Associazioni fra comuni: altri divorzi all’orizzonte. “Risparmi irrisori e tanti problemi”

Dopo Sarre e Saint-Pierre altri comuni potrebbero a breve decidere di sciogliere i matrimoni "combinati e imposti". La richiesta alla Regione è di rivedere “prima possibile” la legge 6/2014 perché “rischiamo di creare dei disservizi agli utenti”.
Politica

Dopo Sarre e Saint-Pierre, un altro matrimonio “combinato e imposto” potrebbe a breve naufragare. Nus, Fénis e Saint-Marcel stanno infatti pensando di seguire le orme dei due comuni della Grand Paradis.
 “Non nego che ci stiamo ragionando” spiega il primo cittadino di Nus, Camillo Rosset. “Abbiamo portato avanti tutte le convenzioni, ed è stato un modo per evidenziare le criticità.”

Nell’unione forzata di servizi e funzioni i tre comuni hanno riscontrato il maggior numero di problemi sull’ufficio tecnico. “Mancano le risorse umane” racconta Rosset “e gli enti locali hanno difficoltà ad assumere. A questo si aggiunge l’importante migrazione di personale verso la Regione, probabilmente anche legata ai disagi che l’associazionismo ha portato negli enti locali”.

A Châtillon e Saint-Vincent il cahier de doléances sulla legge 6/2014 è lungo e noto da tempo agli uffici regionali. Alle mail ricorrenti della prima cittadina Tamara Lanaro, si aggiunge una lunga e puntuale lettera firmata dall’intero consiglio comunale.

“E’ una legge con degli effetti aberranti” dice senza mezzi termini il sindaco di Châtillon. “Da sei mesi non abbiamo la responsabile del servizio finanziario perché nessuno vuole assumersi la responsabilità di due bilanci importanti, come quelli dei nostri due comuni”.
E’ un fiume in piena il primo cittadino. “Il primo problema che abbiamo avuto è stato il dover uniformare il programma informatico dei due comuni. Poi l’ufficio tecnico: come si fa ad unire due uffici quando i piani regolatori non sono uguali? E che dire poi del segretario comunale che, con il comune di Aosta, siamo stati fra gli ultimi a scegliere? Che rapporto di fiducia si può creare? Senza contare che è presente da noi solo due giorni e mezzo”.

In Bassa Valle sembra invece funzionare l’associazione fra Pont-Saint-Martin e Donnas, come racconta il sindaco del primo comune Marco Sucquet: “Siamo due comuni simili e strutturati – spiega – Per ora non abbiamo rilevato problemi.”
Anche qui però non è chiaro, se e come le convenzioni abbiamo prodotto dei risparmi, motivo per cui erano state a suo tempo create.

Gli enti locali chiedono, quindi, alla Regione di rivedere il “prima possibile” la legge 6 varata nel 2014 perché si rischia “di creare dei disservizi agli utenti”.

Il tema è già sul tavolo del Celva, che la prossima settimana andrà a istituire un tavolo tecnico.
“Dopo tre anni di applicazione si sono visti alcuni limiti importanti” ammette il presidente Franco Manes “che creano grossi problemi non solo ai comuni più grandi, ma anche più piccoli. I risparmi, quando ci sono, sono estremamente contenuti, altrimenti si sono avute maggiori spese nell’associare alcune funzioni”.

Di aspetti positivi, al momento, neppure l’ombra. “Chissà, magari a lungo termine”.
Per il Presidente del Celva le parti della legge 6 da rivedere riguardano gli ambiti, i limiti tecnici ma anche le funzioni e i servizi da associare.
Bisogna in primis togliere l’obbligatorietà” evidenzia Manes “come peraltro è già in discussione anche a livello nazionale”.

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