L'Aquila, 16 apr. (Adnkronos) – 294 storie di vita, 294 immagini sorridenti, 294 destini accomunati da un'unica tragedia. Il quotidiano abruzzese 'Il Centro' dedica alle vittime del sisma una sezione speciale, per raccontare le loro storie, per non dimenticare.
C’è la foto di Ezio, la giovane promessa del tennis italiano, che avrebbe compiuto 18 anni a giugno. E’ stato trovato dai vigili del fuoco abbracciato alle sue racchette da tennis. Ezio è morto con i suoi genitori, Flavio e Loredana, nel crollo della palazzina di via XX settembre. E accanto ai dati biografici e alla storia, ognuno può lasciare il suo ricordo, come questo, per Ezio, da Riccardo: ''Abbiamo pregato e sperato dall'inizio alla fine…ti siamo stati vicini..e insieme abbiamo lottato fino all'ultimo respiro.. ma questa è la vita..e noi in confronto nn siamo nnt…totale impotenza…nn riesco ancora a realizzare tutto questo…mi sembra impossibile ke possa essere accaduta una cosa del genere….tutte quelle estati passate in quel circolo..ci siamo cresciuti la dentro…….partite di tennis e minicalcetto ..gavettoni e magic….poi è arrivata l'ora dei motorini e delle superiori..fino a tutto questo..sono stati anni indimenticabili..nn li scorderò mai..GRAZIE eziolino un saluto da me e da tutto il circolo…addio…" .
Il sorriso di Giusy che accarezza una tartaruga è l'immagine della gioia di una giovane che sta vivendo, forse, una vacanza esotica. Accanto viene raccontata la sua giovane vita. Giusy e sua sorella Genny erano inseparabili. Originarie di Sant’Egidio alla Vibrata, in provincia di Teramo, vivevano a Controguerra. Giusy era la più grande, aveva ventiquattro anni. All’Aquila studiava Biotecnologie e quando Genny aveva deciso di iscriversi a Scienze infermieristiche, e di raggiungerla, avevano preso in affitto un appartamento in via Campo di Fossa.
Erano arrivate in città nel pomeriggio di domenica, le aveva accompagnate il fidanzato di Genny, Alberto, di trentacinque anni. La prima scossa, nella tarda serata, aveva allarmato i tre ragazzi e aveva convinto Alberto a trascorrere la notte insieme a loro, per tranquillizzarle. Sarebbe ripartito l’indomani mattina. A L'Aquila, in via Campo di Fossa, sono morti in tre.
E ancora, il ricordo di chi è rimasto vivo: "Un dolore che non ha confini. Questo mi congiunge ai vostri genitori perchè il dolore che si prova lo sa solo quel genitore, si imprime nel sangue e nelle ossa e non ti lascia più. Prego solamente che almeno chi vi è più vicino e vi ama di più in questo momento non vi abbandoni … mai, come lo farò io tenendo strette nel mio cuore e nella mia mente l'immagine delle vostre figlie. Qualsiasi cosa abbiate bisogno … una parola, un aiuto concreto io sono qui!!!!".
Avrebbe scritto certamente di questa tragedia, Teresa. Questa era la sua grande passione. Dopo una vita passata a insegnare nella scuola elementare 'De Amicis', Teresa era andata in pensione da pochi mesi. Aveva scritto di suo pugno numerosi volumi di storia dell'arte e sulla storia dell'Aquila che, oltre ad essere la sua città, era anche la sua più grande passione. Amava andare in giro a fotografare i monumenti. Fotografie che poi trovavano posto nei manoscritti che custodiva gelosamente e che sono andati perduti nel crollo della sua abitazione in via Campo di Fossa.
Scriveva appunti e riassunti su tutti i libri che leggeva, memorie sulla sua vita o brevi brani su tutto quello che l'appassionava. In camera sua non ha mai avuto una scrivania e passava giornate intere sdraiata sul letto a scrivere. Al momento del crollo Teresa era a letto. L’hanno trovata vestita. Era pronta a scappare in caso di pericolo.
In casa con lei anche uno dei due figli, estratto vivo dalle macerie. Non ce l’hanno fatta invece Jessica e Kiki, le due gatte cui Teresa era particolarmente legata. A inviare un pensiero a Teresa è il figlio: "Il tuo ricordo resterà per sempre vivo dentro di me, sei stata la donna più importante della mia vita.. Buon viaggio, mamma".
Dalla Repubblica Ceca in viaggio premio a L'Aquila. E' qui che Marta ha trovato la morte, a diciassette anni. I ricordi dei suoi amici sono perlopiù in cecoslovacco poi, c'è l'augurio di Olol: "Come diceva Oscar Wilde, «stare all'erta, ecco la vita; essere cullato nella tranquillità, ecco la morte.» Ahoj Marta, dobrou noc… che la notte ti sia leggera…"
Guido, il filosofo, dopo tanti mesi era riuscito, finalmente, a fare un salto nella sua casa di montagna a Tempera, a pochi chilometri da L'Aquila. Aveva passato il fine settimana insieme alla moglie Paola e sarebbe ripartito proprio lunedì 6 aprile di prima mattina. Sessanta anni, Guido era un famoso professore di filosofia del linguaggio all'università di Roma Tre. Grande conoscitore di Leibniz, Heidegger e Hegel, aveva firmato diverse pubblicazioni apprezzate in tutto il mondo accademico. Gli amici e i parenti parlano di Guido e Paola come di una coppia inseparabile. Insieme avevano superato tanti momenti difficili, compresa la malattia che aveva lasciato a Guido qualche difficoltà di movimento. Il suo corpo è stato trovato sopra a quello della moglie. Voleva salvarla, e ci è riuscito.
Il ricordo dei suoi studenti ha le parole tipiche utilizzate dal linguaggio dei giovani: "Bella professo, è passato qualche anno da quando ho dato l'ultimo esame di filosofia del linguaggio con lei, avrei voluto salutarla, ma mentre lei era via in Austria mi sono laureato ed ho lasciato Roma per lavoro. Questa sera quando ho sentito il suo nome al telegiornale ci sono rimasto di sasso! Quanto è strana la vita….penso, e noi…..non possiamo fare altro che viverla. Mi sento veramente impacciato e sinceramente l'unica cosa che mi viene di dirle è…… grazie. ci vediamo professo bella".