Le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della morte di Emile Chanoux, con l’esibizione del cantautore valdostano Philippe Milleret finiscono in Parlamento.
A portarle è il deputato di Fratelli d’Italia Alessandro Urzì con una interrogazione a risposta immediata, discussa ieri, giovedì 23 maggio. Nella risposta il sottosegretario agli Interni Nicola Molteni ha sollecitato “un richiamo ai valori costituzionali di unità nazionale e al rafforzamento del principio di leale collaborazione che deve ispirare i rapporti tra Stato e Regioni”, spiegando come “il Ministero dell’interno non mancherà di monitorare gli sviluppi della situazione per ogni eventuale iniziativa”.
Il sottosegretario ha poi ricostruito, sulla base delle informazioni ricevute dalla Questura, come l’esibizione di Milleret fosse stata affidata “dai competenti uffici regionali ad una società esterna”. “Se ne desume a titolo oneroso” scrive il deputato Urzì, prendendosela con “l’inerzia del presidente della Regione, presente alla manifestazione, nonostante le prerogative prefettizie attribuitegli dall’autonomia regionale.”
“L’atteggiamento del presidente della Regione Valle D’Aosta va profondamente stigmatizzato – conclude Urzì – come inadeguato al suo ruolo e per la mancanza di rispetto verso due componenti politiche che governano oggi il Paese”.
Anniversario della morte di Emile Chanoux, infuria la polemica
19 maggio 2024 di Massimiliano Riccio
Le celebrazioni per l’ottantesimo anniversario della morte di Emile Chanoux (nonché della Resistenza, della Liberazione e dell’Autonomia della Valle d’Aosta), in programma a Valsavarenche nei giorni scorsi, finiscono in polemica. A scatenarla, con un video sui social, è stato il musicista Philippe Milleret che era stato invitato per suonare durante la giornata.
“Non è possibile che lo Stato italiano imponga attraverso i suoi e i nostri dirigenti di indossare la fusciacca tricolore – ha spiegato Milleret -. Molti dei sindaci presenti a Valsavarenche non volevano indossarla, me lo hanno detto personalmente. E’ possibile che durante anche queste commemorazioni noi siamo obbligati a sottostare alle leggi dello Stato italiano? Solidarietà a quei sindaci che sono stati obbligati a farlo. Mettiamo in pratica quello che ci ha lasciato Emile Chanoux”.
Milleret si riferisce in particolare alla posa di una targa commemorativa, a Rovenaud, paese natio di Chanoux, che annoverava tra le autorità presenti, oltre a diversi consiglieri regionali e sindaci con in testa Alex Micheletto, anche il presidente della Regione, Renzo Testolin, e il deputato Franco Manes.
A rispondergli ci ha pensato in primis Alex Micheletto, sindaco di Hône e presidente del Celva. “Tranne un collega che lo ha detto non ufficialmente, nessuno dei sindaci si è sentito a disagio – e si sente abitualmente -, a indossare la fascia tricolore. Lo Stato italiano è ancora il nostro Stato. Quando sarà, e se lo sarà, deciso che la fascia tricolore non si dovrà più indossare, ne prenderemo atto. Fino ad allora, però, nessun imbarazzo: abbiamo giurato sulla Costituzione e rappresentiamo tutti i nostri concittadini”.
E poi ancora, con due note stampa, Forza Italia e Fratelli d’Italia, che a loro volta attaccato il musicista per le parole utilizzate in particolare nella canzone “Italie pas de nos”.
“Esprimiamo sconcerto e sdegno nell’aver sentito definire Roma “ pattumiera” e “ nemica” della Valle d’Aosta – scrive Albeto Zucchi di Fratelli d’Italia – non tanto per il pulpito da cui proviene e dal quale siamo abituati a sentire ogni sorta di farneticazione, quanto per il silenzio assordante del Presidente con funzioni prefettizie Testolin e il Deputato Franco Manes”.
