“È sempre più difficile trovare lavoro” è una delle frasi che si sente pronunciare indiscriminatamente da chiunque e che rispecchia un’effettiva difficoltà per le persone nel nostro Paese. Trovare lavoro è difficile per tutti, ma soprattutto per le persone con disabilità, come ad esempio difficoltà legate alle capacità cognitive, relazionali e motorie che condizionano tutti gli aspetti della vita. A chi mancano gli strumenti che la nostra società dà per scontati, manca la base per poi sviluppare la propria vita in autonomia sotto ogni aspetto e quindi anche quello del lavoro.
Per questo motivo, in una società che si professa inclusiva, è fondamentale prevedere percorsi formativi volti all’inserimento sociale, relazionale e formativo per tutti. In Valle d’Aosta esistono alcuni esempi “virtuosi” – gestiti da privati – che lavorano per creare un percorso di inserimento professionale per le persone con disabilità. Due di questi progetti sono l’Associazione Forrest Gump e la sua cooperativa che si occupa di agricoltura e piccolo artigianato del legno e gli alberghi etici Comtes de Challant a Fénis e l’ostello La mine a Cogne della cooperativa La libellula.
L’albergo etico Comtes de Challant
Il progetto
Il modello albergo etico nasce nel 2006 con un primo hotel ad Asti, per poi diffondersi progressivamente a livello nazionale e internazionale. Si tratta di strutture ricettive che accolgono persone con disabilità offrendo loro la possibilità di seguire un percorso di formazione personale con l’obiettivo di guadagnarsi l’autonomia personale, economica e relazionale. La persona è sempre affiancata da colleghi e dalla famiglia che fa parte del percorso di crescita.
Per capire meglio come funzionano le due strutture presenti in Valle d’Aosta abbiamo parlato con il referente Francesco De Girolamo che gestisce i due ostelli. “Albergo etico è un vero e proprio progetto di affiancamento a persone con disabilità socio relazionali. Lo scopo è l’autonomia del ragazzo e per questo è fondamentale che la crescita personale sia la priorità numero uno. Una volta che il ragazzo è pienamente autonomo e pronto a vivere da solo, arriva l’aspetto professionale. A Fénis non abbiamo ancora dipendenti a tempo indeterminato, ma non c’è distinzione tra il contratto fatto ai ragazzi con fragilità e agli altri dipendenti”.
Al momento la struttura accoglie 2 ragazze assunte a tempo pieno, 2 ragazzi che stanno completando la parte formativa di abilità personale e sono assunti a chiamata per un percorso di avvicinamento al lavoro. Inoltre ci sono una quindicina di ragazzi in formazione personale.
Obiettivi
“Il primo scoglio in assoluto a cui andiamo incontro con i ragazzi è l’autostima – la mancanza assoluta di valore personale. – prosegue De Girolamo – Con il tempo e le modalità necessarie per il singolo si arriva poi a renderli abili. Il fare il caffè per esempio, non è un’attività “fondamentale”, ma in realtà ha l’obiettivo di dare la sicurezza al ragazzo di potersi relazionare con il pubblico – “guarda io so farti il caffè” – è quella consapevolezza che rompe il ghiaccio. Di solito il nostro percorso formativo si articola in almeno tre anni, per sviluppare tutti gli ambiti di autonomia in modo omogeneo. È un processo lungo e personale, anche per questo chi certifica le capacità del ragazzo è sempre la mamma che resta la vera regista del progetto”.
La nostra società tende a considerare le persone con disabilità come un peso, mentre hanno bisogno di contribuire, rendersi utili ed esprimere i loro talenti, esattamente come tutti gli altri. Il mondo in cui viviamo fa sentire inadeguate queste persone con fragilità, e questo atteggiamento così diffuso arriva anche a pervadere gli ambienti familiari.
