Che cosa resta, all’indomani di queste Elezioni europee? I dati li abbiamo letti, noi ve l’abbiamo raccontate per tutta la notte, le analisi di queste ore si sprecano. Un elemento spicca: anche la Valle d’Aosta, con qualche distinguo, segue ormai il trend nazionale. Invece di arrivare, come spesso avvenuto, a rimorchio.
Esattamente come cinque anni fa quando ad imporsi era stata la Lega, con il 34,26 per cento in Italia ed il 37 per cento in Valle. La storia recente oggi si ripete con Fratelli d’Italia (che inverte però i fattori), a far segnare il 28,81 per cento al livello nazionale ed il 24,30 tra le nostre montagne.
Una panoramica sulle Europee
L’effetto Meloni: Giorgia on my mind
E la protagonista è una e una sola: la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Dato macroscopico: dei 9.704 voti presi in Valle da FdI, ben 4.610 sono preferenze per la premier. Che comunque – cosa stranota da tempo – non siederà in Parlamento europeo. Per rendere l’idea della misura, il secondo più votato è l’europarlamentare uscente Carlo Fidanza, che di voti in Valle ne ha raggranellati 288.
Anche nella circoscrizione nord ovest la lista di Meloni è stata la più votata, superando il dato nazionale, con il 30.9 per cento.
Il ritorno del Pd?
Un discorso simile, a livello nazionale, può valere anche per il Pd. Con una differenza sostanziale. In Valle non era candidata la segretaria Elly Schlein. Che, in chiaro, ha annunciato da tempo la rinuncia al seggio europeo in caso di elezione per rimanere alla Camera dei deputati. Anche senza di lei, le cifre si somigliano: i dem hanno fatto segnare il 24,07 per cento in Italia, il 19,95 per cento in Valle.
A trainare, in questo caso, l’ex sindaco di Aosta Fulvio Centoz con 2.833 preferenze sulle 7.966 della lista. Seconda Cecilia Strada che in Valle ha raccolto 1.783 voti. Nell’intera circoscrizione il Pd ha fatto segnare il 23,05 per cento.
Alleanza Verdi Sinistra e la “doppietta” valdostana
Se alcune liste erano “devaldostanizzate”, non si può dire lo stesso per l’Alleanza Verdi Sinistra, che presentava ben due nostri corregionali: Chiara Minelli, attualmente in Consiglio Valle, e Andrea John Déjanaz. Qui, Avs è stata la terza forza con i suoi 4.834 voti, pari al 12,11 per cento. Praticamente, il doppio rispetto al dato nazionale, fermo al 6,72 per cento.
Gli enfants du pays hanno trainato la lista a livello locale: Minelli ha raccolto 1.572 preferenze, Déjanaz 1.144. Si è invece fermata a 1.008 Ilaria Salis, mentre è lontano l’ex sindaco di Riace Mimmo Lucano. Decisamente più basso anche il dato della circoscrizione: 7,01 per cento.
La Lega e l’impatto di Vannacci
La Lega ha pagato dazio, in questi anni, dopo il picco delle Europee 2019. L’“effetto Vannacci”, a livello nazionale, ha trainato relativamente. Il Carroccio ha ottenuto il 9,01 per cento, con tanto di sorpasso da parte di Forza Italia. In Valle non è andata meglio, complice anche – rispetto a cinque anni fa, quando c’era Paolo Sammaritani – l’assenza di candidati valdostani.
Qui la Lega si è fermata all’8,85 per cento. Le preferenze sono state complessivamente 3.534. Vannacci, con 1.339 voti, è stato quello più “scelto” dall’elettorato valdostano. Molto indietro Silvia Sardone, ferma a 553 voti. Terzo – presente ad Aosta a fine maggio – Alessandro Panza, con 422 preferenze. Va meglio a livello di circoscrizione nord ovest: 11,9 per cento.
Forza Italia sì, Forza Italia no?
