“In una stagione caratterizzata da grandi difficoltà sin dall’inizio a causa dei minori flussi di clientela straniera, e peggiorata ora con l’ingresso della Valle d’Aosta (unica per ora in Italia) in zona arancione, anche solo ipotizzare il passaggio in zona rossa sarebbe una catastrofe”.
A dirlo il Presidente Adava Filippo Gérard, che aggiunge: “Al di là dei giri di parole, il passaggio in zona rossa ci riporterebbe di fatto in una situazione di vero e proprio lockdown, con limitazioni negli spostamenti e la chiusura di attività quali i bar, i ristoranti, i negozi (tranne alcune eccezioni) e gli impianti di risalita. Solo per il fatto che se ne parli sono già molte le telefonate che riceviamo da parte di clienti che hanno prenotato e che ora sono preoccupati di non riuscire a venire in vacanza, ma se dovesse concretizzarsi sarebbe veramente un dramma e non solo per il nostro settore: un passaggio in zona rossa anche solo per alcune settimane decreterebbe la fine prematura della stagione invernale con tutte le conseguenze economiche e occupazionali che purtroppo già conosciamo”.
Il Presidente degli albergatori valdostani spiega poi che “ha fatto molto bene il presidente Lavevaz a chiedere un conteggio puntuale dei soli casi di ricoverati con sintomi, spiegando il perché la nostra regione è penalizzata dal punto di vista statistico e di calcolo del passaggio tra i diversi colori”.
Anche perché, aggiunge, “se vogliamo ancora sperare di avere un tessuto imprenditoriale in Valle d’Aosta, è necessario un cambio delle regole che definisca nuovi parametri per il passaggio da un colore ad un altro; è infatti totalmente anacronistico continuare ad applicare misure e modelli che venivano applicati lo scorso anno in un contesto sanitario totalmente differente”.
Poi, citando un’intervista al quotidiano El Pais del Primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, Gérard spiega che “vista l’evoluzione della malattia e la protezione offerta dai vaccini, è necessario valutare parametri diversi da quelli utilizzati finora e cambiare il modo in cui è tracciata l’evoluzione della pandemia, utilizzando un metodo simile a quello adoperato per l’influenza, senza registrare tutti i casi e senza testare tutte le persone che presentano sintomi”.
“Dobbiamo in sostanza smettere di rincorrere il virus negli asintomatici – chiude il Presidente Adava –, superare la fase emergenziale e cominciare a convivere con questa situazione nel migliore modo possibile che non è certamente chiudere di nuovo tutto”.