“La campagna referendaria che ci lasciamo alle spalle è stata un’esperienza impegnativa e allo stesso tempo coinvolgente, abbiamo sperimentato un modo diverso di fare sindacato”. A scriverlo in una nota, dopo i referendum degli scorsi 8 e 9 giugno, la segretaria della Cgil Valle d’Aosta Vilma Gaillard.
“Tutta la Cgil ha messo in campo le sue forze, adoperandosi per intercettare non solo il maggior numero di lavoratrici e lavoratori, ma per raggiungere tutta la cittadinanza, attraverso un volantinaggio diffuso in tutti i mercati, nei supermercati, nei luoghi di lavoro, agli uffici postali, alle fermate degli autobus, agli ingressi degli ospedali, nei quartieri della città e nelle piazze”, si legge ancora.
Gaillard prosegue: “Ci siamo confrontati con i cittadini, spiegando le nostre ragioni e ascoltando le loro. Abbiamo cercato di arrivare agli indecisi e ai delusi della politica, sottolineando come attraverso il referendum i cittadini possano diventare protagonisti nelle decisioni politiche che li coinvolgono direttamente, abrogando quelle leggi che rendono il lavoro sempre più povero, precario e meno sicuro, ma anche leggi che rendono il nostro Paese arretrato sul piano dei diritti”.

“Prendiamo atto del risultato, sapevamo che sarebbe stata una partita difficile e che l’astensionismo sarebbe stato il nemico più temuto, ma non ci arrendiamo e ripartiamo da quelle 28mila persone che sono andate a votare – aggiunge la Segretaria Cgil VdA –. Il nostro lavoro non si conclude qui, anzi, continueremo a confrontarci e a parlare con le lavoratrici, con i lavoratori e tutta l’intera cittadinanza, ma soprattutto con i giovani: bisogna rendere tutti consapevoli che l’esercizio dei propri diritti può avvenire solo attraverso la partecipazione democratica al voto”.
Secondo Gaillard, “è doveroso per la Cgil ringraziare tutti coloro che in questa campagna referendaria si sono uniti a noi per raggiungere l’obiettivo del quorum: associazioni, movimenti politici, lavoratori, giovani, studenti, donne e pensionati che non si sono risparmiati nel volantinaggio e nella partecipazione ai numerosi incontri pubblici. È stata una campagna a tratti intensa, ma anche appagante in termini di valori e solidarietà. Da qui ricominciamo forti di una rappresentanza importante, proseguendo nel nostro lavoro di contrattazione, di informazione, prevenzione, sensibilizzazione e attività di servizi, senza lasciare nessuno da solo, come sempre la Cgil ha fatto, fa e farà”, chiude la nota del sindacato.
L’affluenza ai referendum in Valle d’Aosta si ferma al 29,04%
9 giugno 2025

Niente quorum. Anche questa volta, come già per gli ultimi referendum del 2022, ha vinto l’astensionismo. Alla chiusura dei seggi, alle 15 di oggi, lunedì 9 giugno, sono stati 28.401 i valdostani che hanno partecipato al voto referendario (12.976 uomini e 15.425 donne), pari al 29,04%.
Il comune con l’affluenza più alta è stato Valgrisenche con il 46,01%, seguito da Saint-Oyen con il 44,30% e La Magdelaine con il 44.09%. Sul fronte opposto, le minori affluenze sono registrate a Bionaz (16,11%), Valtournenche (16,19%) e Donnas (17,56%) Ad Aosta ha votato il 31,81% degli aventi diritto.
Su tutti i quesiti in materia di lavoro (licenziamenti, contratti a termine, responsabilità solidale negli appalti) i dati mostrano una prevalenza netta del “Sì” all’abrogazione, con percentuali superiori all’80%. Più divisivo il quesito sulla cittadinanza: il 64,23% circa dei votanti si è detto favorevole al dimezzamento da 10 a 5 anni per ottenere la cittadinanza italiana, mentre il 35,77% circa ha votato contro.
Nel 2022 i referendum promossi dalla Lega sul tema giustizia registrarono un’affluenza del 16,5%. L’ultima volta, invece, che i valdostani si recarono alle urne, per le europee del 2024 l’affluenza fu del 42,5%.
Alla chiusura, il 21.46% degli elettori valdostani si è recato ai seggi per il referendum
8 giugno 2025
di Christian Diémoz

Alle 23 di oggi, domenica 8 giugno, i seggi dei referendum su lavoro e cittadinanza, che avevano aperto alle 7 del mattino, hanno chiuso i battenti. Contestualmente, è stata comunicata l’affluenza relativa al primo giorno della tornata elettorale, che in Valle d’Aosta ha raggiunto il 21.46% (20.990 elettori). Comparata al dato nazionale, di carattere parziale, di poco sopra il 21%, la percentuale regionale si pone in linea.