L’associazione Forrest Gump VDA
Il progetto
L’Associazione Forrest Gump nasce nel 2005 da genitori di ragazzi con disabilità con l’idea di dare loro un futuro che non fosse solo lavorativo, ma di vita. Dopo cinque anni grazie al loro percorso, i ragazzi hanno deciso di dare una svolta agricola a Forrest Gump e, mettendo da parte un tesoretto con i loro lavoretti in legno, hanno fondato la cooperativa. È un caso unico in cui sono gli stessi ragazzi con fragilità che gestiscono la cooperativa e il loro lavoro, sono diventati più che autonomi.
Ad oggi la cooperativa conta 4 ragazzi assunti e 2 ragazzi in tirocinio di inclusione. Come racconta Paolo Camagni, uno dei fondatori dell’Associazione: “Ci teniamo a sottolineare che oltre ad essere diventati autonomi, i ragazzi sono dei contribuenti, il loro lavoro permette di pagare uno stipendio a tre dipendenti normodotati. Oltre all’aspetto agricolo di coltivazione delle patate (e non solo), abbiamo aperto un punto vendita in collaborazione con Cofruits dove i nostri ragazzi possono interfacciarsi con una realtà diversa (quella del negozio) e vogliamo continuare ad allargarci per creare nuove mansioni e nuovi tipi di lavoro. Ma non è solo un discorso di lavoro, è un progetto di vita, per costruire un percorso di autonomia per i ragazzi anche senza genitori. Ci siamo accorti che questo modello funziona anche perché due anni fa a Biella è nata un’altra associazione Forrest Gump.
Obiettivi
Ogni anno un ragazzo nuovo viene inserito nella cooperativa dopo il percorso in associazione. Questo passaggio permette ai volontari di costruire un percorso basato sulle attitudini personali in modo che oltre a guadagnare una autonomia, il ragazzo possa esprimere e individuare i suoi talenti e attitudini.
“Noi vogliamo costruire dei lavoratori indipendenti e autonomi, ma anche una realtà virtuosa e infatti siamo diventati un’azienda di eccellenze anche per i nostri prodotti e il nostro lavoro. – spiega ancora Camagni – Abbiamo iniziato come “i ragazzi disabili delle patate”, poi siamo cresciuti e abbiamo cominciato a coltivare anche altri prodotti, si sono accorti che patate e fragole erano buone e siamo diventati “i ragazzi delle patate” e la parola disabilità è sparita. I ragazzi della cooperativa sarebbero la soddisfazione di qualsiasi datore di lavoro con la gioia, la passione e l’impegno che ci mettono”.
Pur essendo due attività diverse strutturalmente, nell’attività professionale, ma anche da un punto di vista organizzativo, Forrest Gump e Albergo etico hanno un grande punto in comune: entrambe si pongono come obiettivo quello di seguire e formare la persona prima del lavoratore. Infatti, come spiega la presidente della cooperativa La libellula Raffaella Roveyaz: “Una delle nostre priorità è quella di trasformare la persona fragile, considerata dalla società un “peso” in un contribuente – quindi qualcuno che non solo è attivo, ma che ha anche qualcosa da dare -. La rivoluzione deve partire con il pensare alle persone con disabilità come a persone prima di tutto e come professioniste in un secondo momento. Il lavoro in quest’ottica non è soltanto un modo per sopravvivere economicamente, ma deve diventare il lavoro che valorizza, che stimola e che dà quella dignità di cui tutti abbiamo bisogno”.
“Io sono fiduciosa che stiamo andando nella giusta direzione, – conclude Roveyaz – vedo i genitori più giovani che hanno molti più strumenti a disposizione per sostenere e capire i bisogni dei ragazzi, vedo che si sta sviluppando un’attenzione diversa alle disabilità“. Ma non è tutto: l’amministrazione regionale sta organizzando una campagna di sensibilizzazione per favorire l’inclusione socio-lavorativa delle persone con disabilità e le loro famiglie, cercando il sostegno di realtà private già esistenti sul territorio come appunto la cooperativa La libellula. L’obiettivo comune è far sì che si arrivi a soluzioni più utili e funzionali, ma ci vorrà sicuramente del tempo per lavorare sulle idee e sui preconcetti, prima di poter davvero cambiare le cose.