Unico big arrivato in Valle, il vicepremier Antonio Tajani, da capolista, ha trainato con le sue 1.441 preferenze, Forza Italia – Noi Moderati ad un 7,86 per cento a livello regionale, mentre la lista ha raccolto complessivamente 3.139 voti. Risultato però sotto il dato medio nazionale, che ha visto gli azzurri al 9,62 per cento e superare d’infilata la Lega.
Nella circoscrizione, il dato è lievemente più basso di quello del Paese: 9,38 per cento. Dietro Tajani, in Valle, l’abisso. La secondo più votata, Claudia Porchietto, ha raccolto 277 preferenze. Molto indietro l’ex sindaca di Milano ed già ministra Letizia Moratti, che dalla nostra regione ha avuto solamente 166 voti.
Le due anime di Azione
Qui, a tenere a galla la lista Azione – Siamo europei, è stato l’ottimo risultato personale del candidato valdostano Leonardo Lotto. Se a livello nazionale, infatti, la lista di Calenda non ha superato il quorum – fermandosi al 3,35 per cento –, in Valle i dati parlano di 3.045 voti. Ovvero il 7,63 per cento. Voti trainati dalle 2.220 preferenze di Lotto. Di per sé, Carlo Calenda ha avuto un magrissimo raccolto in Valle d’Aosta: 136 voti. Nella circoscrizione, lievemente meglio rispetto al nazionale con il 3,78 per cento.
Rassemblement in mostra
La lotta in “solitaria” del consigliere regionale Stefano Aggravi ha dato i suoi frutti. Quasi esclusivamente in Valle – com’era normale, soprattutto per una lista che si chiama Rassemblement Valdôtain –, ma li ha dati. Il dato circoscrizionale, lo 0,21 per cento, è relativo. Qui, l’ex Lega ha strappato un incoraggiante 7.14 per cento, che si traduce in 1.596 preferenze personali, seguito dall’altra valdostana Martina Lombard (179).
Così lontani, così vicini
Tra le liste più lontane spicca il MoVimento 5 Stelle, che – a dirla tutta – alle Europee non ha mai “brillato”. Se il 9.99 per cento a livello nazionale dà qualche mal di testa ai vertici pentastellati, il dato circoscrizionale (6.73 per cento) e quello valdostano (4,57 per cento) non fanno dormire sonni troppo sereni.
Almeno, non certo ai capilista Maria Angela Danzì – eurodeputata uscente, in campagna elettorale anche alle nostre latitudini – che raccoglie solo 196 preferenze, e Gaetano Pedullà che ne porta a casa 91.
Magrissimo il bottino per la lista Stati Uniti d’Europa. Fuori dai giochi a livello nazionale (3,76 per cento) nella circoscrizione ha raccolto il 3,77 e in Valle il 3,40. Con i nomi di spicco, Matteo Renzi ed Emma Bonino, a raccogliere nella nostra regione rispettivamente 439 e 400 preferenze. Non è bastato invece l’arrivo in Valle del capolista Michele Santoro in persona per risollevare le sorti della lista – prima esclusa, poi riammessa – “Pace Terra Dignità”. In Italia ha raccolto il 2,20 per cento, diventato 2,08 nella circoscrizione e risalito un po’ da noi fino al 3,14 per cento. Dei 1.255 voti valdostani, 455 sono stati quelli di Santoro.
Residuali, infine, le liste Libertà e Alternativa popolare. In Valle hanno fatto segnare rispettivamente lo 0,74 per cento (la più votata è stata l’ex deputata Sara Cunial con 80 preferenze sui 296 totali) e lo 0,31 per cento (con il sindaco di Terni Stefano Bandecchi a primeggiare con 12 voti sui 125 totali). Liste lontanissime dal quorum anche in Italia (1,22 per cento la prima, 0,39 per cento i secondi) e nella circoscrizione (0,75 per cento e 0,35).
