La maggioranza tiene: via libera in Consiglio regionale all’Election day e ai quattro mandati per i sindaci

La maggioranza vota compatta a scrutinio segreto il disegno di legge, ma a sorpresa ci ripensa sui mandati dei primi cittadini. Niente più "sindaci a vita", come accusava la minoranza, ma il limite dei mandati passa, come proposto da un emendamento del Pd, da tre a quattro. 
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Politica

Se il buongiorno si vede dal mattino, la maggioranza può tirare un sospiro di sollievo in vista della discussione, prevista domani, sulle modifiche alla legge elettorale. Il primo scoglio, il disegno di legge sull’Election day, viene superato senza perdere voti per strada. E a votazione segreta, come richiesto dalla Lega. Forza Italia si astiene, come annunciato nella dichiarazione di voto, insieme ad altri otto consiglieri, mentre Pcp e altri tre consiglieri votano contro.

La maggioranza approva compatta il disegno di legge, ma a sorpresa fa un passo indietro sulla questione dei mandati dei sindaci. Niente più “sindaci a vita”, come accusava la minoranza, ma il limite passa da tre a quattro mandati, come proposto da un emendamento del Partito Democratico.

“Questo disegno di legge dà risposte alle istanze dei nostri amministratori” dichiara il capogruppo dell’UV Aurelio Marguerettaz, rispondendo alle critiche. Sull’abbassamento del quorum dal 50 al 40% in caso di lista unica, Marguerettaz ricorda come in Svizzera, in assenza di più liste, le elezioni non si tengano affatto. Sul limite dei mandati, il capogruppo sottolinea che l’obiettivo è “creare le condizioni per permettere ai sindaci di completare progetti che il Covid ha rallentato”.

“È una norma di buon senso. Coloro che hanno a cuore l’attività dei nostri sindaci, che a parole gratifichiamo ma nei fatti consideriamo dei lacché del Consiglio Valle, dovrebbero votarla”, conclude Marguerettaz.

Di diverso avviso il capogruppo di Rassemblement Valdôtain, Stefano Aggravi, che annuncia voto contrario. Il gruppo aveva proposto un emendamento – bocciato – per modificare la composizione dei consigli comunali in base alla popolazione del comune: da 7 a 25 membri, a seconda della dimensione demografica. “Il vero problema nelle liste elettorali è la mancanza di sana competizione. Da qui la nostra proposta”, spiega Aggravi, lamentando la mancata condivisione del provvedimento.

Il capogruppo della Lega, Andrea Manfrin, attacca il provvedimento: “Non farà altro che aumentare la distanza tra politica e cittadini”. Critiche anche per il PD: “L’emendamento sconfessa il voto in Giunta dell’assessore Guichardaz”.

Dal Pd arriva la replica di Paolo Cretier, che difende la modifica: Non esiste un mandato universale per i sindaci, è giusto e necessario stabilire un tetto”. Il collega Paolo Sammaritani, invece, contesta la norma ritenendola incostituzionale.

Anche Erika Guichardaz di Pcp avanza dubbi di legittimità: “Oggi abbiamo esaltato la nostra autonomia, ma la mettiamo a rischio recependo normative statali. Questa non è una vera riforma e non aumenterà la partecipazione”.

Il presidente del Consiglio Valle, Alberto Bertin, risponde: La Regione ha competenza primaria sugli enti locali. Se lo Stato impugnerà la legge, sarà la Consulta a decidere. Ma il diritto non è una scienza esatta”.

Forza Italia opta per l’astensione. Il capogruppo Pierluigi Marquis critica l’abbassamento del quorum, che “riduce il dibattito preelettorale con la cittadinanza, fondamentale esercizio di democrazia e contrasto alla disaffezione politica”.

Chiude la lunga discussione il presidente della Regione Renzo Testolin, che respinge le polemiche: Poteva arrivare tre anni fa o tre mesi fa. Capire il punto di equilibrio è sempre complicato. Non c’è un momento ideale per una riforma, così come non c’è una scrittura perfetta”.

