina arrivata in Italia con speranze e sogni e finita invece in un incubo a Napoli, incrocia nel 2014 la strada della fotografa alla Casa delle Donne di Modena dopo che, scappata dalla città campana arriva in Emilia, dove però incontra sulla sua strada ancora botte e maltrattamenti . Una volta a Modena sarà Viktoria a proporre a Sophie un viaggio nell’Ucraina più autentica e rurale, un viaggio per ritrovare la sua famiglia e per riappropriarsi di gesti e situazioni della quotidianità che per tanto tempo le erano stati impediti.

Viktoria - Sophie Anne Hérin
Viktoria – Sophie Anne Hérin

Le foto, in cromia rossa, “come il colore del sangue, del legame, della morte” – spiega la fotografa – , “sono state scattate nel luogo dove Viktoria è nata e ha vissuta fino ai suoi 20 anni, quando, rimasta vedova in un paese che non prevede una seconda possibilità per le vedove, ha deciso di partire per cercare di migliorare la sua vita”. In ucraina Viktoria lascia la famiglia e un ambiente rurale e agricolo, diverso da quello che la circonderà in Italia, ma fatto di legami e di momenti di condivisione puri: delicati e irruenti al tempo stesso.

Le foto esposte sono poche, ma molto significative e potenti: un fuoco che divampa e la figlia di Viktoria che lo fissa, quel fuoco che Viktoria ha sentito e visto da vicino nei momenti peggiori, quando la sua vita bruciava; e poi ambienti rurali, case quasi spoglie e sguardi che penetrano l’obbiettivo di Sophie: “Quando sono partita con lei non volevo fare qualcosa di già visto, qualcosa che ripercorresse le tante mostre, tutte comunque necessarie, sulla violenza nei confronti delle donne. Io volevo solo seguire Viktoria e in mente ancora non avevo una esposizione. Infatti sono partita con la macchina fotografica ma questi scatti sono rimasti per molto tempo in un cassetto”.

Viktoria - Sophie Anne Hérin
Viktoria – Sophie Anne Hérin

Tutto cambia quando Sophie torna su quelle foto nel momento in cui l’Ucraina torna sotto i riflettori: “Dopo averle riguardate mi sono decisa a organizzarle e a utilizzare una croma simbolica. Va detto che aver capito che nel mio viaggio avevo assistito all’unione di un micro mondo, quello di Viktoria, e di un macro mondo , ovvero quello della sua nazione, ma che entrambi erano uniti dal dolore come comunque denominatore, ha fatto scattare in me il bisogno di raccontare”. Raccontare qualcosa di puramente visivo è stata la grande sfida di Sophie che, nonostante la guida e il racconto di Viktoria, si è scontrata con un paese di cui ovviamente non conosceva lingua e cultura: “La mia percezione è sempre e solo stata visiva. Non parlando l’ucraino il legame con la famiglia di Viktoria e con il suo mondo è stato sempre e solo visivo”. Dunque un modo di percepire le cose, le situazioni e i sentimenti in un modo che difficilmente potrebbe essere più obiettivo e più difficile da “inquinare”, ed è per questo che il risultato sono delle foto estremamente asciutte, perché aggrappate al quotidiano, ma al tempo stesso preziose per chi del quotidiano è stata troppo spesso privata.

 

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