Non una “consulenza tecnica”, né una “proposta di natura politica o amministrativa”. Unicamente, “un contributo il quanto più possibile strutturato e obiettivo alla riflessione sui temi trattati, secondo criteri di rigore informativo e trasparenza argomentativa”. Sono le premesse di una memoria, depositata nella mattinata di oggi, giovedì 12 giugno, durante la riunione della IV Commissione, dal consigliere Stefano Aggravi, “sulle attività di approfondimento relative a Cva Spa”.
Il documento, che segue la risoluzione approvata dal Consiglio Valle lo scorso aprile, nasce anche dal fatto che “a più riprese” Aggravi scrive di aver “sollecitato la Commissione affinché valutasse l’opportunità di redigere una relazione o un documento finale a esito” dell’atto adottato in sede consiliare, ma non è “seguita una risposta puntuale o definitiva, lasciando quindi inevasa la questione sulla possibilità di formalizzare un contributo istituzionale eventualmente condiviso”.
“Il caso singolare”
Nelle ventiquattro pagine della memoria, che comprende anche degli allegati, il capogruppo di Rassemblement Valdôtain ripercorre, anche citando una nota ricevuta dal Ministero dall’Economia e finanze in risposta ad una richiesta di chiarimento sul regime normativo cui è sottoposta Cva, il “caso singolare” rappresentato dalla società valdostana “nel panorama delle partecipate pubbliche”. Si tratta, infatti, di una società “interamente controllata da Finaosta e, indirettamente,” dalla Regione, che “non risulta soggetta alla disciplina delle società quotate di cui al” Testo unico della finanza, “né alla direzione e coordinamento da parte dell’azionista pubblico”.
Tuttavia, – si legge ancora nella memoria – “essa è qualificata come ‘società definita come quotata’ ai sensi del” Testo unico sulle società a partecipazione pubblica, ha emesso strumenti obbligazionari quotati su mercati regolamentati e opera con obblighi di trasparenza verso il mercato”. A ciò si accompagna che l’“assetto statutario è essenziale e non prevede strumenti specifici di tutela dell’interesse pubblico o di raccordo stabile con l’azionista”. Una peculiarità che la memoria fa risaltare anche attraverso il confronto tra gli statuti di CVA Spa e di altre due partecipate del campo: Alperia SpA e IREN Spa.
“Rischi strategici” per le gare delle concessioni
Se questa natura “garantisce flessibilità operativa e autonomia gestionale”, secondo Aggravi determina anche “un’elevata esposizione a rischi strategici, soprattutto in vista delle future gare pubbliche per l’affidamento delle concessioni idroelettriche”. Rischi che il consigliere riconduce soprattutto “alla possibilità che l’assenza di presidi strutturali nel rapporto tra azionista e partecipata generi indebolimenti della capacità di reazione strategica, difficoltà nella gestione dei rapporti istituzionali o forme di disallineamento tra azione societaria e obiettivi dell’azionista, in un contesto concorrenziale fortemente regolato anche a livello europeo”.
Nella lettura del rappresentante di Rassemblement, la situazione è resa più complessa dal fatto che “il quadro europeo in materia di concessioni” è “in costante evoluzione, con possibile introduzione di requisiti più stringenti in termini di indipendenza gestionale, neutralità e concorrenza”. Un orizzonte per cui “l’attuale assetto di CVA rischia di rivelarsi non più sufficiente a garantire l’equilibrio tra controllo pubblico e operatività competitiva”.
Serve coordinamento “soft”
La soluzione – è scritto nella memoria – è rappresentata da “un’evoluzione selettiva e prudente della governance di CVA, fondata su strumenti di coordinamento ‘soft’ tra l’azionista e la società, in grado di rafforzare la coerenza strategica e la trasparenza senza compromettere l’autonomia gestionale”. Però, “considerando l’approssimarsi della conclusione della legislatura”, i contenuti della memoria “non si configurano come proposte operative eventualmente perseguibili da parte della IV Commissione consiliare”. Nell’ottica di un contributo orientato al futuro, “potrà essere auspicabile l’avvio di un dibattito istituzionale e politico maturo sul ruolo dell’azionista pubblico e sulla possibile evoluzione della governance societaria”.
In particolare, è tra le conclusioni di Aggravi, “si auspica che Finaosta assuma un ruolo più attivo e sistemico nel monitoraggio strategico dei risultati economici e della gestione industriale di CVA, nel pieno rispetto dell’autonomia societaria, ma anche dei doveri di presidio propri di un azionista consapevole”. Parole che si traducono, per il Consigliere, nel “superamento di una vigilanza meramente ‘formale’, a favore di un modello di governance ispirato ai prinicipi di buongoverno societario, capace di consiliare l’efficienza industriale con la tutela dell’interesse pubblico regionale”. La memoria è stata acquisita agli atti e la presidenza della Commissione, guidata dall’unionista Roberto Rosaire, ne ha disposto l’invio agli altri componenti e alla Giunta.