Una sola presidente della Regione, una sola donna a presiedere l’aula – sebbene in tre fasi –, in sedici Legislature del Consiglio regionale, nei settantaquattro anni della sua storia, dal 1949 al 2023.
Tra i 21 presidenti di Regione – sui 24 avvicendamenti totali al vertice –, la sola donna è stata, ad oggi, la leghista Nicoletta Spelgatti, in carica dal 27 giugno al 10 dicembre 2018. Non va meglio per la presidenza del Consiglio dove, su 23 rappresentanti e 29 alternanze, l’unica donna è stata Emily Rini, oggi in Forza Italia, in tre tranches: nel finire della XIII Legislatura, nel 2012/13, nel 2013/14 e tra il 2018 ed il 2020.
Le dieci consigliere
Il massimo delle consigliere, invece, si è visto nella XV Legislatura inaugurata il 26 giugno 2018 e – ad oggi – l’unica finita anzitempo, il 19 ottobre 2020. Lì, le donne – anche se più che le Elezioni decisivi sono stati i subentri – avevano raggiunto quota 10: Spelgatti, Chantal Certan (Alpe), Chiara Minelli (Impegno civico, poi Rete civica), Patrizia Morelli (Alpe), Manuela Nasso (MoVimento 5 Stelle), Daria Pulz (Impegno civico, poi Adu), Rini (Union valdôtaine), Maria Luisa Russo (MoVimento 5 Stelle), Alessia Favre (Union valdôtaine progressiste, subentrata a Laurent Viérin) e Luisa Trione (Area civica-Stella alpina-Pour notre Vallée, entrata in aula al posto di Stefano Borrello).
La consigliera solitaria
Diverse, invece, le Legislature che hanno visto una sola consigliera regionale in aula. Tolta Maria Ida Viglino, che nella seconda Giunta regionale – dall’8 luglio all’8 dicembre 1954 – era assessora tecnica alla Pubblica istruzione, i Consigli regionali con una sola donna seduta sugli scranni sono quelli della III Legislatura (dal 1959 al 1964) con Marie-Celeste Perruchon (per la lista elettorale Scudetto Leone Rampante, formata da Pci-Psi-Uv-Psdi), la VIII (dal 1983 al 1988) con Lilliana Breuvé (Psi), la IX (1988-1993) con Cristina Monami (in quota Pci, ma entrata in aula nel 1990 in sostituzione di Alder Tonino) e la X (dal 1993 al 1998) con Dina Squarzino (Verdi alternativi).
Il caso di Marie-Celeste Perruchon, morta nel 2002 e che settant’anni prima, nel 1932, aveva sposato Émile Chanoux, è peculiare. Presente in Consiglio Valle per cinque Legislature (II, III, IV, V e VI), è rimasta in aula ininterrottamente dal 1954 al 1978. Ovvero per ventiquattro anni.
Le donne in Giunta, quasi tutte all’Istruzione
Lo “strano caso” di una Giunta di soli uomini, che stiamo vivendo dalle dimissioni di Chiara Minelli, quindi dal maggio 2021, non è purtroppo molto “strano”. Guardando indietro nel tempo, le donne nell’esecutivo regionale sono state storicamente poche: sei.
Detto dell’Assessorato tecnico di Maria Ida Viglino nel ’54, la stessa ha ricoperto la medesima carica di assessora alla Pubblica istruzione nella VI Legislatura, in due fasi: dal 28 dicembre 1974 al 18 ottobre 1975 e, dopo le dimissioni della Giunta e la sua ricomposizione, sempre sotto la presidenza Andrione, dal 18 ottobre 1975 al 18 luglio 1978. Viglino tornerà poi allo stesso assessorato dal 26 luglio 1978 al 20 luglio 1983.
