Crisi Governo, quasi tutti i sindaci valdostani firmano l’appello a Draghi

La quasi totalità dei sindaci valdostani ha sottoscritto la lettera aperta al Presidente del Consiglio, con la richiesta di proseguire l’azione di governo. Il presidente Cpel Manes: "Una presa di posizione che non deve essere strumentalizzata. Un appello importante proveniente da tanti piccoli comuni che, sicuramente, saranno tra i più penalizzati dall'incertezza amministrativa dei prossimi mesi".
Il Presidente del Consiglio Mario Draghi - Foto governo.it
Politica

La quasi totalità dei sindaci valdostani ha sottoscritto la lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario, con la richiesta di proseguire l’azione di governo. L’appello, partito nelle scorse ore dai Primi cittadini di alcune grandi città, ha rapidamente raccolto il favore anche di quelli dei comuni più piccoli.

Il Presidente del Cpel Franco Manes spiega: “Una presa di posizione, quella di molti sindaci valdostani, assolutamente personale che non deve essere strumentalizzata. Un appello importante proveniente da tanti piccoli comuni che, sicuramente, saranno tra i più penalizzati dall’incertezza amministrativa dei prossimi mesi. È indubbio, nel rispetto dei ruoli di ciascuno e delle ideologie di tutti, che tanti sindaci valdostani ribadiscono la necessità di una serenità amministrativa in un momento molto importante per la crescita della nostra Valle e del nostro Paese.”

Anche il sindaco di Aosta fra i firmatari dell’appello a Draghi

C’è anche il sindaco di Aosta, Gianni Nuti, fra i 1000 firmatari dell’appello lanciato dai primi cittadini in favore della continuità dell’azione del governo del presidenteDraghi. È il Primo cittadino del capoluogo stesso a spiegarlo in un post su Facebook.

“Sono stato tra i primi firmatari dell’appello lanciato dal gruppo degli undici sindaci” scrive “Ho aderito alla sottoscrizione perché sono più che mai convinto della necessità di difendere le istituzioni, la loro credibilità internazionale, il percorso di sostegno alle famiglie italiane intrapreso ma non concluso prima che sia troppo tardi. Non si tratta di difendere una persona in particolare, che peraltro ha servito il suo popolo con uno stile e una autorevolezza inarrivabili, ma il nostro futuro. Questo è un dovere dei sindaci, non un abuso”.

Il testo della lettera

“Il Presidente Mario Draghi ha rappresentato fino ad ora in modo autorevole il nostro Paese nel consesso internazionale e ancora una volta ha dimostrato dignità e statura, politica e istituzionale. Draghi ha scelto con coraggio e rigore di non accontentarsi della fiducia numerica ottenuta in aula ma di esigere la sincera e leale fiducia politica di tutti i partiti che lo hanno sostenuto dall’inizio. Noi Sindaci, chiamati ogni giorno alla difficile gestione e risoluzione dei problemi che affliggono i nostri cittadini, chiediamo a Mario Draghi di andare avanti e spiegare al Parlamento le buoni ragioni che impongono di proseguire l’azione di governo.

Allo stesso modo chiediamo con forza a tutte le forze politiche presenti in Parlamento che hanno dato vita alla maggioranza di questo ultimo anno e mezzo di pensare al bene comune e di anteporre l’interesse del Paese ai propri problemi interni. Queste forze, nel reciproco rispetto, hanno il dovere di portare in fondo il lavoro iniziato in un momento cruciale per la vita delle famiglie e delle imprese italiane. Se non dovessero farlo si prenderebbero una responsabilità storica davanti all’Italia e all’Europa e davanti alle future generazioni. Ora più che mai abbiamo bisogno di stabilita’, certezze e coerenza per continuare la trasformazione delle nostre città perché senza la rinascita di queste non rinascerà neanche l’Italia”.

Non solo i sindaci, l’appoggio di partiti e movimenti a Draghi

Stella Alpina sulla crisi: “È un agire politico contro l’interesse del Paese”

“La Stella Alpina, come tutti i valdostani, ha assistito con sgomento alla decisione del MoVimento 5 Stelle di aprire una crisi di Governo portando Mario Draghi a dimettersi da Presidente del Consiglio – scrive il partito centrista in una nota -. È un agire politico contro l’interesse del Paese e, a maggior ragione in questo momento, a discapito di ogni singolo territorio; si pensi ad esempio all’importante lavoro che per la nostra Valle si sta compiendo in questo momento in Commissione Paritetica e in Parlamento per la centralità e la specificità della Montagna”.

