La Corte dei Conti fa paura. Il Consiglio regionale approva – 18 a favore e 1 astenuto – il disegno di legge di conversione dei 48 milioni di euro del credito “postergato” di Finaosta in patrimonio, attraverso “l’emissione di uno strumento finanziario partecipativo”. Ma è a dir poco rocambolesco il modo in cui il provvedimento viene varato.
Se all’inizio della discussione il consigliere M5S Luigi Vesan chiede il voto nominale sul dl – “chi ha deciso di erogare questi soldi si deve assumere la responsabilità di dire che fine faranno” – , arriva solo alla fine la richiesta di voto segreto della maggioranza con Patrizia Morelli.
“Codardi” gridano dai banchi della minoranza. “Dov’è finito l’elogio alla responsabilità fatto da Marquis o l’atto di fede del Presidente Fosson? Avete tanto coraggio nel sostenere questa legge e poi vi vergognate di votarla?” tuona Andrea Manfrin della Lega. “La segretezza del voto è un diritto” replica Patrizia Morelli di Ac, mentre i consiglieri di Lega, Mouv’ e M5S abbandonano l’aula.
A rimanere, dopo aver però annunciato di non voler partecipare al voto, è la consigliera di Adu Vda Daria Pulz. La contromossa della minoranza genera il panico fra i consiglieri rimasti, come dimostra il tabellone del voto. Spuntano alcuni astenuti, forse con l’obiettivo di sparigliare le carte. Due su un articolo del Dl, uno sul voto finale della legge, approvata alla fine dai 18 dei 19 votanti.
Prima dello scontro sul voto, la discussione aveva fatto emergere le due visioni sul provvedimento. La maggioranza che come un mantra ripete che il disegno di legge serve a evitare di perdere i 48 milioni di euro. L’opposizione, con Lega e Mouv’, che fanno notare come questa legge non garantirà alla Regione di recuperare il proprio credito.
Spiegava il relatore Giovanni Barocco (Uv): “Il Dl presentato consente, da un lato, di favorire la positiva definizione della procedura concordataria, ripristinando l’equilibro patrimoniale della società sulla base di una soluzione certa e scevra da incertezze e criticità sul piano legale, mediante esplicitazione, come richiesto dal commissario, della volontà del socio sulle sorti del credito, e, dall’altro di salvaguardare il patrimonio regionale, evitando di esporre lo stesso a inutili e ingiustificati sacrifici e assicurando alla regione la possibilità di rientrare dell’investimento effettuato”.
Replicava l’ex Assessore alle Finanze, Stefano Aggravi, consegnando ai colleghi una sorta di contro relazione al Disegno di legge. Sette domande con altrettante risposte, per dire che: “questa legge non ha nulla a che vedere con la riuscita della procedura di concordato”; “non è affatto vero che questa legge salverà i 48 milioni di euro e permetterà alla Regione di recuperare il proprio credito”; “il patrimonio a seguito dell’omologa avrà un ammontare positivo, ma il suo capitale sarà azzerato. Questo imporrà necessariamente un’operazione di ricapitalizzazione al fine di consentire il ripristino del terzo del capitale” e ancora non è vero che lo strumento scelto dalla Regione “è stato chiesto dal Commissario”. Dai banchi di Lega e Mouv’ si torna a evocare il giudizio in secondo grado della Corte dei Conti. Roberto Cognetta: “Questo Dl è un barbatrucco contabile”
Fra i due litiganti si metteva Daria Pulz di Adu Vda: “Perché la Lega ha portato avanti il concordato senza dire che il socio Regione avrebbe definitivamente perso quei 48 milioni? Perché quei lauti finanziamenti sono stati concessi lo stesso quando il casinò aveva già l’occhio bianco da triglia lessa?”.
Ribadiva “l’atto di fiducia verso il Casinò” il Presidente della Regione Fosson. “Meglio un capitale a rischio, che una falcidia”.