Legge sull’election day, “i sindaci valdostani non sono in vendita”

Cosa prevede la legge

Nell’autunno 2025 saranno chiamati alle urne gli elettori di 65 comuni valdostani, inclusa Courmayeur. I termini per la presentazione delle liste, l’esame delle candidature e la pubblicazione dei manifesti seguiranno le scadenze previste per le elezioni regionali. A fissare la data dell’Election day sarà il presidente della Regione tramite decreto. Si voterà di domenica, presumibilmente il 28 settembre, mentre lo scrutinio si terrà lunedì per le regionali e martedì per le comunali. Gli onorari per presidenti, scrutatori e segretari saranno raddoppiati rispetto a quanto previsto per una singola tornata elettorale.

Limite dei mandati dei sindaci

Il Dl aumenta da 3 a 4 il limite dei mandati dei sindaci. Viene consentito un quinto mandato se il quarto è durato meno di due anni sei mesi e un giorno.

Con una sola lista il quorum si abbassa

In caso di lista unica – rimane esclusa solo Aosta –  il quorum viene abbassato dal 50% al 40% degli elettori iscritti per garantire la validità della consultazione. Se il quorum non viene raggiunto, l’elezione sarà annullata e verrà nominato un Commissario straordinario.

Novità su Giunte e indennità

L’indennità mensile dei sindaci, così come il numero di assessori, non sarà più basato solo sulla popolazione, ma sui parametri definiti dalla Regione (es. caratteristiche territoriali, flussi turistici, lavoratori pendolari) per i trasferimenti finanziari ai comuni. Viene comunque data la possibilità di aumentare il numero degli assessori di una unità senza limiti di spesa, e di una seconda unità a condizione di invarianza di bilancio.

L’indennità mensile lorda dei sindaci varierà in base ai nuovi parametri regionali. Rimangono ferme le prime due fasce di indennità, oggi attribuite ai sindaci di comuni fino a 1000 abitanti (1900 euro lordi mensili) e fino a 3000 abitanti (2.100 euro mensili). Viene aggiunta una nuova fascia di 2.310 euro lordi mensili e vengono aumentate le ultime tre fasce: dagli attuali 2900 a 3190, da 3600 a 3960 e da 5.100 per il comune di Aosta a 5.600 euro. Viene confermata la possibilità di aumentare l’indennità  del 20% a discrezione del consiglio comunale.

Arriva anche un aumento per la diaria mensile per spese di esercizio del mandato, che passa dagli attuali 500 a 600 euro per i comuni più piccoli e dai 1200 ai 1300 per il comune di Aosta. La stessa quasi raddoppia, aumentando da 600 a 1.300 euro per il sindaco che riveste anche la carica di Presidente di Unité des Communes valdôtaines. Confermata la riduzione del 20% dell’indennità per sindaci lavoratori dipendenti che non richiedono l’aspettativa.

Il vicesindaco continuerà a ricevere il 55% dell’indennità del sindaco (80% per Aosta), gli assessori comunali il 40% dell’indennità del sindaco (75% per Aosta).

Rimane invariato anche il gettone di presenza per ogni seduta del consiglio: 5% dell’indennità del sindaco (escluso il Comune di Aosta. Per i consiglieri di Aosta, prevista un’indennità fissa pari al 20% dell’indennità del sindaco). Il presidente del consiglio comunale di Aosta riceverà un’indennità pari al 25% di quella del sindaco.

I sindaci e i presidenti delle Unité des Communes potranno ricevere rimborsi solo per missioni fuori dal proprio territorio.
Il sindaco di Aosta avrà diritto al rimborso per missioni fuori dal Conseil de la plaine d’Aoste. Per gli altri amministratori, i rimborsi rimarranno invariati.

Per i comuni che andranno al voto nel 2025, le nuove regole su giunte e compensi entreranno in vigore dal secondo giorno dopo le elezioni, per gli altri comuni, le norme saranno applicate dal 1° gennaio 2026.

Dai sindaci il via libera alla nuova legge elettorale. Ma non mancano dubbi e perplessità

19 febbraio di Martina Praz

 

Cda Celva
Cda Celva – Foto d’archivio

 

Tempi troppo stretti per un dibattito sereno sul tema e sindaci divisi sull’eliminazione del limite dei mandati, sull’abbassamento del quorum dal 50 per cento al 40 in caso di lista unica e sull’election day.