Dopo l’Europa: la strada per le Regionali
Se, a livello nazionale, le Elezioni europee sono una sorta di “termometro” per i partiti – che da anni candidano leader che poi in Europarlamento non si siederanno mai, e comunque votate con il chacun pour soi imposto dal proporzionale–, in Valle il sapore è inevitabilmente un altro. Troppo vicino il 2025 e le prossime Elezioni regionali. O forse – perché ancora non è chiaro, dopo l’Election day del 2020 – anche le Elezioni comunali. Che potrebbero anche essere piazzate però nella primavera 2026.
A destra si fanno le prove. Alberto Zucchi, Fratelli d’Italia, l’ha detto ai nostri microfoni: “La sommatoria del centrodestra dimostra anche qui che uniti possiamo determinare il successo e la vittoria anche alle Regionali 2025”. Questione ribadita anche dai lidi di Forza Italia: “Il centrodestra diventa sempre più credibile – ci ha detto durante la notte elettorale la coordinatrice Emily Rini –. Ad Aosta, se saremo in grado di presentare un progetto serio e unito, sicuramente saremo in grado di vincere le Elezioni comunali”.
Anche Stefano Aggravi fa i suoi conti. Per lui, queste elezioni erano più che un semplice indicatore. Alla guida di un movimento nato dentro il Consiglio Valle, l’occasione era quella per testare e lanciare Rassemblement nell’agone politico e fuori da Palazzo. Ma, soprattutto, guardando al 2025.
A sinistra la questione è curiosa. Ad abundantiam, si direbbe. Il Pd dà segnali positivi per il futuro, anche se un giorno sì e uno no discute con Rete civica – con cui governa in Comune ad Aosta, dentro il Progetto civico progressista – e Valle d’Aosta aperta, composta da Adu VdA, Area democratica (degli ex Raimondo Donzel e Carmela Fontana) e M5S.
In Regione, Pcp è rimasta in capo a Chiara Minelli ed Erika Guichardaz. In queste Europee è successo di tutto: sia Rete civica sia Valle d’Aosta aperta hanno presentato un nome (Minelli e Déjanaz, a “rubacchiarsi” voti a vicenda), sono entrati nella lista Avs, quindi “contro” i pentastellati, alleati in VdA aperta. Dura capire i contorni futuri. Anche perché l’ultimo tentativo “riunificante” ha avuto successo elettorale, prima della scissione a palazzo regionale. E prima che volassero, quasi quotidianamente, gli stracci.
In tutto questo, spicca il silenzio delle forze “réunioniste”, che preparano il Congresso e guardano alla finestra un’elezione sulla quale non hanno mai puntato. Strategia? Forse. O forse (fin troppa) prudenza: il tentativo unitario del 2019 era finito in maniera disastrosa.
Azione, di suo, potrà cercare di “capitalizzare” il tesoretto di voti di Lotto. Ma da soli è dura. E spostare l’asse centrista dal quale nascono come movimento potrebbe portare a frutti alterni. O non sperati.
Vince il banco
Alla fine, però, tra vincitori e vinti – ché poi alle Elezioni, si sa, vincono sempre un po’ tutti – ha vinto ancora una volta il banco. Quindi, di converso, abbiamo perso tutti.
Il dato nazionale dell’astensionismo è stato inquietante. Le Europee 2024 sono state le prime elezioni nella storia repubblicana ad aver fatto segnare meno del 50 per cento dei voti. Il 49,69, per la precisione. E questo nonostante molti leader di partito fossero candidati.
Il dato valdostano – 42,56 per cento – è ancora più sconfortante. Ma le Regionali, si sa, sono un’altra partita. Ma un Paese che diserta le urne non dovrebbe (ma il condizionale è d’obbligo) fare felice proprio nessuno.
3 risposte
Mele, castagne, ciliege ed effetto Giorgia … Sarà ma a me sembra di ricordare che in Valle d’Aosta alle prime elezioni europee del 1979 la U.V prese 26137 voti, il PCI 17405 voti, la DC 12302 voti. DdI in queste elezioni ha preso 9074 voti
Mi permetto di dissentire sommessamente, se possibile, da alcune valutazioni che ho letto nella ricostruzione giornalistica legata alle elezioni europee di sabato e di ieri in Valle d’Aosta.
