Roma, 13 nov. – (Adnkronos) – Il centro commerciale? E' un po' come la propria casa perché qui "si svolge parte delle attività della vita privata" della gente. Pertanto, dice la Cassazione, chi commette un furto in un esercizio commerciale si vedrà applicare le aggravanti previste dall'art. 624 bis c.p. che punisce "i furti commessi in abitazione o in luogo di privata dimora". In questo modo la quinta Sezione penale (sentenza 43452) ha accolto il ricorso della Procura di Roma che chiedeva di applicare l'aggravante, prevista per chi commette furto in abitazione, nei confronti di due trentenni che a Civitavecchia avevano rubato nel centro commerciale 'Scarpa Mondo', impossessandosi di due magliette, un pantalone e due felpe. Denunciati, in Appello i due ladruncoli si erano visti ridurre dalla Corte di Roma, luglio 2008, la pena per furto semplice.
Contro lo sconto di pena si è opposta in Cassazione la Procura di Roma facendo notare che il centro commerciale deve ritenersi in tutto e per tutto luogo di privata dimora perché in esso "le persone si trattengono per compiere atti della loro vita privata anche se in modo transitorio e contingente". Da qui la richiesta di applicare l'aggravante. Piazza Cavour ha accolto il ricorso e ha ricordato che i centri commerciali vanno ricompresi nell'elenco dei luoghi di privata dimora in quanto "la nozione di privata dimora comprende qualsiasi luogo destinato permanentemente o transitoriamente all'esplicazione della vita privata o delle attività lavorative, culturali, professionali". Dunque, hanno concluso i supremi giudici, giusto applicare l'aggravantte.