Presentato lo studio per la riqualificazione del mercato coperto. A mancare, però, sono i soldi

Oggi in I^ Commissione l'architetto Femia ha illustrato lo studio di fattibilità per il recupero e la valorizzazione della struttura. Per l'eventuale realizzazione servirebbero da 4 ai 4 milioni e mezzo di euro.
L'architetto Alfonso Femia in I^ Commissione ad Aosta
Politica

Lo “studio di fattibilità” – si scusi il bisticcio – è stato fatto, ma per vedere realizzato il nuovo mercato coperto di Aosta la strada è tutta in salita.

A presentare lo studio per il recupero e la valorizzazione del mercato coperto di Aosta – costato al Comune 19mila euro – è stato direttamente l'autore del progetto, l'architetto Alfonso Femia titolare dello studio Atelier(s), questo pomeriggio in I^ Commissione consiliare. Femia che dice di credere nel recupero della zona: “È un'area strategica per la città, un manufatto con una serie di pregi che però nel tempo ha perso un po' la sua centralità. Abbiamo cercato di capire come l'area si trova all'interno al tessuto, in un contesto urbano di grande connessione infrastrutturale”.

Nello specifico, l'architetto spiega la visione del suo studio, che si fonda sul fatto che il mercato debba trovare un senso nuovo, fondamentalmente aggregativo: “In Italia il mercato non è un luogo passivo in cui si entra, si compra e si va via ma un luogo di scambio e di relazione. Nel piano interrato è possibile gestire meglio l'accesso dei flussi, agevolare l'accessibilità con rampa più ampia e installare un nuovo ascensore/montacarichi, elementi anche minimi ma necessari”.

Diverso il discorso per il resto della struttura: “Nei piani soprastanti si troverebbe lo spazio più 'commerciale' da destinare alle vendite ma anche ai corsi, alle dimostrazioni o che si presti ad essere anche area di consumo dei pasti, conviviale, con l'area di vendita perimetrale, lungo i muri. Lo spazio vuoto centrale servirà per appoggiare i tavoli per mangiare, per incontrare le persone. Una campata centrale come una specie di 'grande piazza coperta' a due livelli, utile anche per organizzare eventi ed iniziative, con percorso attorno fluido”.

La nota dolente sono i costi che la realizzazione di un progetto simile porterebbe con sé: “Ad oggi – spiega ancora Femia – sviluppando questo studio, anche con i complementi d'arredo, siamo attorno ai 4 milioni, 4 milioni e mezzo comprensiva di ristrutturazione dell'edificio, rifacimento dell'impiantistica e dell'illuminazione”.

Questo senza contare le altre “fasi” dello studio, quella cioè che coinvolge tutta l'area: “Il parcheggio è fondamentale – prosegue l'architetto –, ma esiste anche la possibilità di utilizzi diversi per realizzare una nuova piazza (Cavalieri di Vittorio Veneto, ndr), con una nuova struttura di copertura sotto la quale troverebbero posto 53 stalli, 6 dei quali per disabili. Così si realizzerebbe un parcheggio aperto/coperto in continuità con il mercato, e che può diventare lui luogo di eventi, con una grande copertura”. Discorso simile per l'area dove ora insiste il Puchoz: “L'importante è dare un valore al patrimonio esistente: c'è un'area sportiva straordinaria che può diventare una piazza/luogo dello sport. L'idea è banalmente quella di recuperarla perché diventi un nuovo luogo, con i sei campi da tennis riorganizzati, un luogo d'incontro per lo sport”.

Tocca a Giuliana Lamastra, Alpe, riportare tutti alla fredda realtà: “Queste sono considerazioni finali alle quali eravamo già arrivati noi nel nostro piccolo. Il mercato ha stalli che non riusciamo a locare, non c'è attrattiva. Ci aspettavamo uno studio che ci dicesse come aumentare i flussi. Mi chiedo: come pensiamo di rendere vivo il primo piano? Perché uno dovrebbe andare a mangiare un panino nel sottotetto?”.

Sulle tipologie di attività all'interno del “nuovo mercato”, anche in previsione di un potenziale project-financing privato, Étienne Andrione (Gruppo Misto) chiede quali possano essere eventuali catene internazionali interessate ad utilizzare l'area, ma Femia ha un'altra idea: “In una città come Aosta bisogna sfuggire le grandi catene internazionali, ma puntare sulle energie presenti sul territorio e sul sistema delle start-up, ad esempio”.

Risposta che soddisfa Andrione, che ne approfitta comunque per una stoccata all'amministrazione: “Bene che non si pensi ad una destinazione esclusivamente legata al cibo ma flessibile. Il mercato si inserisce in un discorso complessivo e noi non abbiamo ancora un Piano strategico. Il rischio è che rimanga un'ennesima 'cattedrale nel deserto'. Ci avanza giusto una scuola lì vicino”. Il riferimento, neanche tanto velato, è al Regina Maria Adelaide poco lontano e destinato – la conferma ieri in Consiglio Valle – a finire trasferito in regione Tzambarlet.

Il progetto ora è sulla carta, nero su bianco. E senza un appoggio da parte degli investitori privati, insomma, rischia di rimanervici.

 

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