La troppa burocrazia, giudicata complicata e costosa, e i limiti eccessivi alle emissioni sonore, calcolati in 45 decibel, sono i due fattori che hanno scatenato la rivolta e la polemica dei commercianti di Aosta che in una lettera aperta, firmata da 32 soggetti tra baristi e ristoratori, se la prendono con il regolamento comunale relativo ai dehors estivi. Un tema che torna di attualità in previsione dell'arrivo della bella stagione e dell'arrivo dei turisti. Ed è proprio il turismo uno dei tasti dolenti toccato con amarezza dai firmatari della lettera che evidenziano il rischio di far diventare il capoluogo un "quartiere dormitorio" a causa delle tante limitazioni. Altro che città turistica. L'Assessorato comunale alle Attività produttive da parte sua ha varato una mini sanatoria che sospende per 60 giorni il nuovo regolamento. La questione oggi occupa le pagine locali del quotidiano "La Stampa".
Il nuovo regolamento per i dehors ha modificato di fatto l'iter burocratico per la posa delle strutture esterne causando malumori nei gestori dei locali pubblici che si trovano costretti a tuffarsi in un labirinto burocratico composto dalle 40 pagine (29 da compilare, 11 di spiegazioni) da presentare allo Sportello Unico degli Enti locali. Tra le polemiche anche il limite dei 45 decibel, bastano sei persone che chiacchierano insieme a raggiungerlo o l'accensione della macchina da caffè.
"Ci si chiede – scrivono a chiusura della lettera i 32 firmatari – che fine ha fatto quel progetto di Aosta aperta ai turisti che nelle scorse campagne elettorali faceva da slogan propagandistico. Cosa dovremmo fare? Forse sarebbe utile non posare nessun dehors, abbassare a mezz'asta le saracinesche dei nostri locali alle sette di sera listandole a lutto, favorendo così il riposo tanto agognato dai nostri lungimiranti politici. Non vorremmo alzare la bandiera bianca ma per poter resistere abbiamo bisogno di una nuova politica che possa rispettare il nostro lavoro che tra l'altro permette, attraverso il costante versamento di ogni tipo di tassa, imposta e onere accessorio, il buon funzionamento di tutta la collettività".
Nel commercio i problemi sono anche altri. Basti dire che nel corso del 2009 sono 197 (dati Unioncamere VdA) le attività che hanno abbassato per sempre le saracinesche a fronte di 133 nuove aperture, un saldo in negativo, il peggiore dal 2006 e tra i peggiori degli ultimi 10 anni. Il ricorso dei cittadini ai supermercati e il costo elevato degli affitti sono tra le cause che spingono alla chiusura delle attività commerciali, soprattutto quelle legate ai prodotti di prima necessità.