Il “no” degli artisti locali all’esternalizzazione della Saison e alla “riserva indiana”
‘”Secondo l’assessore la Saison è un contenitore troppo vario, ho sentito dire che l’idea migliore del suo assessorato era di fare per noi ‘bacan’ una rassegna da chiamare Saison Terroir. Questa è la riserva indiana, non dobbiamo fare una Saison Culturelle A e una Saison Culturelle B.” Così Vincent Boniface di “Patoué eun Mezeuca”, associazione promotrice non esclusiva di “SOS Culture” tavola rotonda che si è svolta ieri sera, 15 febbraio 2023 alla Cittadella dei giovani. A rendere necessaria la riunione è stata la decisione dell’Assessorato ai beni culturali di esternalizzare tramite una gara d’appalto l’organizzazione della Saison Culturelle.
La scelta della Cittadella dei Giovani, per la tavola rotonda non è stata casuale, infatti, come ha spiegato Vincent Boniface: “La Cittadella dei Giovani è il luogo giusto perché fa parte di una fotografia non tanto a fuoco secondo noi della situazione valdostana del 2023. Questa struttura è un fiore all’occhiello per tutta la Valle d’Aosta ma non smette mai di far parlare di sé riguardo al futuro di questa struttura.” Boniface ha poi chiarito gli obiettivi della battaglia iniziata con l’organizzazione dell’incontro: “Noi porteremo avanti una battaglia che consiste nel rivitalizzare la nostra lingua, il patois, attraverso la canzone ma vi assicuro che questa battaglia sarebbe agevolata se le persone che ci amministrano l’avessero a cuore allo stesso modo. In una regione francofona a statuto speciale, che dovrebbe salvaguardare la propria specificità vediamo una regressione progressiva di questo nostro ambiente.”
Le ragioni dell’esternalizzazione
L’esternalizzazione, come spiega Boniface, ha avuto inizio quando in regione hanno preso coscienza della mancanza di personale. “Come è possibile che qualcuno va in pensione e non si possa sostituire. Ci sono persone che si laureano in corsi esattamente pensati per fornire le competenze per gestire delle direzioni artistiche, degli aspetti più tecnici e per occuparsi di cultura in maniera pratica.” Il polistrumentista ha poi proseguito il suo discorso illustrando uno dei possibili scenari che potrebbero proporsi una volta assegnato il bando. “Possiamo immaginare quale sarà lo scenario a cui andremo incontro, una società forte che ha una struttura simile alla nostra in un’altra città che crea una succursale in Valle d’Aosta, gestendo la rassegna in base a ragionamenti di tipo economico, coinvolgendo i così detti ‘artisti di cassetta’”.
Non sono mancate durante il discorso introduttivo di Boniface le polemiche relative alla consulenza dello studio legale avvocato Herbert D’Herin:”Vorremmo capire perché questo studio condotto da un ufficio legale che ha analizzato la Saison Culturelle e il Teatro Splendor abbia definito quest’ultimo ‘un luogo non di cultura’ non essendo un antico bene archeologico. Mi domando allora che cos’è un bene culturale? La nostra lingua, i nostri canti, le nostre capacità in fatto di arte sono dei beni culturali immateriali, di cui questo documento non parla assolutamente, parla semplicemente di mattoni. Si parla di una realtà valdostana dove non si sviluppano delle professionalità imprenditoriali legate alla cultura. Qui davanti a me ho tante persone che sono pronte ad affermare il contrario.” La progressiva perdita di interesse nei confronti del palinsesto proposto dalla Saison, secondo Boniface, tra le altre cose è da imputare anche al cambiamento di abitudini della popolazione valdostana: “Possiamo spingere la carretta con tutte le energie ma oggi le persone stanno tanto per i fatti propri. L’idea di aggregazione non è più quella che ha fatto sviluppare tanti progetti, tra cui il mio e il vostro.”
L’S.O.S. inascoltato della cultura
“Il nostro non è solo un S.O.S. Saison Culturelle – ha rimarcato Boniface- ma un S.O.S Culture. Qui non si parla solo di esternalizzazione ma di privatizzazione, perché naturalmente l’Assessore Guichardaz nella sua delibera cerca di metterci in guardia sulla salvaguardia della cultura ma in maniera troppo ampia. ‘Questa Saison Culturelle verrà data in mano a non sappiamo chi ma tranquilli, noi ci occuperemo di far si che la Saison Culturelle rimanga una Saison Culturelle’.