Per trovare un’altra assessora bisognerà aspettare il 2003, la XII Legislatura, quando all’Istruzione e cultura – nelle tre Giunte guidate da Carlo Perrin (2003/2005) e Luciano Caveri (2005/2006 e 2006/2008) – verrà nominata Teresa Charles (Uv). Sempre in quota Mouvement, la Giunta seguente, dal 2008 al 2013, sotto la presidenza Rollandin, vedrà invece Manuela Zublena guidare l’assessorato al Territorio e ambiente.
La travagliata XVI Legislatura (2013/2018) ha visto invece due assessore, in due fasi diverse, ed entrambe all’Istruzione e cultura. Prima Emily Rini, dal 10 giugno 2014 al 10 marzo 2017, seguita da Chantal Certan (Alpe), nel governo “ribaltonista” di Marquis durato dal 10 marzo al 13 ottobre 2017.
Certan che tornerà a fare l’assessora anche nella Legislatura successiva, quella “monca”, durata solo dal 26 giugno 2018 fino al 19 ottobre 2020. Dapprima alla guida dell’assessorato alla Sanità nel governo Spelgatti (27 giugno 2018/21 novembre 2018), è poi tornata a quello all’Istruzione con la presidenza di Antonio Fosson (dal 10 dicembre 2018 al 19 ottobre 2020).
L’ultima in ordine di tempo è stata invece Chiara Minelli, alla guida dell’assessorato all’Ambiente e trasporti nel governo Lavevaz, dal 21 ottobre 2020 al 26 maggio 2021. Le sue dimissioni, assieme a quelle di Erika Guichardaz (anch’ella in quota Pcp) da presidente della V Commissione ed il loro passaggio in opposizione, hanno lasciato la maggioranza di soli uomini che vediamo ancora oggi in piazza Deffeyes.
Non solo, delle quattro elette nel 2020 oggi ne sono rimaste solamente tre: oltre a Guichardaz e Minelli, nei banchi della Lega siede Raffaella Foudraz. Ma fino al 19 ottobre 2022 sedeva anche Nicoletta Spelgatti, eletta poi in Senato e sostituita da Diego Lucianaz.
28 elette in quasi settant’anni
In totale, sono state solo 28 le elette nei 69 anni di vita del Consiglio Valle: Maria Ida Viglino (prima assessora tecnica, poi in quota Rassemblement valdôtaine e dopo ancora Uv), Anaïs Desaymonet Ronc (Pci-Psi), Marie-Celeste Perruchon (Pci-Psi-Uv-Psdi, poi Uv e Uvp), Arlina Personnettaz (Dc), Giovanna Siggia (Pci), Franca Verthuy (Dc), Gilda Borrel Tubère (Dc, entrata in aula in sostituzione di Roberto Rollandoz, nel ’72), Lilliana Breuvé (Psi), Cristina Monami (Pci, in sostituzione di Alder Tonino nel ’90), Dina Squarzino (Verdi alternativi, poi Per la Valle d’Aosta con l’Ulivo e ancora Lista Arcobaleno), Teresa Charles (Uv), Adriana Viérin (Uv), Carmela Fontana (entrata in Consiglio nel 2006 in quota Gauche valdôtaine – Democratici di sinistra al posto di Roberto Nicco, eletto deputato, poi rieletta nelle fila del Pd), Hélène Impérial (Uv), Patrizia Morelli (VdA Vive – Renouveau, poi Alpe), Emily Rini (Uv), Manuela Zublena (Uv), Chantal Certan (Alpe), Marilena Péaquin (Uv), Chiara Minelli (Impegno civico, oggi Pcp), Manuela Nasso (M5s), Daria Pulz (Impegno civico), Maria Luisa Russo (M5s), Nicoletta Spelgatti (Lega), Alessia Favre (Uvp), Luisa Trione (Ac-Sa-Pnv), Raffaella Foudraz (Lega) ed Erika Guichardaz (Pcp).
Il dato che salta all’occhio è che tutte le elette in quasi settant’anni, assieme, non riempirebbero i 35 posti in Consiglio regionale.