In un’assemblea convocata nel giro di 24 ore, il Consiglio permanente degli enti locali, riunito questo pomeriggio, ha espresso voto favorevole sulla proposta di legge regionale che contiene le disposizioni urgenti per lo svolgimento delle elezioni comunali e regionali del 2025. Voto favorevole con diversimaed alcuniperò”. E, soprattutto, con 17 astensioni, mentre i “sì” sono stati 53.

Come spiegato da Alex Micheletto, presidente del Cpel e sindaco di Hône, “le varie norme contenute nel disegno di legge sono la riproposizione della richieste fatte dal cda del Celva dopo aver avuto mandato informale dall’assemblea di andare a evidenziare delle criticità che oggi ci sono nella determinazione delle indennità dei sindaci e nella nomina dei componenti della giunta”.

Micheletto si sofferma sulla ridefinizione delle indennità dei sindaci, tra i punti più discussi anche dall’opinione pubblica. “Non sono state aumentate – spiega – ma ridefinite sulla base dei criteri della legge 48 e non più tenendo in conto solo il criterio della popolazione. Abbiamo chiesto di cambiare i criteri ma le cifre sono quelle previste dalla legge 4 del 2015 e non sono mutate di un euro“.

Altro punto toccato, prima di lasciare la parola all’assemblea, è stata l’eliminazione del limite dei mandati. “Non significa prevedere in automatico che chi ha fatto il terzo mandato faccia il quarto. È una facoltà del singolo soggetto che non solo si deve impegnare rimettendosi in gioco, ma deve portare a casa un risultato elettorale. Se la comunità riterrà che quella persona avrà dato a sufficienza lo dimostrerà palesemente, altrimenti questa persona avrà meritato di meritare la propria comunità la quarta volta”.

La parola ai sindaci

Ad aprire il dibattito è Marco Calchera, sindaco di Étroubles, critico dei confronti dell’abbassamento del quorum dal 50 al 40 per cento in caso di lista unica e dell’eliminazione del limite dei mandati: “Viviamo in un momento storico in cui la partecipazione alla cosa pubblica diventa complessa ed è difficile trovare persone che si dedichino all’amministrazione comunale – afferma –. Abbassare ancora di più il quorum non credo sia la risposta valida a incentivare la partecipazione e valorizzare il principio democratico”.

E aggiunge: “Il limite dei mandati costringe a trovare prima o poi un’alternativa, eliminandolo sarà ancora più difficile che qualcuno pensi ad un’alternativa. Trovato il ‘martire’ si è a posto per un po’”.

Al contrario, Roger Georgy, sindaco di Valsavarenche, comune commissariato nel 2022 per il mancato raggiungimento del quorum, si dice favorevole al suo abbassamento così come all’eliminazione del limite dei mandati.

“La proposta di legge recepisce al 90 per cento le richieste che abbiamo fatto come sindaci – dice Michel Martinet, primo cittadino di Gressan, annunciando un parere favorevole –. La maggioranza dei sindaci si era espressa per togliere il terzo mandato e per quanto riguarda l’election day ci vedeva a maggioranza contrari per il problema dei segretari comunali. Se le elezioni fossero state spostate per un po’ di tempo avremmo avuto una maggiore possibilità di scelta perché proprio in questo periodo sono in corso gli adempimenti per riuscire ad avere un nuovo concorso. Sentendo il sentore comune dei cittadini, questi sono favorevoli all’election day perché comporta anche un risparmio di spesa”.

Per Alexandre Bertolin, sindaco di Arnad, “l’eliminazione del terzo mandato non è la soluzione dei problemi delle nostre comunità. Da domani mattina cominciamo a porci il problema di perché ci sono dei problemi a trovare degli amministratori sul territorio“.

Contrario sia all’eliminazione del limite dei mandati che all’abbassamento del quorum Camillo Rosset, sindaco di Nus: “Che senso ha una comunità dove non ci sono delle persone che si vogliono mettere a disposizione? Se così è quel comune non ha senso di esistere. Che si fonda con quello vicino”, dice. Sull’election day? “Ragioniamo se si può slittare in primavera per risolvere la questione importantissima dei segretari comunali“.

Per Mathieu Ferraris, primo cittadino di La Thuile, il disegno di legge “risolve il problema nell’immediato ma lo lascia per il futuro”. “Ci ritroviamo ad affrontare questi argomenti complessi ormai a ridosso delle elezioni non abbiamo molti spazi. Spero che questi problemi vengano affrontati nella prossima legislatura”, spiega invece Roberto Rota, sindaco di Courmayeur.