Al momento, tra i 74 Comuni valdostani, quello in cui si è registrata la maggior affluenza è stato Avise con il 34.65% (79 votanti su 228 elettori). Quello dalla percentuale più bassa, invece, è Bionaz, al 10.56% (19 votanti su 180 aventi diritto). Aosta, il capoluogo della regione, totalizza un 24.59% di affluenza (hanno votato 6.463 persone, sulle 26.278 chiamate alle urne).
Sarà nuovamente possibile votare dalle 7 di domani, lunedì 9 giugno. I seggi allestiti in tutta la regione (dove sono chiamati alle urne, in totale, 97.805 valdostani) resteranno aperti sino alle 15. Quindi, avranno inizio le operazioni di spoglio.
Referendum, l’affluenza alle 19: in Valle ha votato il 16.11%
8 giugno 2025, ore 20
di Christian Diémoz

Nella seconda rilevazione di oggi, domenica 8 giugno, quella delle ore 19, l’affluenza ai referendum abrogativi su lavoro e cittadinanza ha raggiunto, in Valle d’Aosta, il 16.11 %, vale a dire 15.760 elettori (sui 97.807 aventi diritto). Il dato è in linea con quello nazionale parziale della medesima ora, pari al 16.1%.
Paragonato agli ultimi appuntamenti elettorali (essendo una tornata referendaria non è possibile una comparazione omogenea), la percentuale di votanti raggiunta nella nostra regione è più alta di quella della seconda rilevazione nei referendum sulla giustizia del 2022 (fu del 12.13%), ma decisamente inferiore alle elezioni europee del 2024 (aveva votato, a quest’ora, il 36.35% degli aventi diritto).
La cifra dell’affluenza è praticamente raddoppiata dalle 13 di oggi (quanto si attestava al 7.45%). Pur nella provvisorietà del dato (i seggi resteranno aperti anche domani, lunedì 9 giugno, dalle 7 alle 15), il Comune ove si è votato di più è, attualmente, Saint-Oyen (27.85%, cioè 44 elettori su 158 aventi diritto). Ad Aosta, al momento, si sono espressi 4.970 elettori su 26.278 aventi diritto (18.91%)
In quasi tutti gli altri Comuni si è raggiunta un’affluenza con percentuale a doppia cifra, salvo a: Bionaz (8.89%), Challand Saint-Anselme (9.89%), Courmayeur (9.95%), La Thuile (9.90%) e Valtournenche (9.51%). La prossima rilevazione dell’affluenza, l’ultima della giornata, sarà comunicata alle ore 23, alla chiusura dei seggi per oggi.
Referendum, alle 12 l’affluenza in Valle è del 7.45%
8 giugno 2025, ore 13
di Christian Diémoz
Alle 12 di oggi, domenica 8 giugno, quando i seggi sono aperti da cinque ore, in Valle d’Aosta ha votato per i referendum su lavoro e cittadinanza il 7.45% dei 97.805 aventi diritto, cioè 7.290 elettori.
Essendo una consultazione referendaria, non esistono paragoni diretti, ma è possibile guardare agli ultimi appuntamenti con le urne. Alla prima rilevazione delle europee 2024 la percentuale di votanti in Valle era del 20.97%, mentre ai referendum del 2022 (in fatto di giustizia) del 5.43%.
Qualche curiosità, ma poco più di osservazioni spicciole, visto che le urne resteranno aperte sino alle 23 di stasera, e ancora dalle 7 alle 15 di domani, lunedì 9 giugno. Al momento, tra i 74 comuni valdostani, quello ove si è votato di più è Chamois con un’affluenza del 15.22% (pari a 14 elettori su 92 aventi diritto), mentre quello dalla minor partecipazione La Thuile, al 3.08% (19 elettori su 616 aventi diritto). Alle 12, nel capoluogo regionale, Aosta, avevano votato 2.354 persone su 26.278 aventi diritto: l’8.96%.
La prossima rilevazione dell’affluenza è prevista per le 19 di oggi.
Referendum dell’8 e 9 giugno: urne aperte per oltre 97mila valdostani
8 giugno 2025 – Ore 9.03
di Luca Ventrice
Oggi, domenica 8, e domani, lunedì 9 giugno, gli elettori italiani sono chiamati a votare su cinque quesiti referendari abrogativi che riguardano temi legati al lavoro e alla cittadinanza, indetti con decreti del Presidente della Repubblica 25 marzo 2025 .
