Usa, alunno delle elementari ‘interroga’ la Rice sulle torture della Cia

Un bambino di quarta elementare ha messo in imbarazzo l'ex segretario di Stato, che ha difeso l'operato dell'amministrazione Bush sul waterboarding. La scorsa settimana si era trovata sotto il fuoco di fila delle domande degli studenti dell'università.
News Nazionali

Washington, 5 mag. (Adnkronos) – Condoleezza Rice 'interrogata' da un bambino di quarta elementare sul waterboarding e le altre torture adottate dalla Cia con i sospetti terroristi. L'ex segretario di Stato si è trovata a dover affrontare imbarazzanti, ed effettivamente non previste domande, sui metodi duri di interrogatorio approvati, tra gli altri, anche da lei durante l'amministrazione Bush, in occasione della sua visita a una scuola elementare ebraica di Washington, prima sua uscita pubblica nella capitale dall'insediamento del presidente Barack Obama.

Dopo prevedibili domande sulla sua infanzia nell'Alabama segregazionista, è arrivata quella di Misha Lerner che ha chiesto cosa ne pensasse la Rice delle critiche espresse da Obama sui metodi di interrogatorio duro adottati dall'amministrazione Bush. In realtà, ha raccontato al Washington Post la mamma del piccolo Imma Lerner, originariamente la domanda del piccolo Misha era ancora più dura e le maestre lo hanno convinto a formularla in modo diverso evitando la parola tortura.

"Fatemi dire subito una cosa – è stata la risposta della Rice un po' spiazzata – il presidente Bush è sempre stato molto chiaro nel dire che avrebbe fatto di tutto per proteggere il Paese dopo l'11 settembre. Ma allo stesso tempo è stato sempre molto chiaro nell'affermare che non avrebbe mai fatto niente, proprio niente che fosse contrario alla legge e i nostri obblighi internazionali e che era disposto ad autorizzare solo pratiche legali per difendere il Paese".

Ai bambini ha ricordato che "eravamo tutti terrorizzati dall'idea che il Paese potesse essere attaccato di nuovo, l'11 settembre è stato il giorno più brutto del mio mandato di governo, costretta a vedere 3mila americani morire: e in quelle condizioni difficili il presidente non era pronto a fare qualcosa di illegale, spero che la gente capisca che stavamo cercando di difendere il Paese".

Non è la prima volta che la Rice è costretta a difendere in pubblico le controverse pratiche di interrogatorio, equiparate a vere e proprie torture ora anche da esponenti dell'amministrazione Obama, adottate da Bush e che lei è stata una dei primi ad approvare, secondo quanto emerge da documenti pubblicati recentemente.

La scorsa settimana si era trovata sotto il fuoco di fila delle domande degli studenti della sua Stanford, l'università della California dove la Rice è tornata ad insegnare conclusa l'esperienza a Washington. Anche in quell'occasione aveva difeso la legalità delle scelte dalla passata amministrazione: "Per definizione, se sono state autorizzate dal presidente non violano i nostri obblighi nei confronti della convenzione contro la tortura". Frase, hanno sottolineato commentatori americani, che riecheggia la famigerata affermazione di Richard Nixon: "Se è fatto dal presidente allora non è illegale".

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