Nonostante un numero crescente di scuole italiane stia adottando nei propri regolamenti la cosiddetta carriera Alias, in Valle d’Aosta le adesioni sono ancora pochissime. Secondo i dati di Agedo, le scuole italiane che prevedono la possibilità di attivare una carriera Alias, sono 440 nel febbraio 2025. Un incremento significativo se si considera che nel gennaio del 2024 le scuole aderenti erano 322.
Ma che cos’è la carriera Alias? Si tratta di un accordo di riservatezza tra la scuola, la giovane persona trans che frequenta la scuola e la sua famiglia (se minorenne). La procedura stabilisce semplicemente che nel registro elettronico venga inserito il nome scelto dalla persona in transizione al posto di quello anagrafico, evitandole l’imbarazzo di dover continuamente spiegare la propria situazione e subire possibili episodi di bullismo e prevenendo così un possibile abbandono scolastico. Questo protocollo non è adottato solo da scuole e università, ma anche da enti sportivi o luoghi di lavoro.
In Valle d’Aosta sono soltanto due le istituzioni scolastiche del primo ciclo ad aver adottato la carriera Alias: la Grand Combin di Gignod e la Martinet di Aosta. Se nessuna scuola secondaria di secondo grado ha aderito, l’Università della Valle d’Aosta ha aperto il doppio libretto per la carriera Alias nel 2020.
A fare il punto sull’attivazione del protocollo nella nostra regione è stato l’Assessore Jean-Pierre Guichardaz, in risposta a un’interrogazione del consigliere di opposizione Simone Perron (Lega Vallée d’Aoste), che ha evidenziato “i numeri bassissimi” delle richieste. “Mi risulta che non ci sia nessuna scuola secondaria di secondo grado che abbia aderito, nonostante avessimo sentito che c’erano scuole interessate”, ha sottolineato Perron.
Guichardaz ha precisato che, ad oggi, “il registro elettronico Spaggiari (classeviva 2.0) consente tecnicamente a tutti l’attivazione della carriera Alias, ma nella pratica le adesioni restano molto limitate”. Trattandosi di un protocollo interno alle scuole che norma il rapporto tra il singolo e l’ente, ogni scuola è tenuta a presentare il suo regolamento per aderire al protocollo. Un lavoro che quindi ricade sulle spalle delle singole scuole o dirigenti e per cui non esistono linee guida ministeriali.
Alla Martinet di Aosta, per esempio, l’accesso al percorso richiede una relazione di professionisti esterni a supporto del percorso intrapreso, mentre alla Grand Combin non è prevista la diagnosi di disforia di genere come requisito. “Ad oggi solo una famiglia ha presentato richiesta per l’attivazione e in questo caso l’esito è stato positivo e il regolamento applicato a partire dall’anno scolastico in corso” conclude Guichardaz.
Il dibattito sul tema non si ferma qui. Dopo la seconda bocciatura della legge regionale contro le discriminazioni nei confronti della comunità LGBTQ+, ora è la carriera Alias ad essere al centro delle polemiche. Il consigliere di minoranza Andrea Manfrin (Lega Vallée d’Aoste) ha presentato un’interpellanza per il prossimo Consiglio, sollevando dubbi sulla legittimità del regolamento adottato dall’Università della Valle d’Aosta in merito alla carriera Alias.
Secondo il testo, l’estensione della carriera Alias anche a tutto il personale universitario e “a coloro che non si riconoscano nell’identità di genere anagrafica” solleverebbe problemi interpretativi e rischi di “distorsioni ed utilizzi indebiti del regolamento”. A supporto della sua posizione, Manfrin richiama l’articolo 6 del Codice Civile che prevede che “ogni persona ha diritto al nome che le è per legge attribuito” e vieta “cambiamenti, aggiunte o rettifiche al nome, se non nei casi e con le formalità dalla legge indicati”, tra le quali – secondo l’interpellanza – non rientra la carriera Alias.
Ma attenzione: la carriera Alias non è una legge, bensì una semplice protocollo amministrativo che concerne il cambio dei dati anagrafici solo ed esclusivamente sui documenti interni alla scuola o all’ente di riferimento. Mentre, tutti gli atti che hanno rilevanza esterna all’ente, continuano a riportare il nome anagrafico. A normare il cambiamento dei dati anagrafici delle persone transgender, a livello giuridico, è la legge 164 del 1982 – aggiornata poi dal Decreto Legislativo 150/2011 – che consente la rettifica anagrafica con sentenza del tribunale, previo accertamento da parte del giudice di comprovata transizione.