1. Parlare di Rassemblement Valdotain in mostra, che ha raccolto frutti in questa tornata, mi pare un po’ troppo azzardato, tenuto conto di come, essendo stata l’unica voce autonomista presente, per considerarsi soddisfatto Aggravi avrebbe dovuto almeno raccogliere il doppio dei voti effettivamente ottenuti, anche considerando che a lavorare sul territorio in campagna elettorale c’erano i quattro consiglieri regionali del Rassemblement più Claudio Restano. Dunque il bottino credo che in realtà sia stato piuttosto scarno, e anche Aggravi credo proprio che se ne sia reso conto, visto che la sua candidatura era volta anche ad attrarre possibili elettori unionisti scontenti, che invece o non sono andati a votare o hanno dato una mano a Fulvio Centoz del Pd;
2. Davvero buono il risultato personale di Leonardo Lotto, che ha spinto Azione di Calenda a sfiorare un incredibile 8% in Valle d’Aosta, anche se, a essere onesti, a dare una grossa mano sul territorio c’è stato lo zampino (nemmeno troppo nascosto) della Stella Alpina;
3. Forza Italia, scomparsa dai radar 5 anni fa, alle prese con l’onta del commissariamento dopo la cacciata di Massimo Lattanzi, credo sia tornata finalmente a rivedere il sole, grazie anche e soprattutto all’empatia del suo leader Antonio Tajani, che in Valle d’Aosta ha di fatto annullato tutti gli altri candidati, alcuni anche dal nome blasonato. Chissà che più di una persona, nell’urna, abbia scritto il nome di Antonio Tajani con il pensiero rivolto alla sua consigliera Emily Rini.
Quando si fa analisi politica è “tutto buono”, come è giusto che sia. Sommessamente, anch’io ho delle cosine da dire. I voti di Aggravi doppiano quasi quelli che ha preso nelle fila della Lega alle Regionali 2020. Va anche detto – perché va detto – che complice la Lega stessa e gli autonomisti (che non hanno indicato né candidato nessuno) anche gli “avversari diretti” modificano il senso del risultato e la sua percezione. Ma, come ha detto lui stesso ai nostri microfoni “Le Regionali sono un’altra cosa”. E, come ho scritto, era fondamentale per Rassemblement “contarsi” essendo nato in Consiglio e non sul territorio.
Poi, delle due l’una: da un lato Lei dice, su Aggravi, “considerando che a lavorare sul territorio in campagna elettorale c’erano i quattro consiglieri regionali del Rassemblement più Claudio Restano”, dice anche che per Lotto “sul territorio c’è stato lo zampino (nemmeno troppo nascosto) della Stella Alpina”. Non è paragonabile, a mio modesto avviso. SA in Consiglio Valle ha il solo Marzi e – mi permetta – non è di certo la forza di qualche anno fa. Quindi, o i consiglieri regionali cubano, oppure no. “Tertium non datur”, secondo me. Lei pensa che oggi Stella Alpina abbia questa forza elettorale? Io non ne sono certo. Ma, ripeto, è questione di analisi. E la mia non è la “verità”, è solamente il mio occhio.
Terzo elemento: la crescita di Forza Italia è indubbia. La “ricostruzione” impostata da Rini innegabile. Ma, anche qui, la riporto al Suo commento primigenio: lo zampino di due consiglieri regionali (Baccega e Marquis, peraltro non eletti con Forza Italia) non ha pesato? Perché le cose vanno dette tutte.
Poi, in chiaro: non contesto la Sua analisi – né “difendo” la mia -, la politica è bella proprio per le sue letture. Pensiero mio, e null’altro. Anzi, La ringrazio per l’attenzione (affatto scontata quando si parla di politica).
Saluti,
Luca Ventrice