Pensione solo con 67 anni nel comparto unico: la Regione recepisce la norma statale, ma è polemica

Con un emendamento inserito al disegno di legge che detta norme sul personale del comparto unico viene allineata la normativa regionale a quella statale: dal 2025 nel comparto unico pensione solo a 67 anni. Critiche da una parte dei sindacati e dalla minoranza.
Inps
Lavoro

Ha fatto discutere e continuerà a farlo nei prossimi mesi l’emendamento in tema di pensioni presentato dal Governo regionale alla legge che introduce nuove regole per il personale del comparto unico valdostano. Il Dl è stato approvato, dopo una giornata intera di discussione, dalla maggioranza con l’astensione di Rassemblement Valdôtain e di Diego Lucianaz del gruppo misto, e il voto contrario di Pcp, Lega e Forza Italia.

La proposta, arrivata alla vigilia dell’adunanza del Consiglio Valle, allinea la normativa regionale alla legge di bilancio statale, che innalza a 67 anni il limite per il pensionamento d’ufficio.

Modificando l’articolo 64 della legge regionale 22/2010, l’emendamento – la Valle d’Aosta  è l’unica regione finora a Statuto speciale ad avere una disciplina autonoma in materia – elimina l’obbligo di collocamento a riposo d’ufficio per i dipendenti pubblici al raggiungimento dell’anzianità contributiva (almeno 40 anni). Dal 1° gennaio 2025, il pensionamento potrà avvenire esclusivamente al compimento dei 67 anni, salvo dimissioni volontarie del lavoratore. Una scelta, quest’ultima, che comporta penalizzazioni sul trattamento pensionistico.

Secondo la relazione dell’emendamento, la modifica è necessaria per evitare contenziosi e maggiori oneri per gli enti pubblici, garantendo uniformità normativa e maggiori tutele per i dipendenti.

Il trattenimento in servizio fino ai 70 anni sarà possibile solo con il consenso del lavoratore e per motivate esigenze organizzative, come previsto dalla nuova legge statale. La decorrenza delle modifiche introdotte è fissata al 1° gennaio 2025. Vengono, quindi, annullati i pensionamenti disposti dopo tale data per sola anzianità contributiva, mentre restano validi quelli già disposti entro il 31 dicembre 2024.

L’emendamento presentato dalla Giunta ha suscitato forti critiche, in particolare da parte di alcune sigle sindacali. Uil Fpl, Conapo e Savt Fp denunciano le ricadute economiche per i lavoratori che decideranno di andare in pensione anticipatamente, con un assegno ridotto soprattutto nella quota calcolata secondo il sistema retributivo.

I sindacati chiedono di mantenere entrambe le possibilità di uscita – per limiti di servizio o di età – almeno fino a un pronunciamento formale delle sedi competenti. A loro avviso, la Regione potrebbe esercitare appieno le proprie competenze, proteggendo i lavoratori da un calcolo pensionistico svantaggioso, senza contraddire il quadro normativo nazionale.

Sul fronte politico insorge per prima Vda Aperta, con una nota arrivata nel pomeriggio di ieri.   “Se fino a ieri potevamo solo esprimere preoccupazione, oggi siamo arrabbiati – dichiara in aula la rappresentante del movimento Erika Guichardaz –. Questa norma è irricevibile, è l’ennesima conferma della subalternità della Regione verso lo Stato”. Andrea Manfrin della Lega Vda parla di “maxi-emendamento arrivato alle 15.38 del giorno prima, senza confronto con la Commissione né con i lavoratori. E’ una scelta di cui vi assumete la responsabilità e che peggiorerà la vita di molti lavoratori”. “Noi  non ci crediamo che la Valle d’Aosta non possa derogare a questa norma” aggiunge Mauro Baccega di Forza Italia. “Avevamo in Valle d’Aosta domenica il Ministro Zangrillo, potevamo chiedere a lui un parere”.  Il capogruppo di Rassemblement Valdôtain Stefano Aggravi si dice dispiaciuto del “metodo” adottato dal governo “con l’arrivo all’ultimo momento di emendamenti di questa portata che non hanno consentito i necessari approfondimenti”.

A rispedire al mittente le critiche, forte anche di una nota dell’Inps, è il Presidente della Regione Renzo Testolin: “Gli uffici regionali sono composti da personale competente che lavora per difendere la nostra autonomia. Ma autonomia non significa agire in contrasto con lo Stato. Bisogna avere l’onestà di dire cosa è possibile fare e cosa no”.
Dai banchi del governo arrivano accuse di “populismo” alla minoranza. L’Assessore Luciano Caveri ricorda che “le scelte improvvide che ricadranno sui lavoratori sono opera dello Stato. Non possiamo derogare con una norma regionale, perché non abbiamo competenze in materia previdenziale. Senza contare la spada di Damocle della Corte dei Conti per l’eventuale danno erariale. Siamo oggi con delle armi spuntate”.