Il “nodo” della Legge elettorale
A complicare il tutto ci pensa la Legge elettorale vigente, la numero 7 del 4 giugno 2019. O, per meglio dire, la decisione di puntare alla preferenza unica, con l’articolo 34 a spiegare che “l’elettore può manifestare la preferenza esclusivamente per un unico candidato della lista da lui votata”.
Per le penultime regionali, quelle del 20 maggio 2018, la legge in vigore (la 16 del 16 ottobre 2017) prevedeva che l’elettore potesse indicare un massimo tre preferenze. La legge elettorale 3 del 12 gennaio 1993 prevedeva la riduzione da tre a due preferenze, senza indicazioni di genere.
Diverso è il caso delle elezioni comunali, in cui – secondo la legge 4 del 9 febbraio 1995 – “Ogni elettore può esprimere preferenze per un numero di candidati non superiore a tre. Nel caso di espressione di tre preferenze, almeno una deve riguardare candidati di genere diverso, pena l’annullamento dell’ultima preferenza”. Legge poi modificata nel 2015 – con l’inserimento dei tre mandati consecutivi massimi per i sindaci –, che però non ha toccato la questione preferenze, ovvero l’articolo 54.
La doppia preferenza di genere: la Valle dov’è?
La soluzione, o parte di essa, ci sarebbe pure. Ovvero, la Legge 20 del 15 febbraio 2016, approvata dal Parlamento ed entrata in vigore il 26 febbraio dello stesso anno, con le disposizioni per “garantire l’equilibrio nella rappresentanza tra donne e uomini nei consigli regionali”.
Il testo recita: “qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima”.
La Valle d’Aosta non ha inserito la doppia preferenza di genere prevista dal Legislatore, ma non è la sola. All’appello mancano anche la Sicilia, il Piemonte ed il Friuli-Venezia Giulia. In quest’ultimo caso, la proposta di legge per introdurla – a firma Pd – è stata bocciata per tre volte dal Consiglio regionale. L’ultima in ordine di tempo a fine novembre 2022.
Nel Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia siedono 6 donne a fronte di 43 uomini, in Piemonte le donne sono 9 e 42 gli uomini, in Sicilia il rapporto è di 16 donne e 54 uomini mentre in Valle le elette sono 3 e gli uomini 32. E nessuna delle tre in Giunta.
Una questione più ampia
Legge nazionale applicata o meno, la questione è più ampia. I dati della Camera dei deputati, aggiornati a febbraio 2022, dicono che su 898 consiglieri delle Regioni e delle Province autonome, 697 sono uomini e 201 sono donne. Il 22,4 per cento.
Dati lievemente cambiati dopo le ultime elezioni regionali. L’Assemblea regionale siciliana, andata al voto il 25 settembre 2022 – ha aumentato di una unità la quota femminile, passando a 17 elette (erano 16 dai dati parlamentari) su 70 consiglieri. Percentuale cresciuta anche nel Consiglio regionale del Lazio – con il voto di poco meno di un mese fa, il 12e 13 febbraio – dove le donne oggi sono 21 su 51 eletti. In precedenza erano 16.
Negli stessi giorni è andata ad elezioni anche la Lombardia. Anche qui la crescita c’è: su 80 consiglieri, 21 sono donne. Aumento minimo, però, visto che in precedenza erano 20. Il dato valdostano, invece – nel 2022 penultima, prima della Basilica – vede la nostra regione ora all’ultimo posto in Italia: con l’elezione a senatrice di Nicoletta Spelgatti sono rimaste tre consigliere su 35. Quindi: l’8,6 per cento.
Va un po’ meglio nelle Giunte regionali. I dati 2022 della Camera dicono che su 203 componenti degli Esecutivi, le donne sono 51. Anche qui, spicca la Valle d’Aosta, unica che fa segnare lo “zero” nella casella delle donne in Giunta.
Ultima annotazione sui presidenti di Regione. L’unica a vedere una donna alla guida è l’Umbria, governata da Donatella Tesei, in quota centrodestra, dall’11 novembre 2019.
2 risposte
poi tocca mollare le poltrone…
>Non è un consiglio. Punto.