Aosta ha perso 114 negozi in 10 anni. Aumentano i ristoranti

A spiegarlo è Confcommercio VdA. Tra il 2012 ed il 2022 le attività di commercio al dettaglio sono passate da 474 a 360. L'associazione, per evitare la "desertificazione" spiega: "per “arginare una eventuale emorragia di chiusure la prospettiva, anche nella nostra regione, è quella legata ai ‘Distretti del Commercio’”.
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Nel 2012 le attività di commercio al dettaglio ad Aosta erano 474. Dieci anni dopo, nel 2022, si sono ridotte a 360 del 2022. A crescere, invece, è stato il numero di alberghi, bar e ristoranti aumentati del 10,275 per cento.

A scriverlo in una nota è Confcommercio Valle d’Aosta, che segnala anche come “le attività di commercio al dettaglio di prodotti alimentari sono passate dalle 29 del 2012 alle 22 del 2022, fuori dai centri storici da 19 a 12”, “i ristoranti del centro storico da 63 a 66 mentre si sottolinea un calo dei bar da 67 a 59” che fuori dal centro città “sono passati da 65 a 53”.

L’allarme è lanciato: “Il rischio di non riavere i nostri centri storici come li abbiamo visti e vissuti prima della pandemia è, dunque, molto concreto e questo significa minore qualità della vita dei residenti e minore appeal turistico”, spiega Ermanno Bonomi, presidente Ascom Aosta.

“I numeri però vanno analizzati da più sfaccettature e da diversi punti di vista – aggiunge il presidente Fipe Confcommecio VdA Graziano Dominidiato –. È bene precisare che i fattori colpevoli di eventuali chiusure possono essere molteplici. Non è sufficiente la volontà di aprire per realizzare un sogno imprenditoriale. È necessario prima di farlo porre delle basi solide fatte di progetti e dati concreti, oltre ad uno studio accurato legato alla qualità e alla giusta collocazione”.

Il pericolo che vede l’associazione all’orizzonte è quello della “desertificazione” e, per “arginare una eventuale emorragia di chiusure delle attività la prospettiva formulabile anche nella nostra regione è quella legata ai ‘Distretti del Commercio’”, si legge ancora nella nota.

“I cosiddetti ‘Duc’ vedono coinvolti enti pubblici, cittadini, imprese e formazioni sociali a fare rete con l’obiettivo comune di fare del commercio una fonte di innovazione e valorizzazione delle risorse dell’area interessata”, spiega Adriano Valieri, che di Confcommercio VdA è direttore generale.

“Ribadiamo che l’obiettivo dei Distretti del Commercio è quello di fare del commercio un fattore di innovazione, integrazione oltre che di accrescere e rigenerare l’attrattività del tessuto urbano sostenendo la competitività delle imprese commerciali – scrive l’associazione –. Confidiamo che la nuova Giunta regionale appena insediata e il nuovo assessore al Turismo, Sport e Commercio Giulio Grosjacques, a cui auspichiamo i nostri migliori auguri, prendano a cuore tale delicata tematica in quanto i piccoli borghi e i centri storici privi di esercizi commerciali e attività di ristorazione perdono a nostro avviso gran parte del loro interesse”.

Il dato nazionale

Stando ai dati in possesso a Confcommercio, al livello nazionale tra il 2012 ed il 2022 sono cessate, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante. In crescita, anche in questo caso, alberghi, bar e ristoranti. Nello stesso arco di tempo, è cresciuta invece la presenza di imprenditori stranieri nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila).

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