“Noi – chiude la nota dell’Edelweiss – auspichiamo che il presidente Draghi dia nuovamente la sua disponibilità ad accompagnare l’Italia fino alla naturale scadenza elettorale del 2023. Noi auspichiamo torni al ‘Centro’ dello scacchiere italiano la politica vera e non quella fatta di slogan che in pochi anni si sono sciolti come chi li aveva inventati”.

4 risposte

  1. „Per far funzionare un Parlamento, bisogna essere in due, una maggioranza e una opposizione. […] La maggioranza, affinché il parlamento funzioni a dovere, bisogna che sia una libera intesa di uomini pensanti, tenuti insieme da ragionate convinzioni, non solo tolleranti, ma desiderosi della discussione e pronti a rifare alla fine di ogni giorno il loro esame di coscienza, per verificare se le ragioni sulle quali fino a ieri si son trovati d’accordo continuino a resistere di fronte alle confutazioni degli oppositori.

    Se la maggioranza si crede infallibile solo perché ha per sé l’argomento schiacciante del numero e pensa che basti l’aritmetica a darle il diritto di seppellire l’opposizione sotto la pietra tombale del voto con accompagnamento funebre di ululati, questa non è più una maggioranza parlamentare, ma si avvia a diventare una pia congregazione, se non addirittura una società corale, del tipo di quella che durante il fatidico ventennio dava i suoi concerti nell’aula di Montecitorio.“

    — Piero Calamandrei Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Luglio 1948

  2. “Il mondo è purtroppo diviso in compartimenti stagni da grandi muraglie che si dicono invalicabili, senza porte e senza finestre. Ma queste mura non sbarrano soltanto quella linea che ormai si suol chiamare la « cortina di ferro » e che taglia il genere umano in due emisferi ostili. Mura altrettanto invalicabili ci attorniano, sui confini, nell’interno degli Stati, spesso nell’interno della nostra coscienza; le mura del conformismo, dell’imperialismo, del colonialismo, del nazionalismo. Le mura che separano la miseria dal privilegio e dalla ricchezza spudorata e corrotta.

    Questo è ancora, secondo me, il compito della Resistenza. Inutile qui ricercare le colpe per le quali siamo arrivati a questa tragica divisione del mondo: forse non c’è partito o popolo che non abbia la sua parte di colpa. Ma gli uomini che appartennero alla Resistenza devono far di tutto per cercare che queste mura non diventino ancora più alte, che non diventino torri di fortilizi irte di ordigni di distruzione, e ricercare i valichi sotterranei attraverso i quali, in nome della Resistenza combattuta in comune, si possa far passare ancora una voce, un sussurro, un richiamo: quello che unisce, non quello che separa.

    Rifiutandosi sempre di considerare un uomo meno uomo, solo perché appartiene a un’altra razza o a un’altra religione o a un altro partito.“ – Piero Calamandrei.

    Fonte: https://le-citazioni.it/autori/piero-calamandrei/

    1. “In realtà, se la opposizione intende l’importanza istituzionale della sua funzione, essa deve sentirsi sempre il centro vivo del parlamento, la sua forza propulsiva e rinnovatrice, lo stimolo che dà senso di responsabilità e dignità politica alla maggioranza che governa: un governo parlamentare non ha infatti altro titolo di legittimità fuor di quello che gli deriva dal superare giorno per giorno pazientemente i contrasti dell’opposizione, come avviene del volo aereo, che ha bisogno per reggersi della resistenza dell’aria.

      Si dirà che questo idilliaco quadro del governo parlamentare pecca di ingenuo ottimismo. E sia pure. Ma insomma, chi vuol sul serio il sistema parlamentare, non può concepirlo che così: altrimenti del parlamento resta soltanto il nome sotto il quale può anche rinascere di fatto la «Camera dei fasci e delle corporazioni.»“

      — Piero Calamandrei Citazioni tratte da articoli de Il Ponte, Luglio 1948

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