“Anche in Valle d’Aosta si deve realizzare quel modello voluto dalla maggioranza degli italiani nelle altre regioni e sarebbe grave se qualcuno si prendesse la responsabilità di dividere il centrodestra”. Questo passaggio, scritto da Silvio Berlusconi e letto dal deputato Roberto Pella, è stato il primo a strappare un applauso dalla platea di militanti presente, intorno a mezzogiorno, nella saletta della Bcc di Aosta.
L’occasione ha visto l’ufficializzazione di Emily Rini al coordinamento regionale di Forza Italia. Nel tentativo di imporre una coalizione unitaria, la formazione di centrodestra liberale, rifondata a trazione valdostana da Rini, marca stretto la Lega, partito dell’ex presidente di Regione Nicoletta Spelgatti piuttosto tentato dalla corsa in solitaria per gli scranni di palazzo Deffeyes.
“Veniamo da una serie di vittorie nelle regioni dove siamo andati al voto – ha insistito la capogruppo alla Camera Maria Stella Gelmini – condivido perciò l’appello perché la Lega qui si riunisca alla nostra coalizione”. “Capiamo che qui non si elegge direttamente il governatore e che questo cambi il modo di organizzarsi – ha aggiunto poi l’ex ministra – ma noi siamo per l’unità e la compattezza del centrodestra, con lo scopo di far voltare pagina alla Valle d’Aosta”.
Ancora più esplicita è stata la stessa Rini, che ha chiuso con un appassionato discorso una serie di interventi di oltre due ore: “Chi si prende la responsabilità di non percorrere questa naturale strada avrà il difficilissimo compito di spiegare ai valdostani che dopo il voto si dovrà scendere a compromessi, ammesso che non lo si sia già fatto segretamente, proprio con i partiti che ora tanto si criticano”: leggi l’Union Valdôtaine e gli altri autonomisti.
Assieme alla spinta unitaria e al desiderio, sull’onda del successo di consenso delle destre in Italia, di non voler perdere il treno di una possibile vittoria anche in Valle, c’è l’intenzione di chiudere con il sistema proporzionale, tentazione già vista sorgere a sinistra (Rete Civica) e ribadita ora anche a destra, prima da Maria Stella Gelmini – “Vogliamo cambiare lo Statuto della regione, in modo che consenta ai cittadini di eleggere direttamente il presidente, senza farlo scegliere dopo, in stanze chiuse” – poi dalla stessa Rini: “Siamo l’unica regione che non elegge il presidente – ha detto – l’elezione diretta darebbe la stabilità di cui la Valle ha bisogno”.
Forza Italia si ripresenta sulla scena politica parlando in italiano, ma anche in patois, per bocca prima dell‘assessore comunale all’Istruzione di Nus Margaretha Milliery, presentatrice dell’evento, poi della stessa Rini. Si autodefinisce “regionalista” e non più “autonomista”, termine oramai troppo compromesso: “Parliamo di regionalismo perché con l’autonomia qualcuno ha fatto il furbetto negli ultimi anni”, afferma Rini.
In sala, oltre ai militanti e a qualche semplice curioso – tra i più noti, l’ex candidato alla Camera Giampaolo Marcoz –, ci sono le varie aree che dovrebbero essere coinvolte nelle alleanze per la prossima tornata: Fratelli d’Italia con Alberto Zucchi, ma anche elementi di Pour Notre Vallée, l’ex consigliere regionale André Lanièce, che però sostiene che non sarà candidato, gli ex coordinatori forzisti Giorgio Bongiorno e Massimo Lattanzi, ringraziati da Rini per il lavoro svolto, e il Front Valdôtain.
Quest’ultima sigla, nata proprio dall’attività di Rini in Consiglio Valle nella scorsa legislatura, viene descritta dal coordinatore Marco Busanelli come “area di pensiero con connotazione regionalista” all’interno di Forza Italia Valle d’Aosta: una formula per certi versi accostabile a quella della Jeune Vallée d’Aoste, architettata dalla Lega alle scorse elezioni regionali.
Busanelli ha rivendicato il percorso politico di Rini, rifiutando proprio in forza dell’innesto del Front in Forza Italia “ogni cambio di casacca”. Anche l’interessata è intervenuta sul tema: “Io provengo da un movimento autonomista storico della Regione, al cui interno – e chi lo nega sa di dire il falso – ci sono persone che hanno animo di centrosinistra e altri che hanno animo di centrodestra”.
Solo il tempo (e l’elettorato) potrà dire se il nuovo progetto forzista sia una camaleontica operazione di maquillage politico, data la difficoltà del momento dei movimenti autonomisti, oppure una vera rifondazione. Secondo la stessa Rini, “ammettere di aver sbagliato non è grave, ma è grave mettersi i paraocchi e andare avanti così: io c’ero in questi anni, non mi nascondo e mi prendo le responsabilità, ma non ho mai avuto paura di dire ciò che non andava”.