A mio avviso bisognerebbe dettagliare molto di più, bisognerebbe sancire che qui in Valle d’Aosta dobbiamo mantenere la nostra specificità culturale e linguistica, il francese e il patois devono godere di una protezione. Se non tuteliamo queste nostre ricchezze culturali in un futuro fantastorico, mi sento di dire che l’italiano a sua volta potrebbe essere minacciato dalla totale prevaricazione dell’inglese.”
Nella prosecuzione del suo discorso, Vincent Boniface ha voluto rimarcare anche la difficoltà riscontrata dagli artisti nel cercare di vivere di sola cultura, l’inspiegabile chiusura del BREL, Bureau Regional Pour L’ethnologie e la Linguistique, il mancato sostegno alla Société Centre d’études francoprovençales “René Willien” nella ricerca di una nuova sede fisica, lo smacco all’Association Valdôtaine Archives Sonores, la cui sede, la Maison des Mosses è stata indicata come bene in alienazione e l’invito della Regione ad accorpare. “Accorpare, allora accorpiamo un assessorato con un altro, oppure accorpiamo la presidenza della giunta con quella del consiglio, o accorpiamo la regione Valle d’Aosta con il Piemonte, così facciamo prima, no?”
L’importanza di “fare da gruppo spalla”
Le critiche di Vincent Boniface all’Assessore Guichardaz, non si sono limitate alla sua idea di organizzare una “Saison Culturelle di Serie B” infatti, l’artista ha puntualizzato: “Un altro punto di vista che mi sento di criticare, che l’assessore ha esternato quando ci siamo incontrati è che bisognerebbe smettere di far fare agli artisti locali le prime parti da gruppo spalla agli artisti nazionali perché questa cosa è avvilente. Fare da gruppo spalla a un gruppo noto non è avvilente. è un’opportunità di crescita, di vedere come lavorano quelli più grandi di me e quindi potergli dare un libro o un CD per fargli vedere o sentire ciò che hai prodotto.”
Gli spunti emersi durante la tavola rotonda
Nel successivo dibattito che si è sviluppato, i presenti sono stati in grado di proporre diversi spunti, critiche e riflessioni riguardo alla situazione in cui versa attualmente la Saison. La proposta avanzata da Michelle Chenuil di imporre un solo direttore artistico per la rassegna è stata seguita dall’intervento di Livio Viano, che ha ribadito quanto sia importante che l’organizzazione rimanga in mano all’amministrazione pubblica. Christian Sarteur, in seguito, ha avanzato la proposta di costituirsi in una fondazione, in modo tale da poter partecipare alla gara d’appalto e cercare così di assicurarsi la gestione della rassegna artistica. L’idea seppur accolta con entusiasmo dai presenti ha suscitato la perplessità di Luigi Fosson, che ha evidenziato la necessità di fondi ingenti per l’avvio di un progetto di questo tipo.
La strategia proposta da Gianni Nuti
A chiudere la tavola rotonda è stato il sindaco di Aosta Gianni Nuti. Il sindaco ha sottolineato il fatto che con una gara d’appalto l’amministrazione pubblica continuerebbe a rivestire un ruolo molto più decisivo di quanto potrebbe fare se la Saison Culturelle fosse data in concessione. Ha poi messo in luce l’irrealizzabilità del progetto di presentarsi come un soggetto unitario per la gara d’appalto e ha dato il suo parere sulla costituzione di un’altra fondazione: “Noi dobbiamo coordinarci in primo luogo perché le nuove generazioni, anche sulla salvaguardia delle tradizioni abbiano una sensibilità che in questo momento non hanno. La Saison Culturelle è il punto di arrivo di un processo di ricucitura culturale. Abbiamo 2 anni di tempo, abbiamo Cittadella e Giacosa come spazi e come opportunità. Dovremo imparare ad intercettare un pubblico ampio, di tanti gusti. In seguito, potremo pensare alla fondazione. Oppure, prendiamo una delle fondazioni che ci sono, la strutturiamo adeguatamente e non ci mettiamo a fare un’ennesima fondazione, che per altro sono anche dispendiose.”