I seggi elettorali saranno aperti dalle 7 alle 23 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì. Possono votare tutti i cittadini italiani maggiorenni, comprese le persone fuori sede che abbiano fatto richiesta entro il 5 maggio, i residenti all’estero iscritti all’Aire, ma anche chi si trovasse temporaneamente fuori dall’Italia per motivi di studio, lavoro o cure mediche e che abbiano presentato la domanda entro il 7 maggio.
Essendo referendum abrogativi, per essere validi devono raggiungere il quorum, ovvero votare almeno il 50 per cento più uno degli aventi diritto. Ciascun quesito sarà sottoposto al voto su schede distinte e sarà possibile votare anche per un solo referendum.
Nel frattempo, la direzione centrale per i Servizi elettorali del dipartimento Affari interni e territoriali del Viminale ha pubblicato i fac-simile delle schede di voto relative ai referendum abrogativi che riproducono fedelmente le schede che saranno utilizzate nei seggi, con il testo integrale di ciascun quesito e le opzioni di voto.
In Valle d’Aosta sono 97 mila 805 (dato al 24 maggio 2025) gli elettori chiamati a esprimersi sui cinque quesiti referendari, dei quali 47 mila 846 maschi e 49 mila 959 femmine. Possono recarsi alle urne tutti i cittadini italiani iscritti nelle liste elettorali del Comune di residenza e che hanno compiuto il 18° anno di età nel giorno fissato per la votazione (da intendersi domenica 8 giugno).
La tessera elettorale si rinnova all’ufficio elettorale del Comune di residenza. È opportuno che gli elettori che abbiano la necessità di rinnovarla si rechino per tempo all’ufficio stesso per evitare una concentrazione delle domande nei giorni immediatamente antecedenti e in quelli della votazione. L’ufficio elettorale – spiega una nota della Regione – resterà comunque aperto dalle 9 alle 18 nei due giorni antecedenti la data della consultazione e, nei giorni della votazione, per tutta la durata delle operazioni di voto.
I cinque quesiti: lavoro e cittadinanza
Quattro quesiti su cinque sono stati promossi dalla Cgil, insieme a decine di associazioni, e riguardano il lavoro, in particolare licenziamenti, contratti a termine e sicurezza negli appalti. Il quinto referendum, presentato dal partito +Europa, propone la modifica dei requisiti per ottenere la cittadinanza italiana. Tutti i promotori invitano a votare “sì” per abrogare le norme attualmente in vigore.
Licenziamenti e tutele crescenti
Il primo quesito propone l’abrogazione della norma introdotta con il Jobs Act dieci anni fa dall’allora governo Renzi che, per i lavoratori assunti dopo il 7 marzo 2015 in aziende con più di 15 dipendenti, elimina il diritto al reintegro in caso di licenziamento illegittimo, sostituendolo con un indennizzo economico. Il “sì” eliminerebbe questa norma, ripristinando il diritto al reintegro. La scheda per il primo quesito è verde chiaro.
Indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese
Il secondo referendum chiede invece l’eliminazione del tetto massimo di sei mensilità previsto per l’indennità nei casi di licenziamento illegittimo nelle imprese con meno di 16 dipendenti. Con il “sì”, il giudice avrebbe la possibilità di stabilire indennità più elevate in base al caso specifico. La scheda per il secondo quesito è arancione.
Contratti a termine e causali
Il terzo quesito riguarda sempre il Jobs Act e mira a ripristinare l’obbligo di indicare una causale nei contratti a tempo determinato anche per la prima assunzione, oggi ammessa per un massimo di 12 mesi senza motivazione. L’obiettivo dei promotori è evitare l’uso prolungato di contratti precari privi di giustificazione. La scheda per il terzo quesito è grigia.
Responsabilità negli appalti e subappalti
Il quarto quesito interviene invece sul tema della sicurezza sul lavoro. Attualmente, in caso di infortunio o malattia professionale, la responsabilità è limitata all’azienda appaltatrice o subappaltatrice. Il referendum propone di estendere la responsabilità anche all’impresa appaltante, cioè al committente, reintroducendo un principio di responsabilità solidale. La scheda per il quarto quesito è rosso rubino.
Cittadinanza italiana dopo cinque anni
Il quinto referendum, promosso da +Europa, propone di dimezzare da dieci a cinque anni il periodo di residenza legale in Italia necessario a un cittadino straniero maggiorenne per ottenere la cittadinanza italiana. La proposta ha raccolto oltre 637mila firme grazie a una mobilitazione online e ha trovato il sostegno di diverse associazioni e forze politiche. La scheda per il quarto quesito è gialla.
Le posizioni politiche
A favore dei referendum si sono espressi Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra, oltre ai promotori diretti. Contrari sono invece i partiti della maggioranza di governo, insieme ad Azione e Italia Viva.
