Sci, Cervinia inaugura domani la stagione invernale

Il via in un clima di grande incertezza. La conferma alla ripartenza è arrivata nel corso di un vertice fra Regione e Unità di crisi. Le misure anti-covid approntate già in estate dalle società degli impianti a fune, saranno in parte replicate in inverno: obbligo di mascherina, distanziamento, percorsi differenziati per chi sale e scende dagli impianti.
Cervinia
Economia

Riparte da Cervinia, domani, sabato 24 ottobre, la stagione dello sci in Valle d’Aosta. Regione e Unità di crisi hanno dato il via libera ieri all’apertura del comprensorio.

“Ieri c’è stata una concertazione con l’organismo tecnico-scientifico, la normativa permette di riaprire e si è deciso di andare avanti” spiega il Presidente e Amministratore delegato di Cervino Spa Matteo Zanetti “seguendo il protocollo stabilito con gli organi competenti e attenendoci alle indicazioni. Da parte nostra abbiamo implementato tutto quanto il possibile per evitare assembramenti. Abbiamo ad esempio dislocato le macchinette di vendita degli skipass in più punto, negli alberghi e presso il consorzio turistico. Abbiamo installato dei pannelli informativi per ricordare i comportamenti corretti da adottare e implementato il personale.”

L’attesa da parte degli appassionati dello sci sembra essere tanta. “La dozzina di alberghi aperti in paese ha delle buone sensazioni.  – prosegue Zanetti – Sembra che ci sia interesse e anche una luce di speranza, mi sembra che tanta gente soprattutto nel mondo dello sci in Valle d’Aosta, vede in qualche modo questa riapertura come la speranza di poter continuare. Se i dati dovessero essere diversi da quelli attuali, saremo comunque noi i primi a volere chiudere. Purtroppo stiamo tutti vivendo alla giornata, in un clima di totale incertezza”.

Nel weekend gli appassionati avranno la possibilità di sciare a Cervinia nella parte alta del “Ventina”, da Plateau Rosà a Cime Bianche Laghi; a Plan Maison, dove saranno in funzione le seggiovie Plan Maison, Fornet e Bontadini (skipass 30 euro, 63 euro l’internazionale).

Le misure anti-covid approntate già in estate dalle società di impianti a fune, saranno in parte replicate in inverno: obbligo di mascherina, percorsi differenziati per chi sale e scende dagli impianti. Per evitare assembramenti e ridurre i tempi di attesa e di percorrenza si è deciso di permettere di viaggiare alla massima portata, utilizzando contemporaneamente in linea il maggior numero possibile di veicoli ed applicando la massima velocità di trasporto consentita dalla concessione funiviaria.

La crescita costante dei contagi e le notizie che si rincorrono da Roma su possibili e nuovi lockdown o comunque su limitazioni negli spostamenti non fanno dormire sonni tranquilli non solo a chi gestisce le società di impianti di risalita, che la prossima settimana incontreranno i nuovi vertici regionali, ma a tutto un settore, quello del turismo, motore dell’economia locale. Come viene spesso ricordato dall’Associazione degli impianti di risalita, l’Avif, durante le sue assemblee l’indotto, è pari a sei volte il fatturato delle società (70 milioni di euro circa).

Ad accendere i riflettori sui tanti lavoratori del settore, spesso stagionali, è la Filcams Cgil Valle d’Aosta. 

“Questa emergenza sanitaria si è avventata sul mondo intero come uno tsunami. Se quest’estate c’è stato qualche sospiro di sollievo, ora torna lo spettro delle chiusure, come già è successo a marzo.” Con l’avvicinarsi della stagione invernale, “tra i fulcri dell’economia della nostra regione”, il  timore del sindacato “è che vengano lasciati indietro tutti i lavoratori che ruotano intorno al turismo: dal commercio agli alberghi, bar e ristoranti.  Quest’estate, nonostante il flusso turistico sia stato massiccio nelle nostre vallate, i più penalizzati sono stati i lavoratori stagionali, spesso non richiamati e lasciati a casa. Gli aiuti della Regione e dello Stato si sono rivelati inefficaci, senza contare i vari cavilli burocratici a cui bisognava far fronte”.  Per questo la Filcams Cgil Valle d’Aosta chiede misure anti-crisi più rapide e meno pressate dalla burocrazia.

Secondo i dati forniti dal sindacato sono oltre 5000 i lavoratori del settore turistico -ricettivo per cui sono stati chiesti gli ammortizzatori sociali. “E ad oggi non è ancora chiara la situazione di quanti effettivamente abbiano ricevuto i soldi”.

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