Anche Paolo Cheney è critico sui tempi troppo stretti per “un dibattito tranquillo. Non sono favorevole ad un limite dei mandati perché è l’elettore che sceglie” dice, spiegando che al 99 per cento non si candiderà nuovamente alla guida di Saint-Christophe.

“Concordo con Calchera e Rosset – spiega invece il sindaco di Cogne Franco Allera –. L’abbassamento quorum al 40 per cento fa sì che chi governa non ha neanche la maggioranza dei suoi cittadini, governa per se stesso”. E sull’election day aggiunge: “Sarebbe stato più opportuno uno slittamento in primavera, separando le due elezioni. Ma sono argomenti  importanti discussi in un’assemblea urgente. Significa che l’Amministrazione regionale non è stata molto attenta ai suoi compiti istituzionali”.

Gianni Nuti, sindaco di Aosta, spiega: “Anch’io ho qualche dispiacere sulle tempistiche, ci sarebbe stato bisogno di fare riflessioni assieme, più articolate e più ampie. Benissimo per l’election day. Votando in autunno, un comune come Aosta si troverà ad approvare un previsionale fatto dall’Amministrazione precedente. Quindi, con il documento più importante redatto dai predecessori. Il che significa dare la possibilità di adottare le proprie politiche solo dalla primavera dopo”.

Per Massimo Peppelin, primo cittadino di Sarre, “parlare del risparmio dell’election day è veramente ipocrita. Non sono favorevole alla doppia elezione, dove le Regionali rischiano di schiacciare l’iniziativa locale e fare perdere ulteriore coinvolgimento delle persone. Votare ora in emergenza in emergenza, però, non mi consente un giudizio sereno, mi asterrò”.

Chiudono la serie di interventi la sindaca di Oyace Stefania Clos, il primo cittadino di Charvensod Ronny Borbey e la vicesindaca di Champdepraz Lucia Bertorello. Per la prima “se abbiamo problemi con i segretari comunali e di rendicontazione del Pnrr ci sarebbero gli elementi per giustificare il ritorno delle elezioni in primavera. Sono perplessa, dopo cinquea anni di legislatura regionale si arriva a ridosso di un termine per chiedere ai sindaci di esprimersi, senza tempo per fare approfondimenti”.

Il secondo si dice “convinto siano necessarie riforme e che questa sia urgente. Ma sono anche convinto che si facciano ad inizio legislatura e non alla fine. Pur condividendo alcuni elementi del disegno di legge e la motivazione della sua urgenza, per una serie di aspetti non approfonditi mi asterrò”.

Bertorello aggiunge: “In cinque anni abbiamo cambiato sette segretari, restando a lungo senza. Andare a elezioni con certezza che non sapremo chi avremo come segretario comunale mi preoccupa molto”.

La proposta del presidente

di Luca Ventrice

Micheletto, di suo, prova la sintesi. Votare contro – sebbene si tratti di un parere non vincolante – non si può. Alla fine, il ddl accoglie gran parte delle richieste dei sindaci.

Quindi, spiega: “Questo disegno di legge porta a casa un risultato che per il 90 per cento è ciò che abbiamo chiesto. Non mi sento di rimandarlo al mittente. Propongo di inviare un parere con, in premessa, il richiamo all’impegno e alla responsabilizzazione dell’elettorato, con le osservazioni che ci siamo detti sulle elezioni a maggio per avere a disposizione da subito i segretari comunali, rivedendo la figura del sindaco per responsabilità, indennità, coinvolgimento, impegno, il numero assessori e una certezza sul periodo elettorale futuro”.

Al voto, 56 i favorevoli e 17 gli astenuti. Si tratta dei sindaci di Charvensod, Étroubles, La Magdeleine, Pontey, Quart, Nus, Bionaz, Sarre, Oyace, Saint-Rhémy-en-Bosses, Brusson, Challand-Saint-Anselme, Villeneuve, Champdepraz, Cogne, Fénis e Saint-Marcel.

Una risposta

  1. La vera riforma è accorpare i Comuni. Sindaci da 100 abitanti 1.900,00 al mese per fare che? Con 100 abitanti di cui 30 parenti.

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