Tino Aime. Sulla soglia dell’incanto

nella Chiesa di San Lorenzo ad Aosta, è stata inaugurata la mostra personale dell’artista piemontese "Sulla soglia dell'incanto": oltre cinquanta opere, tra dipinti, sculture in legno e bronzo e incisioni per tuffarsi nel mondo e nella poetica di Aime.
Inaugurazione Tino Aime
Cultura

La montagna nelle sue poetiche sfaccettature così come la dimensione contadina sono i temi cari a Tino Aime che riesce nelle sue opere a offrirci senza “viziosi giri pseudo-intellettuali, e concettosi”, una visione del mondo che l’artista ama e che nel tempo ha saputo interpretare con accattivante semplicità e profondità. Sono in tanti a rimanere affascinati dalle sue opere perché l’universo creativo che propone Tino Aime è quello di un autore colto e amato da intellettuali e scrittori quali Mario Rigoni Stern, Massimo Mila e Mario Soldati. Venerdì 20 luglio nella Chiesa di San Lorenzo ad Aosta, è stata inaugurata la mostra personale dell’artista piemontese "Sulla soglia dell’incanto", organizzata dall’Assessorato regionale alla Cultura, nella quale viene presentata una selezione di oltre cinquanta opere, tra dipinti, sculture in legno e bronzo e incisioni. Si tratta di un viaggio piacevole tra le sue opere, ovattato e magico, che avvicina e fa conoscere al pubblico, anche se l’artista è ben noto e amato in Valle d’Aosta, parte della sua anima.

“Ho sempre amato dipingere i luoghi dove l’uomo fatica di più e la vita è più difficile – scrive Tino Aime – l’alta Langa (quella di Fenoglio), le lagune e le desolate distese della Camargue dove l’acqua e la terra si fondono (Mistral), le bruciate sierre dell’Andalusia (Garcia Lorca), le mie borgate abbandonate di montagna (Toni Boudrier, Mario Rigoni Stern). Dipingo il mio quotidiano e le mie origini. Dipingo nature silenti, fiori stremati e oggetti dimenticati. Amo incidere, scolpire, accarezzare le pietre, sentire i profumi del legno. La materia mi attrae, ma vorrei anche saper dipingere l’aria. Già da fanciullo sbalzavo lastre di rame, scolpivo cortecce di larice, disegnavo e coloravo i sassi della spiaggia, saldavo ritagli di metallo e attorcigliavo fili di ferro”.

Molto conosciute sono le sue “finestre” dipinte, che l’autore ha saputo reinventare “in modo naturalmente coerente alle esigenze del suo mondo pittorico, quello dei rocciosi paesaggi e delle desolate abitazioni di montagna”, per riprendere la definizione di Francesco Poli contenuta nel catalogo della mostra.

“Le frecce del mio ipotetico arco cerco di indirizzarle direttamente al cuore della gente, senza viziosi giri pseudo-intellettuali, e concettosi” scrivo Aimé, e non c’è dubbio che ci sia riuscito. La mostra ad ingresso gratuito sarà aperta dal martedì alla domenica dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 18.30, lunedì chiuso.

Chi è Tino Aime
Tino Aime nasce a Cuneo nel 1931 e vive a Gravere in Val di Susa. Inizia come scultore, sarà poi pittore e grafico a livello internazionale. Nel 1963 espone per la prima volta le sue opere. Seguono numerose esposizioni e riconoscimenti in Italia, Francia, Romania e Stati Uniti. Tra i suoi molti lavori, il progetto del francobollo commemorativo di Galileo Ferraris e il dipinto per il Palio di Susa del 1997, il monumento per la corsa automobilistica Susa-Moncenisio e quello per i 100 anni della nascita di Cesare Pavese. L‘esposizione, che resterà aperta fino al 28 ottobre 2012, è accompagnata da un catalogo bilingue italiano-francese, edito da Musumeci Editore, che contiene un testo critico di Francesco Poli.
 

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