Tutto rimandato all’assemblea del Consorzio degli Enti Locali della Valle d’Aosta. L’argomento è in effetti di quelli spinosi: l’approvazione della risoluzione n.1/2013 che regola la “Proposta degli enti locali della Valle d’Aosta in merito all’esercizio associato delle funzioni e dei servizi comunali” e del Disegno di legge 228, che disciplina l’esercizio in forma associata di funzioni e di servizi comunali.
La proposta di rinvio arriva in apertura dei lavori direttamente dal Presidente Celva, Bruno Giordano: “La riforma degli enti non può vedere la muscolarità della sola maggioranza o tener conto solo delle istanze dell’opposizione perché sono in ballo due documenti importanti per una riforma che appartiene a tutti. La proposta è quella di rinviare il tutto prendendo il tempo necessario per approfondire gli aspetti giuridici ed economici, dato che il sentiero è impervio, con risorse disponibili sempre minori, e in salita”.
Giordano si gioca la carta della condivisione: “Dobbiamo trovare delle linee-guida per proporre al legislatore delle risoluzioni, sforzandoci di togliere il tema delle autonomie locali dalla polemica pre-elettorale. Le riforme appartengono a tutti e bisogna abbassare i toni, che in questi momenti invece restano sempre troppo alti”.
Toni che restano invece tutt’altro che bassi. A infiammare la polemica ci pensa Luciano Saraillon, sindaco di Aymavilles: “Il Presidente, in questa settimana, ha trattato alcuni di noi come degli ‘emeriti pirla’. La promessa al suo insediamento di essere il presidente di tutti non è stata mantenuta. È stato mandato un documento per costruire un percorso condiviso in una riunione all’Hôtel des États che di fatto escludeva 17 comuni dalle decisioni. Fatto ancora più grave perché è stato un atto ufficiale del CPEL, con tanto di carta intestata”. L’esclusione, resa nota dagli organi d’informazione, ha fatto infuriare Saraillon che attacca frontalmente: “Ognuno in casa sua invita chi vuole ma questa riforma coinvolge tutti. Non si possono confondere le riunioni di maggioranza con le funzioni del Presidente. Ad ogni modo i comuni esclusi stanno preparando una lettera che verrà presto resa pubblica”.
Decisamente più morbida, invece, la linea del sindaco di Hône, Luigi Bertschy, che auspica una dialettica più profonda: “Le cose cambiano quando i sindaci non sono messi tutti sullo stesso piano, ma credo che il problema in discussione sia dovuto ad un periodo di indecisione e di frenesia. Mi auguro che il tavolo della discussione sia allargato perché per avere chiarezza ci vuole un punto di partenza uguale per tutti. Il CELVA faccia chiarezza su questo punto dimostrando la maturità per capire quello che ognuno di noi rappresenta politicamente, certo, ma soprattutto a livello amministrativo”.
Difende invece la scelta del sindaco di Aosta, Domenico Chatillard: “È giusto che il Presidente – spiega il primo cittadino di Valtournenche – consulti la sua stessa maggioranza. Ha fatto una scelta corretta”, mentre getta acqua sul fuoco Franco Manes, sindaco di Doues, che parla di “discussione ‘drogata’ dalla campagna elettorale”. “Ognuno di noi appartiene a una fazione politica – prosegue Manes – e deve rispondere di certe linee, e non è certo un crimine esporsi. Rimandare l’analisi dei due documenti è una scelta giusta”.
E alla fine è proprio il presidente Giordano a motivare la proposta di rinvio: “Vi ricordo che la proposta di rinvio è arrivata da questa presidenza, sennò oggi una proposta sarebbe passata e un’altra no. Il mio è un atto di forza responsabile. Quello che è cattivo è il trasmettere alcuni messaggi in forma mascherata agli organi di informazione, perché qui nessuno vuole imporre niente. La mia comunicazione era nelle mani della stampa già la mattina dopo averla inviata”.
Poi la chiusura, che suona come un monito: “Qui se non lavoriamo assieme – spiega Giordano – veniamo riformati di diritto. La mia proposta difende anche le opposizioni, ed io non accetto lezioni da nessuno, neanche con la ‘Enne’ maiuscola, perché ho mangiato opposizione per vent’anni. Il rinvio serve per approcciarsi alla riforma in modo partecipe e consapevole perché le riforme di sistema non sono di maggioranza o minoranza, ma di tutti. Ricordo a tutti che se non saremo attori del cambiamento lo subiremo, perché l’unica cosa certa qui è che il cambiamento ci sarà”.