I manifestanti che inneggiano alla libertà e la allontanano per tutti
Per il secondo sabato consecutivo Piazza Chanoux, il salotto buono di Aosta, ospita manifestazioni che diventano, non per tutti, ma per molti, il pretesto o l’occasione per violare le regole e le disposizioni anti contagio a cui siamo costretti da oltre un anno. Per due sabati consecutivi assistiamo ad uno stesso copione. Persone assembrate, seppur all’aperto, molte senza mascherina o con la stessa abbassata sul mento, musica, canti e balli e qualche abbraccio liberatorio.
Per due sabati consecutivi vengono superati i limiti imposti dalle autorizzazioni e dalle regole per le manifestazioni durante la pandemia. Si improvvisa un concerto il 24 aprile, una marching band ieri. Difficile pensare di essere dinanzi ad azioni improvvisate. A cambiare sono le ragioni esplicitate per scender in piazza: lo scorso sabato, il tema della manifestazione era la Dad – Didattica a distanza, quello del flashmob di ieri, invece, era il sostegno al mondo dello cultura e dello spettacolo.
Se nel primo caso, la protesta era stata promossa dal Comicost il Comitato valdostano per la tutela dei diritti umani e costituzionali che si oppone all’obbligo delle mascherine, dei tamponi e dei vaccini, l’evento di ieri ha coinvolto un gruppo di musicisti e artisti locali, tra i quali spiccavano in prima linea Philippe Milleret e i Trouveur valdotèn (tra di loro c’era ovviamente anche Vincent Boniface, testimonial delle campagne #iorestoacasa e vaccinale della Regione), con l’idea di proporre anche in Valle il brano “Danser encore” di HK et les Saltimbanks, diventato in Francia un vero e proprio inno alla libertà.
Per due sabati consecutivi assistiamo anche ad un’inerzia inspiegabile delle forze dell’ordine presenti sul posto per vigilare: hanno deciso di non intervenire, di non fermare gli assembramenti e i cortei lasciando forse ad un momento successivo identificazioni e sanzioni che in molti hanno già deciso di non riconoscere e quindi di non pagare. Una scelta per non alimentare la tensione? Eppure in queste settimane leggiamo e scriviamo di persone multate perché tengono il locale aperto oltre il consentito. O di baristi sanzionati perché non indossano la mascherina. Ora le regole, che stanno esasperando tutti, non possono essere a due velocità.
Il tutto è amplificato da un silenzio inquietante delle istituzioni. Del Presidente della Regione, in primis, che è anche prefetto. E’ evidente a tutti come non siano più sufficienti gli appelli alla responsabilità e alla prudenza. Non hanno mai tanto funzionato a dire il vero. Ora che l’esasperazione delle persone è a livelli massimi servono solo più controlli. E l’impressione è che si sia sottovalutata la portata di manifestazioni come queste, destinate a crescere e a intercettare nuove persone con il perdurare delle restrizioni.
Per due sabati consecutivi si è inneggiato al desiderio di libertà, di normalità, di ritorno alla vita prima del Covid. Si è inseguita un’idea effimera di felicità lunga lo spazio di un pomeriggio. Poi sono tutti tornati a casa perché c’è il coprifuoco. Tutti hanno ripreso le loro vite ristrette e infelici. Perché per molti non c’è il lavoro, perché bar, ristoranti e alberghi non possono aprire, perché dalla Valle d’Aosta non possiamo uscire e sono in pochi a poterci venire.
Nessuno in questi due sabati ha spiegato che il comportamento irresponsabile di chi è andato in piazza senza mascherina e senza il necessario distanziamento in una regione come la Valle d’Aosta, che vede crescere i contagi anziché diminuire, non fa che allontanare la libertà e il ritorno alla normalità tanto desiderati. Non solo per loro, ma per tutti.