“Una strumentalizzazione vergognosa e indegna della figura di Émile Chanoux a cui non avremmo mai pensato di dover assistere – rincara la dose Forza Italia – che ci ha lasciati esterrefatti e sbigottiti, a maggior ragione di fronte al silenzio evidentemente complice e compiaciuto del Presidente-Prefetto, Renzo Testolin, e del deputato della Repubblica italiana, Franco Manes, che se mai se lo fosse dimenticato, percepisce proprio da Roma ogni mese il suo lauto stipendio e sempre a Roma chiede quotidianamente collaborazione e sostegno ai nostri parlamentari di maggioranza, salvo poi rimuoverlo una volta rientrato in Valle d’Aosta”.
Non si è fatta attendere la replica del Presidente della Regione, Renzo Testolin “Le polemiche, personali e partitiche seguite alla cerimonia di ieri non scalfiggono fortunatamente il significato, il valore e la profondità del momento commemorativo e celebrativo. Così come non alterano il sentimento profondo del ricordo e dell’esempio di Emile Chanoux. I bisticci e le schermaglie tra estremismi non ci appartengono e non fanno parte del percorso di valorizzazione della resistenza, della liberazione e dell’autonomia che il comitato dell’80/o sta costruendo con tutti coloro che credono nel valore di questi ideali”.
A prendere posizione sui social è anche il deputato Franco Manes con un lungo post. Dicendosi “amareggiato e deluso della polemica”, Manes condanna “le strumentalizzazioni e gli scontri ideologici”, che hanno “il solo fine di raggiungere i media, i social e di conseguenza avere visibilità, ma che nulla portano ai cittadini in termine di risoluzione dei problemi concreti”.
Il deputato valdostano risponde poi alla questione dell’utilizzo della fascia tricolore. “In tutti gli anni da Sindaco e da Presidente del Celva nessuno mai mi ha obbligato a indossare la fascia e nessun collega mi ha mai detto di avere avuto pressioni di sorta. E sono quindi sicuro che anche sabato questo sia successo, quindi nel caso un Sindaco non l’avesse voluta indossare o se la fosse dimenticata non ci sarebbe stato problema alcuno, come sempre e’ successo in passato” evidenzia Manes. “Come Sindaco per me è stato un onore indossarla ‘’la nostra fascia’’, diversa da quella di tutti gli altri Sindaci Italiani, per il logo della nostra regione e per lo stemma del Comune che ne fanno un unicum nel protocollo istituzionale e di distinzione della nostra specificità e Autonomia, nelle cerimonie istituzionali, nei funerali degli amici/colleghi, alle adunate degli alpini, il 4 novembre, il 2 giugno, il 25 aprile. La fascia tricolore per me è come il cappello alpino, un simbolo identificativo del rispetto verso le istituzioni regionali e nazionali e verso la nostra storia. Come lo è il simbolo del Celva, della Camera dei Deputati o del mio movimento che porta sulla giacca. Quando un Sindaco giura, lo fa sulla costituzione, sul nostro statuto speciale, e quindi anche sui simboli che rappresentano per ciascuno di noi qualcosa di personale”.
16 risposte
E pensare che i 10 decimi delle tasse pagate dai valdostani, rientrano tutti tutti in Valle D’Aosta.
Lo ripeto: Roma ci tratta anche troppo bene.
E fu così che per colpa di delle affermazioni stupide, la trattativa PAS-Governo sulla zona Franca, e Milleret sarà bersaglio del Ministero dell’iInterno (e DIGOS) assieme tutti i membri e simpatizzanti di PAS. Se proprio non li va giù a questi fenomeni di stare in Italia, rinuncino alla cittadinanza italiana e passino come extracomunitari!! E visto che ci sono chiedano allo Stato di togliere alla Valle d’Aosta lo Statuto speciale e accorparla a Piemonte. Se la seconda opzione è fantascienza, scommetto che la prima opzione non la condidereranno nemmeno. Facile fare gli anti-italiani mantenendo i privilegi della cittadinanza dello stato che odiano. Lo facciano senza cittadinanza italiana e poi ne parliamo.
Ma perché quelli di PAS, presentandosi a Palazzo Chigi con capelli unti e a codino, orecchini vari (forse anche al naso) e chiodo in pelle, pensavano veramente che ci sarebbe stato qualcuno di minimamente intelligente che li avrebbe presi seriamente in considerazione?
Era folclore anche quello!
Con i soldi romani, che poi sono italiani, la valle ha ottenuto solo privilegio tra cui il musico.
