La crisi politica in Regione e quel documento di Pcp che non convince gli alleati
Mentre il Consiglio Valle è alle porte – l’assemblea è in programma domani e dopodomani, mercoledì 23 e giovedì 24 giugno – la famosa verifica politica di maggioranza, chiesta a gran voce dopo le dimissioni di Chiara Minelli, da Assessora all’Ambiente e Trasporti, e di Erika Guichardaz da Presidente della V Commissione, langue.
Langue soprattutto per una questione di prospettive, di divergenza di vedute, con un “convitato di pietra” la cui presenza si sta facendo invece ingombrante: il documento che il Progetto civico progressista ha messo in mano ai colleghi di maggioranza. Al suo interno c’è la posizione di Pcp su diversi temi: discariche, ospedale, ferrovia, collegamenti intervallivi, aeroporto, riforma della legge elettorale, tra gli altri.
L’intento di Pcp è chiaro: riportare al centro del villaggio il programma con confronti regolari ed il coinvolgimento delle forze politiche.
Un atto che non convince però gli alleati di governo, quella frangia autonomista che – si diceva – ha un’ottica prospettica diversa.
La pandemia, ed il suo “post”, al centro delle divergenze
Il documento è stato analizzato, giusto ieri, dal Comité Fédéral dell’Union Valdôtaine.
La neo-presidente del Mouvement Cristina Machet non considera il documento di Pcp “irricevibile”, ma qualche perplessità c’è, eccome: “Certi temi non ci sono sembrati corrispondere alle esigenze che si vedono ora, quando siamo alla fine di una pandemia terribile e in piena crisi economica. L’idea dell’Union Valdôtaine è quella di dare una sferzata per rilanciare l’economia ed il turismo, creare nuovi posti di lavoro e stare vicini alle famiglie e alle imprese che escono da un anno orribile”.
In chiaro: “Non ci sono grandi preclusioni sul documento – prosegue Machet –, c’è anche condivisione su molti contenuti, ma ad esempio, una nuova legge elettorale in questo momento può aspettare. Così come la questione fuel fossil free o purtroppo anche un tema a me carissimo come quello della parità di genere. Non sappiamo se la pandemia è davvero finita, si vede la paura rispetto all’entusiasmo di un anno fa. Quello di Pcp è un documento condivisibile, ma non ci sono strategiche e funzionali in questo momento”.
Questione che potrebbe procrastrinare – all’autunno? – l’attuale crisi politica? Secondo la Presidente Uv no: “Vogliamo continuare con questa maggioranza – chiude Machet –, ora si va avanti seriamente con il dialogo politico senza però accettare o mettere veti. Secondo me c’è il margine per lavorare serenamente”.
Una linea non dissimile emerge anche dai lidi di Alliance Valdôtaine, riunitasi ieri nel Direttivo. Anche lì, più di un occhio si è posato sull’ormai famoso documento del progetto civico progressista.
Albert Chatrian, capogruppo Av-Sa in Consiglio Valle e coordinatore del movimento nato dalla fusione di Alpe e Uvp, predica calma e pensa al “qui e ora”.
“Per noi è fondamentale e prioritaria la ‘messa a terra’ della grossa legge approvata qualche giorno fa. Vorremmo mettere tutte le nostre energie per far arrivare queste risorse sui conti correnti di chi ha avuto danni durante la pandemia e di chi vuole investire. È il momento di costruire e non di bisticciare. Abbiamo fatto tutti assieme passi avanti riportando il Consiglio al suo ruolo. Questo progetto per noi va rafforzato, e per farlo bisogna mettere in fila delle priorità”.
Poi il discorso di Chatrian si fa più esplicito: “Non è il momento dei diktat ma delle priorità per uscire dalla crisi socio-economica che la regione sta ancora subendo. Serve che il nuovo Psr – il Programma di sviluppo rurale, ndr. – ci riaccordi con le altre aree dell’arco alpino per fare massa critica, con misure che possano fare la differenza sul territorio, compatibilmente con regole dell’Europa e che sia semplice, snello ed efficace. Questo è il momento di fare scelte strategiche. Per il documento di Pcp sembra quasi che non sia successo niente in questo mese e mezzo”.
La maggioranza, comunque, non sembra essere su un territorio così sdrucciolo, almeno a parole. Il rischio, semmai, è quello di lasciare disseminati dei proverbiali “nodi” che aspettano solo un “pettine” più avanti nel tempo.
Anche Chatrian, però, vede la questione in un altro modo: “Non c’è un ‘delta’ di tempo per noi. L’importante è che si approfondiscano i temi, si trovi un punto di atterraggio solido e si facciano le cose bene. Questo non è il momento di tirare a campare”.