“Sono rimasto molto sorpreso dal passo allungato da parte del presidente Testolin, perché abbiamo scoperto, qualche mese fa, come si fosse fatto carico di una riforma dello Statuto di cui non sa nessuno. Non sa il Consiglio, non sa la Giunta, non sa l’alleato del Partito Democratico, sempre più sfuggente alle sue responsabilità”.
Così, il deputato Alessandro Urzì, capogruppo di Fratelli d’Italia in Commissione Affari Costituzionali alla Camera, a proposito del recente incontro tra il presidente della Regione e il ministro Roberto Calderoli, sull’istituzione di un tavolo tecnico con il Ministero per gli Affari regionali e le Autonomie per la revisione dello Statuto speciale della Valle d’Aosta.
Ad Aosta quest’oggi, sabato 9 novembre, l’esponente del partito di Giorgia Meloni, si è detto stupito di come “la Valle d’Aosta, per responsabilità del suo Presidente, abbia imboccato una strada diversa”, rispetto al Trentino-Alto Adige (“dove è stato istituito un tavolo di confronto con il governo nazionale, cui partecipano anche le emanazioni politiche e la commissione che scrive le norme di attuazione”). La strada della “della totale autoreferenzialità non della Regione, ma del Presidente”.
A rincarare la dose è Alberto Zucchi, che evoca come Testolin, nell’ottobre 2023, fosse stato tra i consegnatari, alla premier Meloni, assieme agli altri Presidenti delle Regioni a Statuto speciale, di una bozza del disegno di legge costituzionale per l’implementazione degli Statuti speciali. “Nonostante non sia componente del Consiglio Valle – dice il coordinatore di FdI – avevo sottolineato l’incredibilità del portare al Presidente del Consiglio una riforma senza un passaggio nelle sedi competenti”.
“Era stato assicurato che ciò sarebbe stato incardinato in prima Commissione, quella presieduta da Lavevaz, – continua Zucchi – ma tutto ciò si è perso nelle nebbie ed ora emerge che Testolin è andato a parlare con Calderoli”. “Abbiamo perso mesi preziosi. – tuona l’onorevole Urzì – Non c’è stato un coinvolgimento dell’opinione pubblica, del Consiglio. Scopro oggi che non c’è stato il coinvolgimento nemmeno degli alleati silenti del Pd”.
“Il dibattito politico che è mancato – ha detto Massimo Lattanzi, altro esponente valdostano del partito di centro-destra – ha fatto perdere mesi preziosi. Perché se devi ricominciare tutto adesso, per capire cosa vogliamo (non cosa vuole il Presidente) proporre a Roma, i tempi sono strettissimi e si rischia di non portare a casa la riforma”.
Urzì chiarisce che “l’anno e mezzo si è perso a lavorare su un testo che riguardava tutte e 5 le regioni a statuto speciale. Una discussione su tante cose diverse. Ora, un incontro del Presidente che si poteva fare un anno e mezzo fa e adesso saremmo a un altro punto”. Secondo il deputato, Testolin ha perso tredici mesi “in una dialettica in cui avrebbe potuto chiedere consiglio a Fratelli d’Italia”.
Insomma, chiosa Zucchi, siamo “di fronte ad una sorta di evoluzione”: al contrario di quant’era sembrato sinora, lo “Statuto non è più appannaggio dell’Union Valdötaine, ma del solo Presidente Testolin”. Però, “se alle altre forze politiche oggi presenti in Consiglio non interessa essere parte, o partecipi, della riforma dello Statuto, a Fratelli d’Italia interessa eccome. Non possiamo essere esclusi dalla scrittura delle regole del gioco che reggono la nostra autonomia”.
Peraltro, secondo Urzì, in vista dell’appuntamento elettorale con le regionali dell’anno prossimo “c’è più dell’auspicio che il buongoverno di Giorgia Meloni possa essere esportato anche a livello locale. Questa è un’opportunità che la Valle d’Aosta non deve lasciarsi sfuggire”. Anche perché “non accettiamo che alcun tipo di pregiudiziale venga posta nei nostri confronti”, siccome “il nostro lavoro è mirato a fare sì che autonomia sia opportunità per tutti i cittadini, non solo per alcuni privilegiati”.
La “ricetta”? La spiega ancora l’onorevole Urzì: “una coalizione che dovrà essere la riproposizione a livello locale del buongoverno nazionale”, non preclusa (analogamente a quanto avviene in Trentino-Alto Adige, ove il parlamentare è coordinatore del partito) alle “forze autonomistiche che non hanno pregiudiziali, che si pongono in termini di non esclusività dell’autonomia”. Perché “l’omogeneità del governo locale con quello nazionale è una opportunità straordinaria per uscire da una stanchezza amministrativa che, talvolta, dura da anni”.
Una risposta
Riposta di Testolin silenziosa: “non me ne frega niente”. Si vuole solo fregiare col titolo di padre dell’Autonomia e basta. Per lui chissene frega di UV, PD, FdI, ecc. E’ figlio del leader dell’UV degli ultimi 30 anni (ora ex): della linea “voglio, posso, comando”. In vista delle elezioni sta dicendo “io sono l’unico difensore dell’Autonomia, comando io gli autonomisti: se ci tenete all’Autonomia vota me e i partiti associati”. Mossa disperata per “rubare” voti al centrodestra, come non esprimere opinioni chiare sul nuovo progetto di centro autonomista: vuole i voti di questo progetto per le prossime tornate elettorali.