12 risposte
Trombati
PD 22%
M5S 12%
AVS 6%
+Europa 1.8%
IV 2
Totale 43.8%
Io se fossi nei promotori, una qualche domanda me la farei !! se anche in Valle ha votato solo il 29 %
nessuno te lo ha impedito, se dici certe cose, devi dimostrarlo altrimenti puoi essere perseguita per calunnia e falsità… pensaci
Tecnicamente il popolo ha il diritto di distruggere la democrazia, se è questo che si vuole lasciare, poveri Padri Costituenti illusi dall’idea che nessuno avrebbe rinunciato così ad un diritto così sudato, sfruttando così una libertà inserita più per vezzo, credere che tutti quelli che non vanno non siano interessati al tema è una bugia che si sa essere tale, il Paese ha deciso di non partecipare a prescindere e qualcuno se ne approfitta, che ognuno però si assuma la responsabilità delle conseguenze della propria scelta.
Dovresti studiare un po’ di Diritto Costituzionale, mi sa: non andare a votare un referendum abrogativo e farlo quindi decadere non è un “vezzo” inserito per non si sa quale motivo dai Padri Costituenti, ma una precisa scelta di tecnica giuridica.
Piuttosto, coloro che hanno promosso questa buffonata di abrogare le norme da loro stessi approvate qualche anno fa, quand’erano al governo, dovrebbero rispondere delle ingenti spese che hanno accollato agli italiani.
Non votare è un diritto esattamente come votare. Non è obbligatorio votare e segnalo che l’ultima volta in Italia che è stato di fatto, non di diritto, obbligatorio votare si è verificato alle elezioni politiche del 24/03/1929 il cosiddetto Plebiscito affluenza 89,86%. Il dovere di votare è un’idea tipica delle dittature. Nei paesi liberi il voto è un diritto e come molti diritti è facoltà e libertà di ogni cittadino esercitare tale diritto oppure no. A maggior ragione in caso di consultazione con quorum dove il non voto porta all’invalidità del referendum. Se davvero si vuole che le persone si esprimano sul tema referendario, allora cambiano le regole. Togliamo il quorum. Rendiamo il referendum quale istituto di democrazia diretta effettivo e sempre valido. 100.000 persone su decine di milioni decidono. Paradossalmente anche una sola. In questo caso saresti spinto a informarti e a operare una scelta SI oppure NO. Io ci penserei a togliere il quorum o anche solo ad abbassarlo. Raggiungere il 50% + 1 è operazione oggettivamente difficile. Ma fintanto che il quorum c’è, l’astensione è un diritto e una scelta.
Ahahahahahahah!
Se cose che non piacciono resteranno in vigore sarà indifferente chi li ha varati, quando sono stati varati, chi ha contribuito alla loro esistenza, se ci assenteremo diverremo complici
Ricordo ancora che si può partecipare anche solo ad uno dei quesiti senza che questo influisca sugli altri, il fatto che ci riguardi personalmente, che tocchi chi conosciamo, non dovrebbe essere motivo di scelta, si faccia la propria scelta con matura e responsabile consapevolezza
Buon voto a chi difenderà questo diritto, indifferentemente da ciò che vorrà esprimere
Debacle
I primi tre quesiti riguardano un provvedimento legislativo firmato dal Ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Poletti milita tuttora nel Pd ed è stato da giovane militante attivo nel Pci. Una carriera politica a sinistra. Molto a sinistra. Da sempre. Leggo che i referendum oggi sono appoggiati dal Pd. Praticamente il Pd chiede agli italiani di abrogare leggi che lo stesso Pd ha voluto e approvato quando era al Governo 10 anni fa e che, allora, venivano propagandati come ottime iniziative legislative. Siam proprio messi bene.
Siamo messi talmente bene che la maggioranza al governo non vuole che andiamo a votare…
Il voto nel caso del referendum abrogativo non è come il voto alle politiche, alle regionali o alle comunali: può benissimo non essere esercitato in quanto ha una sua valenza (il non voto), quella di far cadere il quesito referendario. Non è semplice astensione, come nelle elezioni, ma indicazione chiara che si rimanda all’operato del Parlamento l’eventuale modifica di norme (che è il motivo fondamentale per cui senatori e deputati sono eletti).
Tra l’altro, proprio la sinistra in passato ha invitato i votanti a non recarsi alle urne in occasione di precedenti referendum. Ma questa volta strepita di “obbligo” di voto, tra l’altro per abrogare norme del jobs act che sono state approvate dalla sinistra stessa, clamoroso cortocircuito logico a dimostrazione del fatto che l’obiettivo di questo referendum è ben altro: stabilire la leadership all’interno dei partiti di sx e delle varie correnti, in perenne concorrenza tra loro, sperando al contempo di dare una spallata al governo.