Privatizzazione Poste italiane, le preoccupazioni di sindacati e associazioni: “A rischio il servizio sul territorio”

Se l'operazione annunciata si concretizzasse, scrivono sindacati a associazioni dei consumatori, "la nostra regione ne uscirebbe completamente stravolta e il capillare servizio pubblico, che viene erogato in ogni angolo delle nostre vallate, verrebbe a cessare".
Economia

“Se le quote azionarie oggi in possesso del MEF fossero cedute e collocate sul mercato ed acquistate da fondi Internazionali speculativi, non solo si determinerebbe la perdita del controllo pubblico, ma si concretizzerebbe un arretramento dei presidi territoriali.” A lanciare l’allarme sono i sindacati di categoria Slc Cgil, Slp Cisl e Uilposte e le Associazioni dei consumatori Adiconsum, Adoc e Federconsumatori, che si dicono contrari all’annuncio del Governo di vendita di ulteriori quote azionarie del Gruppo Poste Italiane, “”ennesimo episodio di privatizzazione della più grande Azienda Italianal’ennesimo episodio di privatizzazione della più grande Azienda Italiana”.

Sindacati e associazioni dei consumatori ricordano in una nota come in Valle d’Aosta Poste Italiane è presente nella divisione PCL (Posta, Comunicazione e Logistica), con due centri uno a Saint-Christophe che si occupa del recapito da Aosta fino a Courmayeur e uno a Saint Vincent che si occupa del recapito da Nus a Pont Saint Martin; nella divisione di Mercato Privati è presente con 71 Uffici Postali, alcuni ancora razionalizzati prima della pandemia (aperti solo tre giorni alla settimana).

Se l’operazione annunciata si concretizzasse, prosegue la nota, “la nostra regione ne uscirebbe completamente stravolta e il capillare servizio pubblico, che viene erogato in ogni angolo delle nostre vallate, verrebbe a cessare con grande danno per la popolazione soprattutto anziana; per non parlare poi del servizio universale che assicurando il recapito della corrispondenza su tutto il territorio regionale che garantisce il ricevimento della posta a tutta la popolazione comprese le fasce più deboli e marginali della società”.
Tutto ciò al fine di incamerare, a livello nazionale, poco più di 3 miliardi di euro, una goccia nell’oceano del debito pubblico oramai fuori controllo.

Slc Cgil, Slp Cisl e Uilposte e Adiconsum, Adoc e Federconsumatori esprimono infine “forte preoccupazione per le decisioni oramai centralizzate di questa Azienda che negli ultimi anni stanno fortemente penalizzando il nostro territorio a livello regionale”.

Una risposta

  1. Bisogna con qualsiasi mezzo fermare subito questa manovra pericolosissima e dannosa al governo Meloni per tutelare tutti i dipendenti e i cittadini italiani !!

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