Prima di pensare alla spazzatura di Roma, si badi bene al letame che c’è ad Aosta. Che in proporzione è pure maggiore.
Un po’ di satira e di ironia non guasta mai ! peccato che i Politici, a questo punto chiusi di mente, se la prendono troppo sovente con chi ci mette la faccia e ha ancora la voglia di sdrammatizzare e di cantare in musica l’ironia e anche, perchè no, anche un po’ di satira ! Ma chi si credono di essere ?
Congratulazioni al comitato nato ad hoc per organizzare l’80esimo anniversario delle celebrazioni della resistenza, riuscito nell’impresa di trasformare la commemorazione della l’orte di Chanoux in un vomitatoio di odio e insulti anziché in uno spazio di dialogo e confronto, come lo stesso Chanoux avrebbe voluto.
In democrazia ognuno può dire la sua, non si sa ancora per quanto, ma può farlo. A noi la scelta di essere o meno d’accordo, ma mettere a tacere il dissenso è un’ inaccettabile censura purtroppo figlia dei nostri grami tempi.
Concordo. Ma la libertà di espressione, da tutelare sempre e comunque, si ferma laddove si arriva all’odio e all’insulto. Se le dessi dell’imbecille, caro Dino VI, sarebbe libertà di espressione anche questa? Ah, ovviamente non glielo dò.
E vorrei vedere che me lo desse! La libertà di espressione è spesso molto colorita e anche volgare ma sinceramente penso che non sia così grave e, se per caso ci fossero gli estremi di calunnia o diffamazione, si possono sempre adire le vie giudiziarie! Stiamo sereni che qua in Valle c’è un po’ la tendenza a ingigantire le cose…
Ah ma quindi la libertà d’espressione, che per le a volte equivale alla libertà di insultare, vale soltanto verso gli altri. Facile così!
Per coerenza, se il presidente Testolin con funzioni prefettizie non prende le distanze da simili insulti allo Stato italiano, abbia almeno la decenza di rinunciare anche alla vagonata di soldi che ogni anno Roma sgancia alla Valle d’Aosta!
Su Manes, invece, meglio non esprimersi: è e rimarrà sempre un mediocre graziato dai voti della Lega, che infatti su un episodio così grave non ha proferito parola.
Il signore indipendentista, se non sa o vuole ignorare, e che il nostro Statuto Speciale ce lo ha dato lo Stato Italiano in cambia di stare in Italia, e che il grosso dei valdostani hanno ben accettato senza problemi. E visto che siamo considerati territorio italiano si rispettano le leggi italiane, che comprende l’obbligo dei sindaci a indossare la fusciacca tricolore.
Poi la gente di PAS è idiota: prima appoggiano l’attuale maggioranza di governo nazionalista per aver accolto la loro proposta di Zona Franca, poi si danno ad esternazioni antiitaliane.
Meglio che facciano attenzione: già il centrodestra unito, sotto il partito più nazionalista della Repubblica al comando, farà incetta spaventosa di voti alle europee e alle regionali, evitiamo di dargli la vittoria assoluta con queste cavolate.
Adesso fa tanto il polemico il tipo di PAS: ma quando sarà il centrodestra unito a governare la Regione, vedi che cambierà bandiera pur non avere problemi e attacchi politici continui da loro!!
Se non ti andava di vedere la fusciacca tricolore , potevi rifiutarti di andare alla commemorazione,caro Milleret!
A già,così avresti rinunciato anche ai soldi!
Ma che cavolo di risposta è quella di Testolin? Parla di estremisti, ma gli unici estremisti presenti alla commemorazione sono quelli che ha invitato lui a strimpellare e che abbiamo pagato tutti noi contribuenti valdostani!
Un bel tacer non fu mai scritto.
Gli autonomisti, e in particolare l’Union, per contrastare la sicura ascesa del Centrodestra in Valle d’Aosta, si trovano costretti a seguire le posizioni radicali di gente come Milleret e Sarteur. Quello che trovo stupefacente è che tali farneticazioni siano approvate senza battere ciglio anche dal presidente di una Regione e da un parlamentare della Repubblica italiana.
Siamo veramente allo schifo.