Le Alte Vie valdostane vissute e raccontate da Silvano Gadin

La storica voce del Tor des Géants nel 2020, in piena pandemia, ha ripercorso i 330 chilometri di sentieri che ripercorrono il perimetro della nostra regione per darne un ritratto autentico con tanti ospiti conosciuti e meno. “Le Alte Vie valdostane” andrà in onda in sette puntate su RaiVdA tutti i martedì attorno alle ore 20 a partire da domani, 28 novembre.
Alte Vie valdostane Silvano Gadin
Montagna

Chi meglio di Silvano Gadin conosce le Alte Vie valdostane e può raccontarle? Lui che dal 2010 è la voce e una delle tante anime del Tor des Géants, instancabile con le sue dirette ad ogni ora, le interviste agli atleti ma anche a volontari e rifugisti – leggendarie sono le sue mangiate di costine al Rifugio Coda – durante la pandemia e col Tor fermo ha voluto dare un punto di vista più personale, più vissuto, più storico dei 330 chilometri di sentieri che ripercorrono il perimetro della nostra regione. “Le Alte Vie valdostane” andrà in onda in sette puntate su RaiVdA tutti i martedì attorno alle ore 20 a partire da domani, 28 novembre.

Silvano Gadin
Silvano Gadin

“Da un po’ di tempo avevo voglia di filmare e raccontare le Alte Vie tralasciando l’aspetto agonistico”, racconta Silvano Gadin. “Nel 2020, in piena pandemia, quando tutto era bloccato ho deciso di lanciarmi in questo progetto complicatissimo, che qualcuno ha addirittura definito “folle”: i rifugi erano chiusi e non si sapeva se potessero riaprire, la logistica non è stata per nulla facile, il meteo si è messo di traverso, con nevicate in pieno settembre e in primavera. Tra i tanti, devo ringraziare soprattutto Stefano Mottini, che ha subito creduto in questo progetto e mi ha dato una mano enorme”.

Silvano Gadin e Mauro Mottini
Silvano Gadin e Stefano Mottini

Durante i 36 giorni di riprese – seguito e assistito dai colleghi esperti Maurizio Torri e Riccardo Selvatico – Gadin ha voluto fare un ritratto autentico della Valle d’Aosta parlando con personaggi conosciuti – dai vari Franco Collé, Nadir Maguet, Federico Pellegrino, Francesco De Fabiani, Abele Blanc, Marco Camandona, Giovanni Storti, Bruno Brunod – ma soprattutto poco conosciuti e incontrati per caso come pastori, rifugisti (“il 15 giugno, la prima giornata di riprese, il Rifugio Coda era chiuso ma Laura è venuta apposta dalla Africa, un episodio molto significativo”), scultori (“dalle parti di Perloz ho fatto una deviazione dall’Alta Via per andare a parlare con Pino Bettoni, lo scultore di Chemp”).

Una gestazione molto lunga che ora, dopo oltre tre anni, vede finalmente la luce. “Ho intervistato anche tanti anziani proprio per la loro memoria storica, tra cui anche Ruggero Pellin: in questi anni purtroppo alcuni ci hanno lasciato, come Lino Jordan, una forza della natura”, conclude Silvano Gadin, che ha spesso portato con sé anche il figlio Davide, promettente skyrunner. “Questo progetto è anche un omaggio ai miei genitori, che mi hanno insegnato i valori della montagna”.

Silvano Gadin
Silvano Gadin

Una risposta

  1. Buon giorno, sono una volontaria del tor dal 2016, negli ultimi anni faccio parte del gruppo dei MassaggiaTOR. Da sempre ho desiderato “conoscere più in profondità” il tragitto dei giganti, (lo conoscevo un po a tratti dove c’erano le basi vita), sicuramente non sarebbe stato possibile; prima perché non sono una atleta al livello da quelli del tor, secondo perché abito nel Bresciano, più precisamente in zona Salò sul lago di Garda e con il lavoro mi diventa quasi impossibile averne tanto tempo libero per percorrere i sentieri. Silvano Gandin è un professionista con i fiocchi (oserei dire), vedere il percorso raccontato da lui è una emozione immensa, anche perché lui la valle d’Aosta c’è la nel sangue, l’amore che trasmette per la sua regione è paragonabile all’amore di un figlio per sua madre; sentire la sua voce a Courmayeur in partenza o arrivo degli atleti, sentirlo a Gressoney per la partenza del 130 tot dret , e in giro per i vari rifugi, da una carica pazzesca e viene la voglia pure a chi non è atleta di partire, perché il suo entusiasmo ci fa credere che tutto è possibile, che nonostante tutte le difficoltà c’è la farai. Tanti atleti in gara mi hanno detto che uno dei momenti più belli della loro vita è quando nell’ultima discesa verso Courmayeur sentono la sua voce, perché è la conferma del loro agognato traguardo. Con tutte le difficoltà del momento della realizzazione di questo progetto, lui ci ha creduto, sicuramente non sarà stato per nulla facile, ma il risultato è stato veramente meraviglioso, un regalo per chi conosce e non questa stupenda regione. (Suggerirei, se mi posso umilmente premettere, di trasmettere le puntate in rete nazionale, merita di essere vista più ampiamente!). GRAZIE di cuore a questo grande professionista che con coraggio e determinazione ha vinto una grande sfida e ha regalato a tutti noi un pezzo del suo paradiso. Chapeau!🙇🏽‍♀️🙏🏽

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