“Il piano è fattibile sotto il profilo economico-patrimoniale e sostenibile sotto quello finanziario”, consente alla società di “soddisfare i creditori”, “mantenere sul mercato” il Casinò “consentendo di salvaguardare i posti di lavoro attuali”, “di mantenersi autonomamente nel corso (almeno) dei prossimi cinque anni in modo da non dover richiedere alcun finanziamento al socio (o a terzi)”. A metterlo nero su bianco è il Commissario giudiziale, il commercialista Ivano Pagliero, nella sua relazione inviata ieri sera ai creditori della Casa da gioco di Saint-Vincent, in vista dell’Assemblea del prossimo 9 luglio.
Affinché la procedura concordataria prosegua e vada a buon fine però il Commissario è tranchant: “Non pare immaginabile che si prosegua nel concordato (sottoponendo lo stesso alla votazione dei creditori) senza che, prima, sia stato approvato il bilancio dell’esercizio 2018 che è proprio quello in cui la società è stata posta sotto l’egida del Tribunale”.
L’Assemblea dei soci per l’approvazione del bilancio 2018 del Casinò è saltata ieri dopo la decisione del socio Regione di non presenziarvi in ragione della mancanza di tutti gli elementi “per considerare e giudicare i termini di questo bilancio”. A preoccupare buona parte della maggioranza è la valutazione degli immobili inserita già nel piano concordatario, depositato in tribunale, e ora nel bilancio 2018. “Questo enorme deprezzamento – spiegava ieri in aula il Presidente della Regione, Antonio Fosson – non è mai stato oggetto di approfondimento formale da parte della regione e sarà oggetto di particolari valutazioni in quanto i valori indicati si discostano in modo eclatante da quelli delle precedenti stime”.
La questione non viene toccata nella relazione del Commissario che si limita solo a ricordare come “il complesso immobiliare Casinò ed hotel GHB non entrano a far parte del perimetro di cessione in quanto rappresentano i beni necessari ed indispensabili per l’attuale attività d’impresa permettendo, in tale veste, la continuità operativa della società debitrice; pertanto non si effettuano considerazioni in merito”.
Secondo il bilancio redatto dall’Amministratore unico il valore delle immobilizzazioni materiali del Casinò (voce dello Stato patrimoniale che include terreni e fabbricati, nonché impianti e macchinari) scendono dai 129 milioni 581mila euro del 2017 ai 74 milioni 821mila euro dello scorso 31 dicembre.
Il cortocircuito del bilancio
Se il Commissario giudiziale preme, quindi, per l’approvazione del bilancio, atto letto come conditio sine qua non per la prosecuzione del piano concordatario, di altro avviso sembra una parte della maggioranza regionale ma anche il collegio dei sindaci. Nella relazione inviata l’altro ieri quest’ultimo sottolinea “l’impossibilità ad esprimere un giudizio sul bilancio al 31 dicembre 2018″ perché, tra l’altro, “appare non solo dimostrato, ma anche del tutto evidente che il processo di formazione e predisposizione non ha rispettato le norme di legge previste per la necessaria informativa nei confronti dei terzi, siano essi azionisti, ma anche gli stessi organi di controllo, il collegio sindacale e la società di revisione”.
Nel documento i sindaci ricordano la “preliminare opportunità inascoltata di dare priorità al Tribunale ed agli Organi della Procedura di concordato preventivo in continuità rispetto alla formazione del progetto di bilancio, determinano per questo Collegio Sindacale l’impossibilità ad esprimere un giudizio sul bilancio al 31.12.2018 …” .
Saltata l’Assemblea dei soci di ieri, la nuova convocazione è per il 7 giugno.
“Allo stato, lo scrivente ritiene di non dover effettuare alcun particolare commento sul punto, – sottolinea Pagliero nella relazione – in attesa della presa di posizione, in assemblea, da parte del socio di maggioranza Regione Valle d’Aosta sui temi che più interessano la procedura concordataria (in primis – ma non soltanto – la condivisione della svalutazione dell’immobile e la gestione dei fondi) ed in particolare proprio con riferimento all’approvazione del Bilancio”.
Tuttavia il Commissario giudiziale mette le mani avanti: “dovrà essere oggetto di approfondita valutazione da parte degli organi di giustizia l’eventuale mancata approvazione del bilancio nei termini proposti dall’Amministratore Unico, considerata la necessità che la situazione contabile – in una società che continua ad esercitare la propria attività e che quindi fa scontare ai suoi creditori eventuali perdite di esercizio o comunque vicende che vadano a diminuirne la garanzia patrimoniale – sia consolidata e fatta propria dagli organi sociali secondo le ordinarie norme civilistiche e nei termini fissati dalla legge”.
Infine a chi in queste ore sta probabilmente immaginando scenari alternativi al concordato, il Commissario invia un messaggio.
“Sicuramente, la mancata approvazione e/o la mancata omologazione della proposta concordataria, di cui si discute, aprirà una procedura concorsuale alternativa. Nel caso specifico, stante la conclamata crisi di liquidità finanziaria, tenuto conto altresì dell’istanza di fallimento a suo tempo presentata dalla Procura della Repubblica di Aosta, in caso di mancata omologazione della procedura di concordato, è prevedibile che si addiverrà alla declaratoria di fallimento (o di amministrazione straordinaria)”.
In conclusione secondo il commissario giudiziale “vista la particolarità dell’attività ed il significativo impatto territoriale sul comune di Saint Vincent ed in generale sulla Regione Valle d’Aosta, da un punto di vista sociale/occupazionale, risulta evidente ritenere che sia assolutamente preferibile (per i creditori e per il tessuto economico in generale) la prosecuzione dell’attività aziendale”. Prosecuzione dell’attività che consentirà “di realizzare un importante attivo derivante dai flussi di cassa che, seppur allo stato risultino previsionali (tuttavia fortemente testati e verificati), secondo l’impostazione del piano permettono il totale soddisfacimento dei creditori privilegiati, nonché un’importante percentuale a favore dei creditori chirografari”. Nel piano la proposta per quest’ultimi è di vedersi rendere il 78% del proprio credito ma, a giudizio del Commissario per “mantenere una giacenza attiva in banca per tutto il periodo del concordato, nonché al 31.12.2023, di circa 5.000.000 euro (a copertura dei salari e del fondo dotazione Casa da Gioco)” va rivista nel 60%.
Se il Casinò dovesse invece fallire i creditori (sia privilegiati che chirografi) resterebbero a mani vuote. “Fallimento o amministrazione straordinaria, infatti, potrebbero determinare l’immediata e contestuale cessazione dell’attività e dunque la chiusura dell’attività lavorativa”. E una volta chiuso, non è detto, ricorda il Commissario, che lo stesso possa riaprire.