Le altre novità per il Comparto unico.
Nuove regole per i concorsi: prove di francese separate e trimestrali

11 dicembre 2024

Per partecipare ai concorsi e alle chiamate pubbliche del Comparto unico regionale, sarà necessario essere in possesso dell’attestazione della conoscenza della lingua francese e/o italiana. Per consentire ai candidati di conseguirla l’amministrazione regionale organizzerà quattro separate e autonome sessioni d’esame all’anno, programmate ogni tre mesi per tutti i livelli.
E’ una delle novità previste dal disegno di legge approvato nelle scorse settimane dalla Giunta regionale, che dà gambe al modello organizzativo proposto dai consulenti della Bocconi. L’introduzione di sessioni separate per l’accertamento linguistico, con un ufficio dedicato a partire dal 1° gennaio 2026, punta a snellire le procedure di reclutamento. L’obiettivo è evitare il ricorso ripetuto alla nomina di commissioni d’esame per pochi candidati, riducendo i tempi e i costi.
Durante il primo anno di applicazione, le prove di accertamento linguistico continueranno a essere garantite preliminarmente alle procedure di reclutamento, restando obbligatorie per gli incarichi dirigenziali fiduciari e i segretari particolari.

Altra novità del provvedimento è l’obbligo per i candidati di dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata (PEC). Attualmente, infatti, la convocazione dei candidati avviene tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, generando carichi di lavoro elevati per gli uffici competenti. L’adozione della PEC consentirà di migliorare l’efficienza amministrativa e ridurre i tempi di comunicazione.

Riforme per la dirigenza regionale

Il disegno di legge introduce cambiamenti significativi anche per la dirigenza regionale. Tra questi, il rafforzamento del ruolo di coordinamento del Segretario generale, che assumerà anche funzioni dirigenziali di primo livello per le strutture organizzative di secondo livello. Il trattamento economico del Segretario generale e del Capo di Gabinetto sarà equiparato al massimo previsto per i dirigenti di primo livello, mentre il Vice Capo di Gabinetto riceverà uno stipendio pari a quello dei dirigenti di secondo livello.

E’ poi prevista l’istituzione del Comitato di direzione, composto dai dirigenti di primo livello e presieduto dal Segretario generale, con funzioni di raccordo e coordinamento interno. Inoltre, viene eliminata la posizione fiduciaria del Capo dell’Osservatorio economico e sociale.

Per i concorsi dirigenziali, saranno introdotte prove per valutare le soft skill e sarà prevista una riserva del 30% dei posti per i funzionari interni all’ente che bandisce il concorso. Inoltre, il requisito di esperienza dirigenziale pregressa per gli incarichi di primo livello passa da 3 a 5 anni.

Misure per il lavoro flessibile e la mobilità

Il disegno di legge prevede un ampliamento delle tipologie di contratti flessibili, includendo quelli di somministrazione tramite agenzie interinali, e valorizza l’esperienza lavorativa maturata anche con contratti a tempo determinato presso altri enti convenzionati.

La mobilità tra enti del comparto unico regionale viene disciplinata con maggiore chiarezza. Sarà attivabile solo in assenza di graduatorie valide e potrà avvenire su richiesta spontanea del dipendente o tramite avviso pubblico.

Il disegno di legge introduce tutele specifiche per i dipendenti vittime di violenza di genere. Questi ultimi avranno priorità nei trasferimenti presso altri enti del comparto unico, con tempi di risposta rapidi (massimo 15 giorni).

Infine, la denominazione “telelavoro” viene aggiornata a “lavoro da remoto”. Viene inoltre eliminato il rimborso delle spese sostenute dai dipendenti in modalità domiciliare, uniformandolo al trattamento previsto per il lavoro agile.

2 risposte

  1. ma referendum per la pensione no? proteste in piazza? oppure si continua a tollerare queste cose? dobbiamo darci una sve

  2. 1 – Quello che si capisce è che per il Presidente è colpa degli Uffici, per l’Assessore dello Stato.
    2 – Sembra surreale prima delle elezioni. Beh, i Valdostani si ricorderanno chi non devono votare, quantomeno per i metodi. Forse si voleva evitare di ritrovarsi 300 oss (proprio quelli per cui il Deputato della stessa squadra politica ha chiesto il riconoscimento del lavoro usurante) sotto al palazzo? Per questo un emendamento con un contenuto che avrebbe fermato il traffico in Francia si fa uscire il giorno prima di votarlo? Magari anche stizzendosi perché i lavoratori ne sono stati informati?!
    3 – Urticante il trattamento riservato ai vertici dell’Amministrazione.
    4 – Pessima idea quella della riserva di posti per i funzionari: si sa che chi ha lavorato al tuo stesso livello non è bene che diventi il tuo capo.
    5 – La PEC rischia di diventare  discriminante di raccomandati.
    6 – Una supplica: non spendete altri soldi pubblici per consulenti per la comunicazione, perché con questi metodi, per sembrare quello che non si è, i soldi non bastano.

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