Le problematicità del comparto mele tra carenza idrica e rincari

Accanto agli sforzi compiuti per rendere quanto più possibile fruttuosa la propria produzione, non mancano disagi e rammarico nemmeno sul versante della trasformazione.
mele
Economia

Come per numerosi altri settori professionali messi in ginocchio dai capricci del clima e dagli aumenti in bolletta, questa stagione estiva pare aver lasciato l’amaro in bocca anche a un comparto nutrito e importante a livello regionale come quello delle mele. Dopo la raccolta della varietà della precoce Gala e della nostrana Renetta e tuttora in attesa della completa maturazione della più dolce Golden, a destare timore anni soprattutto le fasi della vendita e lavorazione dei prodotti, tuttora minacciate dall’ombra dei rincari di energia elettrica e materie prime.

Scarsità idrica

Disagio che affligge tutto il mondo agricolo e zootecnico, quello della mancanza di acqua cronica che connota una stagione estiva corrente particolarmente torrida ha palesato la necessità di incrementare attenzione e sforzi nella ricerca di soluzioni alternative.

“La mela è un frutto succoso che necessita di molta acqua, il che ci ha costretti, in questi mesi, a implementare le ore di lavoro giornalmente dedicate ai campi al fine di sperare di sopravvivere a una stagione disastrosa – racconta Romana dell’azienda agricola “Saint Grat”, che con i suoi dieci ettari di terreno nel comune di Gressan rappresenta una delle realtà più vaste della regione -. Ci auguriamo che tali effetti siano soltanto transitori e che i prossimi mesi possano generare un clima di ripresa, ma sappiamo bene che è urgente guardare avanti e prendere maggiormente in considerazione tale aspetto su tutta la linea, avviando un lavoro di concerto con i consorzi di miglioramento fondiario nonostante le complessità burocratiche derivanti dalla loro gestione volontaria”.

Aumento dei costi

Come altre aziende sue simili, anche la “Saint Grat” si occupa in Valle d’Aosta tanto della vendita diretta delle proprie mele quanto della commercializzazione a piccoli esercizi e grande distribuzione, senza tuttavia mancare di riscontrare crescenti difficoltà anche in tale direzione.

“Trasformati quali per esempio aceti di mele e marmellate risentono degli effetti legati all’incremento dei prezzi di bottiglie, ceste in cartone e imballaggi in generale, le cui ditte produttrici si premurano addirittura di sollecitarci a più riprese affinché gli ordini dei materiali dei quali abbiamo bisogno vengano fatti per tempo per evitare, in mancanza di materie prime sufficienti, di rischiare di restarne privi – aggiunge Romana -. L’importante quantitativo di mele da noi raccolto richiede di essere raffreddato e conservato con un conseguente aumento dei costi di produzione e lavorazione dei frutti che tuttavia non abbiamo la possibilità di recuperare innalzando a nostra volta i prezzi a meno di non generare ripercussioni sia sul singolo acquirente sia sui commercianti che serviamo con finale e quantomai lesiva contrazione delle vendite”.

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