La demolizione del grattacielo di Aosta è diventata un rompicapo

25 Febbraio 2022

A fine marzo 2021 era arrivata la “doccia gelata”: la demolizione dei due grattacieli di quartiere Cogne, ad Aosta, sarebbe slittata rispetto ai piani a causa della presenza – all’epoca in minima parte – di amianto negli inerti.

A novembre 2021 non è andata meglio. In Commissione l’Assessore comunale ai Lavori pubblici Corrado Cometto spiegava infatti come un centinaio di prelievi confermassero tracce di amianto nel calcestruzzo e nelle strutture portanti, ed una cattiva notizia: le macerie della demolizione sarebbero state da portare fuori Valle, facendo lievitare i costi.

Ieri, in Consiglio comunale, la situazione si è fatta – se possibile – ancora peggiore.

A chiedere conto della progettazione e dell’iter dei lavori di demolizione delle strutture è stata un’interrogazione del forzista Renato Favre, Vicepresidente dell’Assemblea: “Con i lavori in previsione al quartiere Cogne, non è ipotizzabile una riqualificazione con quel ‘dentone cariato’ che da anni promettiamo di abbattere ma che rimane ancora lì. L’Assessore diceva che il progetto era in fase definitiva, che prelude a quella esecutiva, per la quale si pensava all’appalto integrato semplice”.

Cometto cerca di fare chiarezza sul percorso, la cui fine diventa ora un rompicapo vero e proprio: “La progettazione è l’aggiornamento di quella definitivo, datata al 2004 e rimasto un po’ nei cassetti. La stiamo rielaborando assieme allo stesso progettista dell’epoca. L’iter si è bloccato in ragione del fatto che la sua rielaborazione prevedeva una fase di indagini, nelle quali è stato trovato l’amianto. Attraverso un provvedimento, abbiamo commissionato ad una ditta specializzata un centinaio di prove. Si sperava di aver sondato inizialmente le porzioni peggiori e trovare nelle altre una situazione migliore. Invece no, anzi. Gli altri test hanno dato risultati negativi. Diversi materiali sono rifiuti speciali”.

Cambia il progetto

Questione che obbliga il Comune ad una “virata”: “Il progetto adesso è fermo a questa fase ed è stato rinegoziato perché è cambiato – prosegue Cometto –. Non è più la demolizione ed il ritombamento nell’ambito ma è diverso. Bisogna demolire e portare via le macerie, forse addirittura in Germania visti i materiali trovati. Per questo si parla di un costo anche doppio rispetto al previsto. In mancanza del progetto però non possiamo saperlo”.

Cambiano i tempi

Non avere in mano, ancora, queste informazioni dilata inevitabilmente i tempi: “In questo quadro con tante variabili indipendenti c’è un punto interrogativo – chiude l’Assessore –. Io confido, ma non posso prendermi degli impegni, che quest’anno riusciremo a chiudere il progetto e appaltare per il prossimo anno. È una speranza la cui attuabilità dipenderà però da quello che accadrà adesso. Non è una situazione definita con un programma di lavori. Purtroppo, la realtà, grazie a questo imprevisto, è questa”.

L’autore dell’interrogazione, Favre, replica: “Penso che l’Assessore sia piuttosto desolé. Sono soddisfatto per la cura e l’attenzione della risposta, ma totalmente insoddisfatto per il futuro della riqualificazione della zona. Sono passati 18 anni senza che si sia fatto nulla, quanti ne passeranno ancora?”.

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