Barocco si autosospende dall’Union Valdôtaine

Il consigliere ha deciso di non aspettare la decisione del "parlamentino" unionista e di bruciare i tempi, dopo il suo "no" al Bilancio. Peinetti, invece, parla di decisioni del Conseil fédéral che andavano prese "a bilancio approvato, senza diktat e proclami di leader o supposti tali”.
Giovanni Barocco e Flavio Peinetti
Politica

Giovanni Barocco si autosospende dall’Union Valdôtaine e annuncia la sua decisione di non rinnovare la tessera di adesione al “Mouvement” per il 2020.

Ha deciso di non aspettare il Conseil fédéral – la cui data è ancora da decidere tra l’8 ed il 9 gennaio –, nel quale sarebbe stata discussa la sua espulsione dal “Leone rampante”, assieme a quella di Flavio Peinetti, dopo la decisione di non votare il Bilancio previsionale in Consiglio Valle.

Annunciando la sua iscrizione al Gruppo misto in piazza Deffeyes, Barocco infatti spiega che “ieri pomeriggio durante un incontro con alcuni membri e con Cesarino Collé, presidente della Sezione di Quart, ho comunicato la mia decisione di autosospendermi dal movimento e di non rinnovare la mia tessera di adesione per il 2020. Non voglio che sul mio nome si aprano discussioni divisive, né nella mia sezione né al Conseil fédéral. Ringrazio di tutto cuore il mio movimento, per le opportunità che mi ha dato in questi anni di lavorare per Quart e per la Valle d’Aosta”.

Le ragioni di Barocco

Barocco che torna anche sulla sua decisione, ovvero sul suo “no” al Bilancio: “I Comuni chiedono maggiori risorse per la loro sopravvivenza amministrativa, maggiori fondi per la sicurezza del territorio (vedi Villeneuve) e per la manutenzione antisismica delle scuole. I sindacati hanno segnalato l’insufficienza delle risorse per gli aumenti contrattuali e per contrastare l’esclusione sociale oltre che per l’abolizione dei tickets sanitari. Gli imprenditori desiderano più fondi per l’edilizia (mutui prima casa) e maggiori finanziamenti per lo sviluppo delle imprese. Gli agricoltori i nostri campagnards hanno chiesto aiuti certi e sopratutto provvedimenti per garantire un prezzo equo del latte. Il bilancio regionale, nella sua proposta attuale, soddisfa queste esigenze? Riserva i giusti investimenti all’innovazione e alla semplificazione?”.

Poi gli “ultimi quindici giorni” che hanno “modificato il mondo politico regionale”: “Non si può far finta che nulla sia accaduto, non sarebbe giusto e se a tutto ciò si aggiunge il fatto che sono entrati in Consiglio, nel giro di poche ore, quattro nuovi colleghi, credo che avere qualche settimana di dialogo tra le forze politiche sia necessario per rispondere opportunamente a una situazione complessa. L’esercizio provvisorio è previsto proprio perché l’amministrazione possa continuare a operare, seppur con alcune limitazioni di spesa”.

“Evocare il tracollo economico della Regione è pretestuoso e fuorviante – prosegue l’ormai ex Uv –, ma capisco che ci sia chi ha interesse a dare voce a quest’idea, in barba ai valdostani che però, sono molto più attenti di quanto queste persone immaginano: non si fanno imbonire dal primo che urla più forte. Ho sempre dato il mio contributo leale al Mouvement, ma se la strada che questo vuole prendere è quella di limitare e orientare, in modo autoritario e non autorevole, il pensiero dei consiglieri, soprattutto in una fase così delicata, ecco allora io non ci sto”.

Il mezzo piede fuori di Peinetti

Anche Flavio Peinetti, l’altro consigliere che l’Uv accusa di “insubordinazione” alla linea del partito, ha un piede mezzo fuori dal “Mouvement”: “mi preme sottolineare – spiega – che qualsiasi decisione che l’Uv prenderà nei miei confronti o che io assumerò in autonomia, è in questo momento di scarsa importanza rispetto alla necessità prioritaria di portare a termine la questione relativa alla legge di bilancio, tenendo conto che sono successi degli eventi esterni, gravi e traumatici, che non dobbiamo per nulla sottovalutare e che ci impongono una seria riflessione e una forte assunzione di responsabilità”.

Bilancio che, anche secondo Peinetti, doveva avere un percorso diverso di quello avuto e che il consigliere ricostruisce: “Ebbe la meglio la linea di chiudere il bilancio subito, senza modifiche, tranne alcune piccole variazioni da valutare nel dibattito in aula ma alcuni di noi, tra cui il sottoscritto, cercarono comunque di mantenere aperta una linea di dialogo per arrivare ad un bilancio più partecipato e meno attaccabile”.

Cosa non avvenuta, creando “malcontenti e turbolenze sia nella maggioranza sia nelle opposizioni” e arrivando senza la sicurezza dei numeri in Consiglio.

“A questo punto, di fronte al rischio concreto che venisse bocciata la Legge di bilancio, fatto questo che avrebbe avuto ripercussioni gravi e di lunga durata su tutta la comunità, ho deciso, coerentemente con la mia posizione delle ultime settimane, di proporre un rinvio che permettesse da un lato di mettere in sicurezza l’attuale legge di bilancio e dall’altro consentisse di riaprire un dialogo con le opposizioni”.

Poi Peinetti si rivolge all’Union: “Nel bel mezzo di questa situazione estremamente delicata e complessa il Presidente dell’Uv ha pensato bene di convocare in fretta e furia il 23 dicembre, un Conseil Fédéral dove è stata presa, a maggioranza, la decisione di sfiduciare gli eletti in Consiglio, intimandoci di votare il bilancio così com’era e di firmare le nostre dimissioni. Tale scelta, dettata da motivazioni e tempistiche che ancora oggi mi sfuggono, non ha fatto altro che generare ulteriori tensioni in seno alla maggioranza in un momento così difficile, quando sarebbe stato sufficiente affrontare queste discussioni interne e prendere serenamente le opportune decisioni, a bilancio approvato, senza diktat e proclami di leader o supposti tali”.

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